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venerdì, Dic 10

Vaccini, dobbiamo aggiornarli per fronteggiare la variante omicron?



Da Wired.it :

Su omicron, la nuova variante del coronavirus, sappiamo ancora poco. I sequenziamenti in Italia e in Europa confermano, come atteso e senza sorpresa, che la variante è presente e si sta diffondendo nel territorio. Potrebbe essere più contagiosa ma causare sintomi più lievi. Quali effetti avrà a livello epidemiologico staremo a vedere nei prossimi giorni. Ma uno dei punti cruciali su cui ci si interroga, di fronte alla probabile avanzata di omicron, così piena di punti interrogativi sì ma preoccupante, è se i vaccini che abbiamo a disposizione funzionino o debbano essere aggiornati.

Dosi booster o un nuovo vaccino?

Le ultime notizie al riguardo suggeriscono che la migliore soluzione contro la diffusione della variante sia procedere alla somministrazione della dose booster. Nei giorni scorsi per esempio Pfizer ha fatto sapere che – stando ai risultati di alcuni studi condotti in laboratorio – sebbene un ciclo vaccinale probabilmente conferisca ancora protezione dalla malattia grave, la somministrazione della terza dose riuscirebbe a innalzare la produzione di anticorpi neutralizzanti contro omicron di 25 volte rispetto a doppia dose. Al tempo stesso aumentano anche i livelli di linfociti T capaci di riconoscere diverse parti della proteina spike. 

Le dichiarazione dell’azienda trovano alcune conferme anche nei primi studi condotti in materia (per lo più su piccoli numeri e preliminari): tre dosi di vaccino, o due dose di vaccino dopo la malattia, aumentano i livelli di anticorpi rispetto a un solo ciclo vaccinale completo, riassume tra i tanti Politico citando le diverse ricerche. Ma si tratta non solo di dati preliminari e non del tutto concordanti ma anche difficili da traslare nel mondo reale. Quel che appare chiaro è che omicron abbia una discreta capacità di eludere i vaccini, con quali effetti non è chiaro, ma una dose di richiamo potrebbe probabilmente aumentare la protezione contro il virus. Meglio sarebbe forse aggiornarli, specialmente contro Omicron, una variante con un elevato numero di mutazioni sulla proteina spike, la proteina porta di ingresso del virus nelle cellule e su cui si basano i vaccini.

Di aggiornare i vaccini si parla da tempo, sin da prima che arrivassero. La possibilità di cambiarli, adattandoli ai cambiamenti del virus, è stato sin dagli inizi della pandemia uno dei punti di forza dei vaccini a mRna, allora solo in via di sviluppo. Il motivo ha a che fare con il fatto che è relativamente semplice produrre un nuovo vaccino con questa tecnologia: in questi casi infatti basterebbe cambiare solo la molecola di mRna che contiene le informazioni per la produzione della proteina spike e istruisce così il sistema immunitario a combattere il virus e non la piattaforma utilizzata, come vi raccontavamo. Tanto che all’emergere di nuovi varianti ogni volta si sono susseguiti annunci da parte delle aziende, che si sono dichiarate pronte ad aggiornare i propri vaccini. È successo anche stavolta: lo ha fatto Pfizer, che promette di essere pronto per il prossimo marzo, e lo ha fatto anche Moderna, che ha confermato le stesse tempistiche, riferisce Reuters.

Produrre un nuovo vaccino: con che tempi?

A cosa serve tutto questo tempo? Qualche indizio lo dà Deborah Fuller della University of Washington, esperta di vaccini a rna e dna, su The Conversation. Nota la sequenza genica della nuova variante (ed è nota), servono circa una cinquantina di giorni per sintetizzare e testare in laboratorio il nuovo mRna per i vaccini aggiornati. E quindi, spiega Fuller, altri 100 per produzione e test clinici (in totale quindi circa un mese in più rispetto alle previsioni delle aziende, da qui a marzo). Tecnicamente la produzione del vaccino, se i risultati fossero buoni come atteso, richiederebbe pochissimo tempo. Anche le richieste delle agenzie regolatorie per l’approvazione potrebbero essere meno stringenti, trattandosi di un prodotto del tutto simile a quello già esistente e più snelle. Potrebbero bastare poche centinaia di persone e le prove che i livelli di anticorpi prodotti con vaccino rispecchiano quelli del vecchio per arrivare ad avere un prodotto aggiornato, conclude la ricercatrice.



[Fonte Wired.it]