Nel 2020, il villaggio è stato tra i primi della prefettura a combinare la pastorizia con lo sviluppo dell’industria fotovoltaica. Sono stati creati sei pascoli ecologici all’interno del parco, dove le pecore pascolano di giorno sotto i pannelli e tornano nei recinti di notte. Il parco fotovoltaico produce ogni anno 118.000 tonnellate di erba, sufficienti a nutrire 200.000 pecore. Alimentate con quest’erba, le pecore sono di alta qualità e molto richieste sul mercato. La trasformazione del deserto di Talatan rappresenta un esempio virtuoso per il controllo della desertificazione nella provincia del Qinghai.
Le criticità della “Grande Muraglia Verde”
Per di più, l’ampliamento dell’utilizzo dei pannelli solari può ovviare alle criticità presenti nel modello della “Grande Muraglia Verde”. Molte delle foreste piantate nell’ambito del piano sono monocolture, cioè fatte di una sola specie, spesso pioppi o larici. Questo le rende fragili: basta una malattia o un’ondata di siccità per far morire migliaia di alberi.
In altri casi, gli alberi piantati consumano troppa acqua, peggiorando la scarsità idrica. Alcune specie, come l’artemisia, rilasciano anche pollini che causano allergie a milioni di persone. Milioni di persone in Cina oggi soffrono di febbre da fieno e asma stagionale, una realtà che non era così diffusa prima. E spesso, i contadini e i pastori coinvolti nei progetti non ricevono abbastanza supporto o compensi adeguati. In breve: piantare alberi non basta, se non si considerano bene i contesti locali, l’equilibrio ecologico e il coinvolgimento delle comunità.
Il messaggio chiave che emerge dall’esperienza cinese è chiaro: piantare alberi non è sinonimo di fare foreste. Una foresta non è solo un insieme di tronchi verdi; è un sistema vivo, fatto di relazioni, suoli, animali, insetti, funghi e clima. E soprattutto: non si può combattere il deserto con soluzioni superficiali. Serve un approccio più integrato, che tenga conto delle comunità locali, delle caratteristiche ecologiche specifiche di ogni regione e della sostenibilità a lungo termine.
Spazio al solare
L’utilizzo dei pannelli solari è una risposta in tal senso. D’altronde, la Cina è il primo Paese al mondo nella realizzazione di progetti di energia rinnovabile, con tassi di crescita e investimenti che surclassano quelli di chiunque altro. Addirittura tre quarti di tutti progetti di energia solare ed eolica in fase di realizzazione a livello globale si trovano in Cina, che cresce a ritmo record. Solo nel 2024, sono stati installati 278 gigawatt di nuova capacità solare e 46 gigawatt di nuova capacità eolica, con un aumento del 29% rispetto all’anno precedente. Secondo l’Amministrazione nazionale per l’energia del governo, nel primo trimestre del 2025 l’energia solare ed eolica hanno rappresentato il 22,5% del consumo totale di elettricità della Cina, dove su un binario parallelo si continua comunque a inquinare con le centrali a carbone.
Ora a Pechino sanno che lasciare più spazio al solare non è funzionale solo a rispettare gli obiettivi sulla transizione energetica e la neutralità carbonica, ma anche a combattere l’antico problema della desertificazione. La Cina è uno dei firmatari della Convenzione ONU per la lotta alla desertificazione (UNCCD) e può offrire un modello (con luci e ombre) ad altri Paesi aridi in Africa e Asia Centrale.