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martedì, Mar 07

Videomusic: la storia della rivoluzionaria tv italiana che abbiamo amato tantissimo



Da Wired.it :

Ma voi ve la ricordate Videomusic? Quando riparliamo dei bei tempi andati (e no, non siamo boomer ma Generazione X) ripensiamo con rimpianto a che bello era passare le ore a vedere i videoclip in tivù. E tanti, magari, pensano a Mtv. In realtà la tv musicale, prima nella sua versione europea e poi in quella italiana, è arrivata solo negli anni Novanta. Per tutti gli anni Ottanta, e gran parte dei Novanta, per noi ragazzi affamati di musica e di finestre sul mondo c’era la cara, eroica Videomusic, la prima tv interamente musicale ad arrivare sui nostri tubi catodici. Una tv che era nata in maniera avventurosa, e che più che un network sembrava un collettivo punk, una comune rivoluzionaria fuori da ogni logica e lontana da ogni metropoli italiana. Trasmetteva infatti dalla tenuta Il Ciocco, vicino a Castelvecchio Pascoli, sulla Garfagnana, mentre tutto il mondo discografico si muoveva tra Milano, Roma, e, una settimana all’anno, Sanremo. Quelli di Videomusic sembravano quasi una radio pirata che trasmetteva fuori dalle acque territoriali, come la ciurma di I Love Radio Rock, che mandava il segnale da un barcone per evitare l’esclusiva della BBC inglese. La storia di Videomusic è raccontata nel bellissimo libro di Clive Griffiths, uno dei veejay della rete, Videomusic: I nostri anni Ottanta (Eclettica Edizioni), racconto spassoso e caleidoscopico. E, chi intenda intenda, sarebbe un soggetto già pronto per una serie tv che vorremmo davvero vedere. Il libro è intenso, caotico, vitale, in moto perpetuo come era il Clive Griffiths che amavamo guardare in tv. E come erano caleidoscopici quei giorni davanti alla tivù, in cui facevamo zapping tra Videomusic e una partita di calcio, tra un Sanremo dove tutti i nostri idoli uscivano dai videoclip per presentarsi in carne ed ossa e una puntata di Supercar o Magnum P.I.. Caotici, ma felici, come quegli anni della nostra infanzia. D’altra parte Nietzsche diceva che dal caos dentro di noi può nascere una stella danzante. E di stelle danzanti nel cielo catodico di videomusic ne sono nate tante.

I teenager meritano (finalmente) uno spazio

Siamo negli anni Ottanta, e il mondo è ancora diviso in due blocchi, e la paura di una guerra nucleare è ancora vivo. Si sentono ancora gli echi del terrorismo, stanno per arrivare disastri ambientali. Eppure intorno a noi c’è tantissima musica, ed è una musica nuova.  Il pop, il rock, rock, la new wave, il funky. E quella musica, finalmente, si può anche vedere: e i suoi volti, e i suoi colori, sono bellissimi. Sono gli anni dei primi videogames, dei primi computer, dei primi walkman, dei ghetto blaster, delle tastiere elettroniche. I teenager, per la prima volta, ci spiega Clive Griffiths, vengono considerati come una generazione che merita uno spazio che appartiene loro, a partire dai film. Dopo il successo della serie Happy Days e del film Grease, ci pensano i francesi con Il Tempo delle Mele. Nascono i film per teenager. A Hollywood nasce un filone di film che oggi chiamerebbero teen drama, ma che sono molto di più (St Elmo’s Fire, I ragazzi della 56a Strada, Breakfast Club, Pretty in Pink, La donna Esplosiva, Sixteen candles – un compleanno da ricordare). Sono gli anni dei primi computer, il Commodore Vic 20 e il Commodore 64, l’Amiga, con cui non sappiamo chissà che fare, a parte caricarci i videogiochi. E poi c’erano anche i videoregistratori, i lettore di nastri Vhs…

Mister Fantasy prima di Videomusic



[Fonte Wired.it]