Seleziona una pagina
venerdì, Nov 05

Vaccino Covid-19, cosa stiamo scoprendo sulla terza dose



Da Wired.it :

Il nuovo studio, quello apparso sul Lancet, sostanzialmente corrobora quanto già osservato nei lavori che abbiamo appena citato, e cioè che la terza dose di vaccino è efficace nell’aumentare la protezione immunitaria e di conseguenza nel diminuire la probabilità di ospedalizzazioni e decessi. È stato condotto dal 30 luglio al 23 settembre 2021, in coincidenza con la quarta ondata di contagi in Israele, durante i quali la variante dominante era la delta, su 728.321 individui di età superiore a 12 anni che hanno ricevuto la terza dose di vaccino. Tutti i soggetti sono stati “abbinati” uno a uno ad altrettanti individui che invece hanno ricevuto soltanto due dosi di vaccino almeno cinque mesi prima. 

Questo abbinamento è stato effettuato facendo sì che tutte le coppie di persone fossero comparabili per variabili demografiche, geografiche e relative allo stato di salute (associate, nello specifico, al rischio di infezione, al rischio di sviluppare la malattia in forma grave, allo stato di salute complessiva e allo stile di vita). Gli individui sono stati assegnati “dinamicamente” a ciascun gruppo sulla base del loro stato di vaccinazione (quasi 200mila persone, per esempio, sono passate dal gruppo di controllo all’altro nel corso dello studio).

Le conclusioni della ricerca

Questi i risultati: gli individui che hanno ricevuto tre dosi di vaccino sono risultati avere un rischio inferiore del 93% per quanto riguarda le ospedalizzazioni, del 92% per quanto riguarda il rischio di sviluppare una forma grave della malattia e dell’81% per quanto riguarda il decesso. Ovvero, in numeri assoluto: si sono registrate 231 ospedalizzazioni nel gruppo di controllo e 29 nel gruppo che ha ricevuto la terza dose; 157 casi di malattia grave nel gruppo di controllo e 17 in quello con tre dosi; 44 decessi tra coloro che hanno ricevuto due dosi e 7 tra quelli che ne hanno ricevuti tre. L’efficacia del vaccino è risultata indipendente da sesso, età (in particolare per le fasce 40-69 anni e over 70) e numero di comorbidità. E ancora: i risultati mostrano che i tassi di infezione tendono a diminuire, per tutte le classi d’età, circa 7-10 giorni dopo che quella classe d’età viene dichiarata “eleggibile” per la terza dose di vaccino.

Tuttavia, ci sono da fare alcune precisazioni. “Pur ribadendo l’importanza di uno studio con un campione così grande”, ci ha spiegato Francesco Scaglione, farmacologo e direttore della struttura di analisi chimico-cliniche e microbiologia dell’Ospedale Niguarda di Milano, “non dobbiamo dimenticare che si tratta di uno studio retrospettivo, utile cioè a dare la fotografia’ di una data situazione, ma che aiuta poco a capire quali soggetti dovrebbero avere la priorità nella somministrazione della terza dose e se è effettivamente opportuno estenderla a tutti. Abbiamo ormai capito che la somministrazione della terza dose è utile, ma dobbiamo identificare quali coorti di popolazione dovrebbero avere la priorità”

Tra l’altro, riguardo alla terza dose bisognerebbe anche tenere conto di considerazioni di ordine sanitario: se in una parte del mondo (la nostra, la più ricca) la campagna vaccinale primaria è stata quasi completata e ci si può permettere di parlare di terze dosi, meno del 5% della popolazione dei paesi a basso reddito ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Uno scenario da tenere ben presente quando si parla di priorità



[Fonte Wired.it]