Le prime segnalazioni hanno indicato “danni alla torre di servizio”, sebbene la definizione, se presa alla lettera, rischi di confondere. Per capire cosa potrebbe essere successo davvero, occorre infatti guardare sotto la rampa, nel luogo dove si trova una delle strutture meno note ma più critiche di un pad per i razzi Soyuz: la service cabin, altrimenti nota come KO – (da Кабина Обслуживания).
Il cuore nascosto della rampa Soyuz
La KO è una struttura massiccia, articolata su più livelli e posizionata sotto il piano di lancio. Dalla KO partono passerelle e piattaforme, che permettono ai tecnici di raggiungere la parte bassa del lanciatore, i sistemi per il rifornimento del kerosene e dell’ossigeno liquido, i collegamenti elettrici e di telemetria, i dispositivi di fissaggio e supporto del razzo fino agli ultimi minuti prima del lancio.
È una struttura mobile: un’ora prima del decollo viene retratta su binari in una cavità protetta, come un cassetto a scorrimento sotto la scrivania. Nel mentre uno schermo verticale, una sorta di “porta anti-fiamma”, la isola dal potente getto incendiario liberato dai motori del Soyuz.
Che cosa potrebbe aver ceduto
Secondo le testimonianze e le analisi preliminari riportate da fonti indipendenti, russianspaceweb in primis, il cedimento potrebbe aver riguardato le piattaforme mobili della KO, lo schermo di protezione che devia il getto, il meccanismo di retrazione della cabina, oppure parti della struttura interna collocate nel cosiddetto flame trench, cioè il canale che indirizza i gas incandescenti della spinta motrice. Un danno a uno solo di questi elementi basterebbe a rendere inoperabile il launch-pad.
Dopo il decollo di Soyuz MS-28 e l’arrivo regolare, circa tre ore dopo, della missione sulla Stazione spaziale internazionale, Roscosmos ha comunicato che: “Durante l’ispezione post-lancio è stato riscontrato un danno a un numero di elementi della piattaforma di lancio”. L’agenzia ha confermato che la partenza della Soyuz MS-28 e l’ascesa del veicolo sono avvenute in modalità nominale, così come l’attracco alla Iss, completato in modo corretto. Tuttavia le verifiche effettuate subito dopo la partenza, obbligatorie nella gestione di ogni rampa di lancio, hanno evidenziato danni a elementi diversi della struttura principale. Non sono stati menzionati in modo esplicito né guasti critici, né un’emergenza, ma che il lancio abbia avuto effetti non trascurabili è ufficiale. Roscosmos ha anche aggiunto di disporre di “tutti i pezzi di ricambio necessari” e che i danni “verranno riparati a breve”. Nulla però è stato comunicato circa l’entità dei danni o sulla tempistica per il ritorno all’operatività della rampa.
Problemi seri e soluzioni (geopolitiche)
Un cedimento nella KO non è un danno superficiale: significa mettere fuori uso il punto di accesso principale al Soyuz. Senza la KO non è possibile collegare le linee di rifornimento, effettuare i controlli finali, fissare il razzo in sicurezza, garantire la protezione delle infrastrutture al momento del decollo. Restare senza una rampa pienamente operativa rischia di interrompere per un periodo non definito la capacità di accesso umano alla Iss da Baikonur.
L’eventualità potrebbe anche accelerare l’urgenza di trasferire le operazioni su un altro sito, se non fosse che al momento nessun altro cosmodromo russo è pronto per lanciare con regolarità veicoli Soyuz per missioni con equipaggio. Diverso il discorso relativo ai lanci delle Progress, che potrebbero essere rischierate su Vostochnij, il cosmodromo della regione dell’Amur dotato di una rampa perfettamente operativa, la S1, per i lanciatori Soyuz. La sua latitudine, 51° N, gli consente infatti di poter lanciare verso la Iss senza problemi. Meglio ancora sarebbe lanciare dallo spazioporto di Kourou, in Guyana Francese, dove è presente, anche se inutilizzata dall’inizio del conflitto russo ucraino, una struttura per l’assemblaggio e il decollo dei Sojuz ST, una speciale versione dei Sojuz 2.1b per i lanci equatoriali.




