Nel 2024 i soldi che vengono messi a disposizione delle startup italiane sono finalmente in crescita, sfiorando la cifra di 1,5 miliardi di euro e registrando un aumento del 32% rispetto all’anno precedente. Questi dati emergono da uno studio condotto dall’osservatorio Startup & Scaleup Hi-Tech del Politecnico di Milano, in collaborazione con InnovUp – Italian Innovation & Startup Ecosystem. Nel dettaglio, gli investimenti complessivi in equity nelle startup hi-tech in Italia ammontano a circa 1.493 milioni di euro, segnando una ripresa decisa, sebbene rimangano ancora al di sotto del record del 2022 (2.160 milioni). Gli investimenti provenienti da attori ufficiali, come fondi indipendenti di venture capital, fondi corporate venture capital aziendali e fondi governativi, mostrano una crescita notevole del 42% rispetto all’anno precedente.
Questi dati confermano l’importante ruolo assunto dal settore formale, sia a livello istituzionale che indipendente. Anche gli investimenti da parte di aziende consolidate, strutturati o meno all’interno di fondi corporate venture capital, stanno registrando una crescita, dimostrando un maggiore coinvolgimento delle imprese già affermate. Gli investimenti provenienti da attori informali, che includono venture incubator, family office, club deal, angel network, independent business angel, piattaforme di equity crowdfunding, aziende che non dispongono di un fondo corporate venture capital strutturato e nuove forme di investimento come startup studio e venture builder, rappresentano la seconda componente per valore complessivo e mostrano una crescita più contenuta del 10% rispetto all’anno precedente.
“Andiamo nella giusta direzione con l’ecosistema italiano, in netto contrasto con la situazione in Europa. Tuttavia, c’è ancora un divario evidente tra la consapevolezza della necessità di affrontare la trasformazione digitale in modo diffuso e la disponibilità delle risorse e delle capacità necessarie per mettere in pratica questa idea, sia per le aziende consolidate che per le startup”, commenta Andrea Rangone, responsabile scientifico dell’osservatorio. “Le sfide che ci aspettano richiedono una revisione radicale del modello attuale di valutazione, ancora poco incline al rischio e troppo concentrato sui risultati a breve termine, sull’efficienza e sulle economie di scala”.
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