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lunedì, Gen 25

X-Files e altri revival flop che non avremmo mai voluto vedere



Da Wired.it :

Quattro anni fa debuttava uno dei ritorni televisivi più attesi: quello di Fox Mulder e Dana Scully. Purtroppo, insieme a Una mamma per amica e a una manciata di cult riesumati, è tra i revival di cui avremo fatto volentieri a meno

Sex and the City senza Samantha. La serie cult di Hbo, che ha liberato gli americani dalla loro anacronistica avversione per l’argomento sesso, è destinata a tornare, ma, appunto, senza una delle sue imprescindibili protagoniste. Esattamente come accadeva 21 anni fa all’ottava e nona stagione di un altro fenomeno, X-Files, privato di metà della sua anima, quella dell’agente dell’Fbi che “voleva credere” negli Ufo Fox Mulder impersonato da David Duchovny. Sex and the City e X-Files fanno entrambe parte delle serie oggetto – o forse sarebbe meglio dire “vittime” – del processo di revival, remake o reboot. Quando una casa di produzione riconosce che nel reparto sceneggiatura latitano le idee originali, oppure preferisce non rischiare con progetti inediti e audaci, o semplicemente opta per giocare sul sicuro, ecco che un titolo entrato a far parte della cultura popolare viene rifatto, riproposto con un seguito, reinventato.

L’operazione nostalgia che sottende a questa scelta dovrebbe garantire il successo, aggiungendo al bacino consolidato di fan fedeli nuovi estimatori, ma nella maggior parte dei casi i ritorni si rivelano inguardabili flop. Nello specifico, il revival adombra il fulgore che avvolgeva una serie di culto, i suoi autori e il suo cast, di nuovo coinvolti in un sequel che non riesce a ricreare la magia se non in casi eccezionali (vedi Twin Peaks). Ecco quelli da cui ti raccomandiamo di tenervi alla larga.

1. X-Files

Ammettiamo che l’annuncio del ritorno di X-Files è stato accolto da chi scrive con incontenibile gaudio e indomabile frenesia (non quanto Twin Peaks, ma quasi). Il cult di fantascienza – il cui revival festeggia quattro anni dal suo debutto italiano proprio in questo giorni, il 26 gennaio – poteva solo guadagnarci dall’evoluzione di effetti speciali e Cgi. Ovviamente, questa constatazione spiegava solo un millesimo dell’entusiasmo: il sequel di X-Files costituiva anche la reunion della formidabile coppia Mulder e Scully, il credulone e la scettica che indagavano su fenomeni inspiegabili, creature soprannaturali, mutanti, mostri assortiti e alieni. Il nuovo X-Files, in particolare, poteva offrire una spettacolare riflessione su uno degli argomenti che ossessionavano Mulder – le cospirazioni mondiali – alla luce delle implementazioni tecnologiche del nuovo millennio, nonché uno degli episodi migliori dell’intera produzione, quel La lucertola mannara sviluppato intorno a un soggetto del nostro sceneggiatore preferito della serie (ancora più di Chris Carter e Vince Gilligan), Darin Morgan. Per il resto, tutto quel fanservice (l’assecondare il pubblico, spesso assolvendo alle pretese di vedere due personaggi insieme) incentrato sulla coppia Mulder/Scully si è rivelato francamente indigeribile e la possibilità di risollevare lo sorti dello show dopo il terrificante film-reboot X-Files: I Want to Believe quasi nulle, specialmente perché la sceneggiatura non offriva niente di entusiasmante circa lo sviluppo della prodigiosa mitologia dello show. Il risultato finale sono due stagioni (in particolare l’ultima) totalmente inutili, che rovinano due dei personaggi più belli della Storia della televisione.

2. Fuller House – Le amiche di mamma

Nulla, assolutamente nulla può giustificare cinque stagioni di questo obbrobrio – il revival di Full House, ovvero di quel Gli amici di papà che recentissimamente è stato inserito dagli autori della serie Marvel WandaVision tra le sitcom pietre miliari della Storia della televisione americana. La storia dei tre amici – uno speaker, un musicista e un comico – che crescono da soli tre ragazzine si era attestato come un duraturo successo negli anni ’80-’90 dalla comicità un po’ ridicola ma apprezzatissima dal pubblico. Il revival firmato Netflix è incentrato su uno dei personaggi femminili del cast originale, Dj, con le guest dei tre amici, e si basa fondamentalmente sull’ammiccare di continuo al passato, senza tuttavia riuscire a ricreare quell’atmosfera spensierata e positiva dell’originale e tantomeno quella comicità, sostituita da uno humour zuccheroso.

3. Heroes Reborn

Al suo debutto nel 2006, Heroes sembrava troppo giovane per diventare presto oggetto di un revival. I mutanti con i superpoteri che dovevano “salvare la cheerleader e il mondo” erano stati i protagonisti di una serie che alla prima stagione aveva ottenuto riscontri clamorosi di pubblico. Merito di un cast che, per quanto folto, lasciava emergere personaggi mitici, compresi il geek giapponese Hiro Nakamura, l’indistruttibile teenager Claire Bennet, lo speciale tra gli speciali Peter Petrelli impersonato dal lanciatissimo Milo Ventimiglia e il perfido villain Sylar. Le ultime battute erano state una delusione per molti, per questo un revival era in qualche modo giustificabile a breve distanza: i fan potevano godersi un finale migliore e più compiuto. Tuttavia, Heroes Reborn e i suoi protagonisti – Hiro, il tostissimo Noah Bennet e Mohinder Suresh – non sono riusciti a risollevare le sorti della serie, limitati com’erano da intrecci narrativi intricati, poco suggestivi e tutt’altro che coinvolgenti a livello intellettuale ed emotivo.

4. Gilmore Girls – A Year in the Life

Non solo uno dei revival più brutti di sempre, ma anche quello che tradisce nel modo peggiore i valori dell’originale. Anche i migliori fan di Una mamma per amica e delle ragazze Gilmore sono stati costretti ad ammettere che i quattro episodi che compongono il sequel prodotto da Netflix infangano la natura di un personaggio idealista e di un modello di riferimento come quello di Rory e addirittura gli affibbiano un destino costellato di scelte reazionarie e quasi antifemministe, che hanno deluso buona parte del pubblico, specialmente se si pensa che a fare questo alla povera Gilmore jr. è stata proprio Amy Sherman-Palladino, la creatrice degli spumeggianti, vitali e bizzarri abitanti di Stars Hollow. A Year in the Life è riuscito, in poco più di sei ore, ad azzerare tutta la magia, la spigliatezza, lo humour, gli ideali – l’essenza – di Gilmore Girls.

5. Prison Break

L’originalità di Prison Break non è mai stata messa in discussione. Un geniale ingegnere, Michael Scofield, che si ricopre di tatuaggi il corpo per nascondere la planimetria della prigione dove di trova il fratello e così farlo evadere, è un soggetto degno delle più strampalate e imprevedibili serie coreane. Prison Break è stata una delle più spiazzanti e tese degli ultimi anni; non aveva il proprio punto di forza solo nell’azione, ma anche e soprattutto in un protagonista (interpretato dall’esotico Wentworth Miller) silenzioso, cervellone e introverso – ovvero una figura con un tipo di personalità che difficilmente caratterizza questo tipo di storie – e uno stuolo di villain uno più intrigante dell’altro, tra cui il viscido monomano T-Bag (Robert Knepper) e l’inarrestabile Mahone  (William Fichtner). Il revival è uno dei più inaspettati di sempre, specialmente perché il destino di Michael nel finale della serie non lasciava margine per un suo ritorno. Invece, Scofield rispunta, in mezzo allo stupore più assoluto, per poi perdersi in un’improbabile avventura mediorientale nello Yemen circondato da personaggi stereotipati e svolte narrative soporifere.

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[Fonte Wired.it]