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Vi ricordate Michael Burry, l’investitore de La grande scommessa? Ora chiude il suo fondo e avverte della possibilità di una bolla sull’AI

by | Nov 14, 2025 | Tecnologia


Vi ricordate La grande scommessa? Bè, forse ci risiamo. Michael Burry – il neurologo diventato investitore che nel 2008 guadagnò centinaia di milioni anticipando il collasso dei mutui subprime – sostiene di aver individuato un nuovo “big short”. Per questo ha deciso di chiudere il suo hedge fund, Scion asset management, dopo aver lanciato una serie di avvertimenti su quella che considera una bolla speculativa legata all’intelligenza artificiale. La notizia è emersa quando la Securities and exchange commission (Sec), l’autorità che supervisiona i mercati finanziari negli Stati Uniti, ha registrato lo status del fondo come “terminato” a partire da domenica 10 novembre. Secondo quanto riportato da Reuters, in una lettera agli investitori datata lunedì 27 ottobre Burry avrebbe scritto che liquidava i fondi e avrebbe restituito il capitale entro la fine dell’anno. La questione che agita Wall Street in questo momento è se anche questa volta il profeta del disastro abbia ragione, oppure se stia semplicemente ripetendo previsioni catastrofiste che il mercato dell’AI, a differenza di quello immobiliare del 2007, saprà smentire.

Le scommesse contro Nvidia e Palantir

Michael Burry è preoccupato sul serio e lo ha dimostrato “skin in the game” puntando contro i grandi nomi dell’intelligenza artificiale. Secondo i documenti depositati alla Sec e riportati da Bloomberg, a settembre 2024 Scion asset management aveva acquistato opzioni put su Nvidia e Palantir technologies, strumenti finanziari derivati che generano profitti quando i prezzi delle azioni calano. Contro Nvidia – attualmente il principale produttore mondiale di chip per l’intelligenza artificiale – ha scommesso circa 187 milioni di dollari. Mentre su Palantir – società specializzata in software di analisi dati per governi e aziende – la sua mossa è stata ancora più audace: Burry ha spiegato su X di aver speso circa 9,2 milioni di dollari per ottenere il diritto di vendere in futuro 50mila azioni a 50 dollari l’una, puntando cioè su un forte calo rispetto ai prezzi attuali.

La reazione del mercato è stata immediata ma non univoca. Alex Karp, amministratore delegato di Palantir, ha definito in un’intervista a Cnbc la scommessa di Michael Burry “folle”, sottolineando come le due società rappresentano esattamente quelle che stanno generando profitti reali dall’intelligenza artificiale. Le azioni di entrambe le aziende hanno registrato cali temporanei dopo la divulgazione delle posizioni di Burry, anche se hanno successivamente recuperato parte delle perdite. Nvidia ha visto il suo titolo scendere del 7% nella settimana successiva alla notizia per poi rimbalzare del 6%, dimostrando la volatilità che caratterizza il settore. Palantir ha subito ribassi ancora più marcati, con un crollo dell’11% dopo i risultati trimestrali di inizio novembre, nonostante ricavi superiori alle attese.

Le accuse di Burry vanno oltre le semplici valutazioni di mercato. L’investitore ha pubblicato su X un’analisi dettagliata in cui sostiene che le grandi società tecnologiche stiano manipolando i loro bilanci attraverso un trucco contabile apparentemente semplice ma dalle conseguenze enormi. Burry accusa gli “hyperscaler”, termine che identifica i principali fornitori di infrastrutture cloud e AI come Microsoft, Meta, Google, Amazon e Oracle, di sottostimare artificialmente l’ammortamento dei loro asset tecnologici. In pratica, secondo Burry, questi gruppi avrebbero esteso la vita utile stimata dei loro chip e server da tre anni a sei anni, permettendo di spalmare i costi su un periodo più lungo e gonfiare i profitti nel breve termine. Secondo il celebre investitore si tratterebbe di “una delle frodi più comuni dell’era moderna”. Burry prevede che tra il 2026 e il 2028 queste società registreranno un’ammortamento inferiore al reale per 176 miliardi di dollari, il che farà apparire i loro profitti più alti di quanto siano in realtà: secondo le sue stime, Oracle sopravvaluterà i profitti del 26,9% e Meta del 20,8% entro il 2028.

I numeri del boom dell’intelligenza artificiale

Il contesto in cui si inserisce l’allarme di Michael Burry è, in effetti, quello di un’esplosione senza precedenti degli investimenti nell’intelligenza artificiale. Secondo i dati raccolti da Crunchbase, nel 2024 gli investimenti globali in startup legate all’AI hanno superato i 100 miliardi di dollari, il che segna un aumento dell’80% rispetto ai 55,6 miliardi del 2023. Quasi un terzo di tutti i finanziamenti venture capital a livello mondiale è stato destinato a società operanti nel settore dell’intelligenza artificiale, rendendo l’AI il settore più finanziato dell’anno. I round di finanziamento miliardari sono diventati la norma, con 58,3 miliardi di dollari raccolti attraverso investimenti superiori al miliardo, pari al 19% del totale contro il 15% del 2023. OpenAI e Databricks hanno guidato la classifica raccogliendo ciascuna 10 miliardi di dollari, portando le loro valutazioni a luglio di quest’anno rispettivamente a 157 e 62 miliardi di dollari.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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