All’inizio di questo mese, Ign ha pubblicato un dietro le quinte di 28 anni dopo, mostrando un’attrezzatura composta da venti fotocamere dell’iPhone 15 Pro Max, tutte puntate verso un unico soggetto. Parlando con Wired via Zoom, Boyle spiega che questo piccolo plotone di smartphone, disposto a semicerchio, gli ha consentito di girare complesse scene d’azione da più angolazioni contemporaneamente. “Ci ha permesso di fare quello che in pratica è il bullet time dei poveri”, dice, riferendosi allo spettacolare effetto reso famoso da Matrix. Ma mentre la saga cyberpunk utilizzava la tecnica per riprendere combattimenti che sfidavano la fisica, l’obiettivo di Boyle era quello di immortalare la brutalità del suo mondo: “Lo abbiamo usato per mostrare la violenza. Che a volte è stata rappresentata in modo sorprendente e inaspettato“.
Boyle sottolinea che l’iPhone è stato la “macchina da presa principale” del film, elogiando l'”immediatezza” delle riprese fatte con lo smartphone rispetto a quelle girate con la macchina da presa tradizionale. “Gli attori si comportano in modo leggermente diverso davanti alla fotocamera di un iPhone: anche se si tratta comunque di un dispositivo di registrazione, la familiarità che le persone hanno con i telefoni li influenza”, rivela Boyle. Che per girare alcune scene ha addirittura consegnato il telefono direttamente agli attori, chiedendo loro di filmare dalla propria prospettiva.
Boyle ammette che questo metodo ha comportato alcuni piccoli svantaggi, dovuti soprattutto alla natura user-friendly del software della fotocamera Apple. “Devi bypassare il sistema“, spiega il regista. La fotocamera dell’iPhone, per esempio, mette a fuoco automaticamente ciò che presume sia il focus della foto o del video. È una funzione utile per scattare selfie veloci, ma per un regista che sta girando un film è un problema. “Spesso per raccontare una storia non ci si focalizza necessariamente sul punto in cui si trova la luce più intensa o l’oggetto più grande, bensì dove si pensa che sia la storia” spiega il regista.
Questi piccoli inconvenienti sono stati facilmente aggirati, e hanno rappresentato un disagio minimo rispetto ai molti vantaggi di girare il film con gli iPhone. Boyle ha apprezzato l’alta risoluzione del dispositivo, che è in grado di riprendere in 4K fino a 60 fotogrammi al secondo e che gli ha permesso di catturare sia le splendide location che la brutale violenza ricorrendo a una fotocamera che pesa una frazione di quelle utilizzate per 28 giorni dopo. “Ha immortalato la bellezza della natura, che è ciò che volevamo mostrare in contrasto con l’orrore“, commenta.