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mercoledì, Nov 03

Vaccino, perché è urgente svilupparne uno contro lo streptococco B



Da Wired.it :

A minacciare la nostra salute non c’è solo il coronavirus. Viviamo in un mondo di virus, batteri, funghi e altri patogeni. Oggi gli scienziati richiamano l’attenzione sullo streptococco di gruppo B, un batterio che può colpire a qualsiasi età, ma che risulta particolarmente pericoloso per i neonati. Un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e della Scuola d’igiene e medicina tropicale di Londra (in sigla Lshtm) evidenzia che questo batterio è una delle principali cause di parto prematuro, di mortalità e di disabilità neonatale a livello globale. Il documento, pubblicato sulla pagina ufficiale dell’Oms, mette in luce la necessità ormai urgente di ottenere un vaccino contro questo patogeno.

Lo streptococco B in numeri

Dal rapporto è emerso che gli effetti negativi dello streptococco di tipo B sono più gravosi, sui piccolissimi, di quanto finora stimato. Ogni anno, infatti, è responsabile di più di mezzo milione di parti prematuri, di quasi 100mila decessi di neonati e di circa 46mila casi di bambini nati morti. I dati potrebbero essere addirittura sottostimati, secondo le autorità, considerando che le infezioni causa di casi di piccoli nati morti possono non essere investigate adeguatamente, soprattutto in alcune parti del mondo.

L’importanza dello screening

Il batterio può essere trasmesso dalla madre al figlio durante il parto e alcune donne – circa il 15%, ogni anno 20 milioni di persone – sono portatrici di questo ceppo senza avere alcun sintomo. In generale molte di queste donne hanno bambini sani, tuttavia sussiste il rischio di trasmettere il virus al neonato e questo in rari casi determina infezioni con complicazioni gravi, anche letali. Fra queste, infezioni del sangue (casi di sepsi), dei tessuti molli, cutanee, delle ossa e delle articolazioni. Pertanto è necessario che venga svolto un test, di solito fra la 35esima e la 37esima settimana di gestazione, per valutarne la presenza e sottoporre eventualmente la paziente a una profilassi antibiotica specifica

Ma non basta: serve il vaccino

Il problema è che questo screening non è diffuso ovunque in maniera omogenea e, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, la copertura è ridotta, con rischi molto elevati per i bambini. Basti pensare che la metà dei casi di streptococco di tipo B durante la gravidanza riguarda l’Africa sub-sahariana, seguita dall’est e dal sud asiatico. Gli autori rimarcano però che, anche dove la prevenzione è accurata, non sempre il trattamento è efficace nel prevenire i casi di parto pretermine e decessi neonatali.

Per questo la vaccinazione materna contro il batterio potrebbe rappresentare un punto di svolta, secondo gli scienziati. “Chiediamo a tutte le parti in causa – sottolinea Martina Lukong Baye, che ha lavorato al documento – di affrontare il problema come una questione morale che ha la priorità”. Gli autori si rivolgono a ricercatori, professionisti che si occupano dello sviluppo dei vaccini e finanziatori (aziende farmaceutiche) di accelerare gli studi per trovare un vaccino efficace contro lo streptococco di tipo B da somministrare alle future madri durante i controlli di routine. Le stime indicano che in futuro complessivamente la vaccinazione del 70% delle donne incinte potrebbe evitare 50mila decessi associati a quest’infezione e più di 170mila parti prematuri.



[Fonte Wired.it]