Gli Stati Uniti non saranno alla Cop30 – almeno, non con una delegazione ufficiale – dopo la decisione di uscire dall’Accordo di Parigi presa con il ritorno di Trump alla Casa Bianca. Ma, anche se al presidente potrà non piacere, c’è una rete di realtà statunitensi che comprende governatori, sindaci, imprenditori, scienziati e personalità carismatiche che ha tutta l’intenzione di farsi sentire a Belém. Non solo, una parte di questa rete si trova a Rio de Janeiro per incontrare il presidente della Cop30, André Corrêa do Lago, e la direttrice per il clima del ministero brasiliano dell’Ambiente Ana Toni. Obiettivo: provare a mantenere gli Stati Uniti in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi siglato nel 2015.
Alzare il livello dello scontro
Il network creato per l’occasione si chiama America is all in (l’America c’è, è in pista) e promette di alzare il livello dello scontro, anche mediatico, sul clima. Sono loro la fiamma che mantiene accesa la speranza in un paese stremato dalla polarizzazione del dibattito politico e da una campagna elettorale permanente. L’idea è semplice: una leadership forte, anche se non federale, avrebbe il potere di controbilanciare buona parte dell’inazione o delle inversioni di rotta del governo di Washington. Come già successo durante la prima presidenza Trump.
Non solo: l’impegno a livello locale, secondo gli organizzatori, potrebbe portare gli Stati Uniti a ridurre le emissioni tra il 54% e il 62% entro il 2035, in linea – quindi – con gli impegni del Nationally determined contributions (Ndc) statunitense, ora solo simbolico.
“Voglio fare un’affermazione chiara: l’America c’è e ci presenteremo in massa sia al Local leaders forum di Rio sia alla Cop30 di Belém”, ha affermato Gina McCarthy, co-presidente del network, incontrando la stampa nei giorni scorsi. Ex consigliera della Casa Bianca per il clima, direttrice della Environmental protection agency (Epa) sotto la presidenza Obama, McCarthy vanta una lunga esperienza sui temi ambientali. “Insieme, la nostra missione è mostrare al mondo che l’amministrazione Trump non riflette i valori e le opportunità disponibili negli Stati Uniti di oggi. I nostri governatori, sindaci e aziende sono impegnati a portare avanti l’accordo di Parigi, e stiamo combattendo per costruire un futuro basato sull’energia verde per i nostri nipoti e pronipoti”.
Ma non è facile neanche in California
La delegazione con in tasca il biglietto per il Brasile, sostiene McCarthy, comprende oltre cento leader da tutto il Paese, inclusi governatori e alti funzionari del governo locale provenienti da 6 stati, oltre a 35 sindaci, 50 funzionari e a esperti climatici internazionali di lungo corso. “Tutti assieme rappresentiamo due terzi della popolazione Usa, tre quarti del pil e più del 50% delle emissioni”, ha aggiunto. “Nella mia esperienza, e ne ho accumulata un po’, i progressi sul clima nascono sempre dal basso. Ognuno di noi ha ben chiaro che la nostra capacità di proteggere la salute dei cittadini, mantenere le nostre comunità al sicuro e far crescere vigorosamente l’economia è inevitabilmente legata alle sfide poste dal cambiamento climatico: per questo a Belém ricorderemo alla gente che abbiamo il potere e lo useremo. Del resto, i governatori hanno già accelerato le collaborazioni con diversi partner internazionali”.
