Armatevi e “part..enariatevi”. Questo il messaggio che Regione Lombardia di fatto lancia con le Zone di Innovazione e Sviluppo (Zis), un nuovo modello di intervento che nasce per promuovere l’interconnessione tra filiere produttive e attori della conoscenza e della formazione, valorizzando anche le traiettorie di specializzazione intelligente.
L’obiettivo sostanziale della misura, presentata a un evento regionale il 17 novembre, è favorire logiche da ecosistema, per evitare che ognuno vada per conto suo, stimolando una maggior coesione tra mondi collegati e destinati comunque a dialogare, come quelli dello sviluppo economico e dell’innovazione e della ricerca e dell’università.
Ma come nasceranno le Zis? Dalle proposte più promettenti che arriveranno dalle manifestazioni di interesse, che permetteranno a soggetti pubblici e privati di un territorio di presentare un Masterplan congiunto. Successivamente, a valle di una procedura di valutazione, le proposte più valide arriveranno alla seconda fase, necessaria alla negoziazione e all’elaborazione di un Piano strategico definitivo.
Dalla manifestazione di interesse al Piano strategico
Nei prossimi mesi, imprese, startup e cluster tecnologici, enti pubblici, atenei e organismi di ricerca, protagonisti del mondo della formazione e società civile potranno farsi avanti e stringere alleanze volte alla definizione di un masterplan strategico preliminare (al capofila spetterà il coordinamento dei partner che saranno coinvolti nella Zis). La Fase 1 sarà interessante perché permetterà di dare un primo sguardo ad alcuni aspetti fondamentali per la riuscita delle Zis, ovvero le vocazioni tematiche e territoriali con dati economici e occupazionali (e relativi settori di specializzazione) ma anche l’analisi di posizionamento competitivo, perché le zone nasceranno al fine di favorire l’occupazione e le nuove competenze, l’attrazione di investimenti e talenti, la valorizzazione delle specializzazioni produttive.
Rientrerà, in questa fase uno, anche la dimostrazione della sostenibilità economica e finanziaria della futura Zis, che dovrà delineare le future strategie di attrazione di partner, investitori e soggetti paganti. Il Revenue Model sarà decisivo perché ha un forte peso specifico nella valutazione tecnica (se inferiore ai 15/20 di punteggio, la candidatura sarà inammissibile).
La Regione supporterà, con un contributo regionale, i progetti ammessi, qualora ne facciano richiesta per le spese di consulenza in vista della fase 2 (un milione di euro la dotazione complessiva della prima fase, con un limite di 100mila euro all’erogazione del contributo); alla seconda fase invece accederanno i partenariati che supereranno il primo step e che potranno quindi partecipare a una negoziazione tecnica e progettuale con la Regione. Le realtà associate che supereranno questa fase, in cui viene presentato il Piano Strategico definitivo, saranno riconosciute formalmente come Zis e accederanno ai contribuiti attuativi (altre risorse regionali saranno messe in campo).
I Piani strategici definitivi guarderanno a orizzonti molto lunghi (“2030-2050”) mentre i business plan saranno a cinque anni, e dovranno includere, tra gli altri, l’analisi di sostenibilità economica e finanziaria e l’articolazione della governance operativa.
Aspettative sul lungo termine
Ma perché la scommessa lombarda sul modello Zis? Come spiegato dall’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi, “le Zis non saranno una cosa in più ma il tentativo è cercare di mettere insieme una serie di pezzi di un puzzle che abbiamo provato a costruire partendo dal Piano Industriale tre anni fa”. L’obiettivo è far convergere in un quadro unico gli strumenti della formazione, della ricerca, dell’internazionalizzazione, delle strategia di attrattività di investimenti e talenti ma anche quelli creati dal privato, come le azioni dei centri di trasferimento tecnologico, le innovazioni sul credito, della finanza e tutto quello che serve direttamente e non alle imprese.



