Rugna confeziona un horror inconcepibile e crea una nuova mitologia, (ri)fondando il sottogenere delle possessioni demoniache come aveva fatto mezzo secolo fa L’esorcista di Friedkin. Nel mentre, rivisita anche il cinema degli zombie. Anche per lo spettatore assuefatto dalla visione di una miriade di pellicole sulla possessione, l’elemento dell’inaspettato è perpetuamente dietro l’angolo. Rugna non si limita allo sforzo creativo di un worldbuilding robusto e inedito, è originale anche nella forma e nella sostanza dell’orrore. When Evil Lurks – Cuando acecha la maldad pullula di situazioni estreme che gli horror commerciali manco si sognano, mentre quelli di nicchia ostentano con squallore voyeuristico indugiando del torture porn o nello splatter per camuffare la mancanza di idee attraverso la spettacolarizzazione del dolore fisico. Rugna non fa nessuno di questi errori, non è un sadico, non è in cerca dei favori del pubblico e disdegna l’autocompiacimento, è solo spinto da una creatività istintivamente fosca fino all’inverosimile.
Lo deduciamo da una quantità di situazioni estreme e potenzialmente traumatiche: dal primo incontro con un posseduto in una manifestazione del body horror tra le più raccapriccianti, grottesche e disgustose; nella parte centrale quando Pedro si reca a casa dell’ex moglie Sabrina e il contagio si manifesta nel mondo più meschino, sconvolgente e repentino immaginabile e il Male si accanisce su bambini e animali; nell’epilogo tragico e cupo, che lascia sgomenti e turbati. Quello che avete visto non lo dimenticherete mai più. In un delirio implacabile si susseguono abomini ripugnanti e decisamente adatti agli stomaci (più) forti: il Male non ha rispetto della famiglia, delle relazioni, dell’amore, degli innocenti. Rugna sfoggia un coraggio insolito nel panorama dell’horror contemporaneo, un ardimento, una ferocia e un nichilismo che le pellicole mainstream, specialmente americane e nostrane, non conoscono.