Portare le comunicazioni in fondo al mare? Vuol farlo Wsense. Perché c’è un 70% del nostro pianeta che conosciamo meno di Marte ma attorno a cui ruota un mercato che solo in Europa varrebbe oltre 170 miliardi di euro e cresce a balzi di + 30% ogni anno. È la parte di globo coperta dall’acqua. Tra le aziende che lo mettono al centro della ricerca c’è l’italiana Wsense.
Sull’onda dei 7,2 milioni di euro appena incassati con un pre-round di serie B, forte degli 11 già ottenuti nel 2023, la startup sta infatti sviluppando sistemi wireless per l’ambiente sottomarino, con l’idea di potenziarne il monitoraggio ma anche le possibilità di comunicazione, sott’acqua e verso la superficie. Per portare negli abissi le tecnologie wi-fi non basta impacchettarle e isolarle dal liquido: “I segnali vanno trasmessi in modo differente. Perché tutto funzioni è tutto da ripensare, e noi lo stiamo facendo” afferma l’amministratore delegato Chiara Petrioli. E poi spiega come.
Un wireless tutto da rifare
Definendosi ocean tech, Wsense promette di abilitare l’Internet delle cose sottomarine (Iout) con sistemi subsea wifi innovativi e performanti . Nella pratica, ciò significa “rendere interoperabili e sempre più affidabili le reti wireless adattive per comunicazioni tra sensori subacquei multi-vendor e veicoli autonomi, in modo che il mondo subacqueo diventi meglio gestibile e monitorabile – spiega Petrioli -. Abbiamo imparato dai mammiferi marini: a lungo raggio sfruttiamo, come loro, la comunicazione multi frequenza acustica. Per coprire distanze brevi usiamo invece quella ottica a led, emettendo segnali impercettibili all’occhio umano”.
Lo sviluppo della rete wireless avanza quindi su doppio binario, mentre l’AI aiuta ad “affrontare le criticità inaspettate tipiche dell’ambiente marino, per raccogliere dati mai prima d’ora ottenuti e trasmetterli in tempo reale e in continuo – spiega Petrioli -. Questo permette di conoscere, digitalizzare e monitorare l’ambiente sottomarino dai 300 fino ai 3.000 metri di profondità e di ottimizzare i processi produttivi dell’economia blu”. La sfida in corso negli abissi è chiara: “Riconfigurare totalmente i sistemi per il dominio sottomarino”.
Infrastrutture e biodiversità critiche
L’idea di conoscere e controllare nuovi ambienti come quello marino fa gola a tutti ma i tre settori che scalpitano sono infrastrutture critiche, energia e monitoraggio ambientale.
Già solo i 552 cavi sottomarini installati sulle dorsali oceaniche di tutto il mondo rappresentano un enorme mercato, per Wsense. Nei loro 1,4 milioni di chilometri passa il 98% delle telecomunicazioni digitali globali: ma sono difficili da raggiungere. Di infrastrutture critiche ce ne sono molte altre e Petrioli mira a migliorarne i sistemi di protezione e allerta fornendo sistemi in grado di monitorare sott’acqua. “Forniamo informazioni per il monitoraggio strutturale, sismico e sonoro, ma anche per la individuazione e segnalazione di potenziali rischi”,spiega.