Seleziona una pagina


Giacomo Passeri, un italiano di 31 anni residente a Londra, è in prigione al Cairo da quasi un anno. E secondo quanto affermato dalla famiglia, il 21 agosto è stato condannato all’ergastolo. Secondo quanto riporta l’agenzia stampa Ansa, il fratello di Giacomo Passeri, Andrea, ha detto: “Siamo ancora sotto choc: ci hanno comunicato che mio fratello è stato condannato all’ergastolo, con 25 anni da scontare in Egitto“.

Il caso

Secondo i pochi documenti, in arabo, della polizia egiziana di cui la famiglia è venuta in possesso di recente è stato arrestato il 23 agosto 2023 mentre si trovava in Egitto e viene accusato di possesso e traffico di droga, oltre a far parte di una rete di spaccio locale. Secondo quanto ricostruito dai familiari, Passeri si troverebbe nel carcere di Badr, a nord del Cairo. Il suo arresto sarebbe avvenuto dopo che due poliziotti lo hanno trovato con una piccola quantità di marijuana, che lui afferma fosse solo per uso personale.

Il suo caso ha attraversato gravi ritardi: spesso le udienze sono state rinviate e ci sono state difficoltà nel trovare interpreti. Per difendersi, Passeri ha un avvocato egiziano, il cui costo di 30.000 euro è stato raccolto tramite una raccolta fondi organizzata dal fratello, Andrea Passeri. Nelle lettere inviate alla sua famiglia, Giacomo ha descritto condizioni di detenzione molto dure, ha raccontato di essere stato torturato e “rinchiuso per ore in una cella piena di feci, urine, scarafaggi, con le manette talmente strette da non far più scorrere il sangue nelle dita”. Poi trasferito in un’altra cella con “12 detenuti accusati di omicidio, tentato omicidio”. Operato d’appendicite e “abbandonato senza cure per giorni, tra agenti che gli “tiravano acqua addosso” e lo “minacciavano in arabo”.

La condanna

Ora la notizia shock: la condanna all’ergastolo. Giacomo Passeri aveva anche iniziato uno sciopero della fame per protestare sul trattamento ricevuto e per le lungaggini processuali.

La famiglia di Passeri, in particolare i suoi quattro fratelli, sta chiedendo da tempo al governo italiano di intervenire per riportarlo a casa, anche se dovesse scontare una pena. “Mio fratello mi ha chiamato una sola volta, a settembre scorso, mi ha detto: ‘Mi stanno portando in tribunale, non so che succede, non capisco niente di quello che dicono’. Poi più nulla”, ha raccontato Antonio, un altro dei fratelli di Giacomo.

La situazione ha sollevato preoccupazione anche in ambito politico: Marco Grimaldi, vicecapogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra, nei mesi scorsi aveva presentato una domanda al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, chiedendo all’ambasciata italiana di garantire assistenza e di lavorare per un processo giusto e veloce. E aveva aggiunto: “Non vogliamo altri casi Salis, di sicuro non vogliamo un altro caso Regeni”. Lo stesso partito torna ora sulla vicenda, “una vicenda dai diritti umani negati. Abbiamo visto la vicenda Regeni, la vicenda Zaki, non ci fidavamo di chi diceva che in Egitto andava tutto bene. È stato detenuto senza traduttori, sottoposto a un interrogatorio senza avvocati. Non c’è bisogno di sapere di che cosa Luigi Giacomo Passeri sia stato accusato”.



Fonte