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Le elezioni presidenziali in Venezuela si sono da poco concluse con una vittoria controversa per il presidente in carica Nicolás Maduro. Infatti, non è ancora terminato lo spoglio completo dei seggi, ma il probabile vincitore, già presidente, ha ottenuto il 51,2% dei voti, superando il suo sfidante Edmundo González, che ha ricevuto il 44,2%. Un risultato ritenuto sufficiente dallo stesso Maduro, che si è affrettato a proclamare la propria vittoria in televisione. Tuttavia, il risultato contrasta fortemente gli exit poll e i sondaggi pre-elettorali, che indicavano González, a capo di un’ampia coalizione che unisce quasi tutti i partiti dell’opposizione, in vantaggio di oltre 20 punti percentuali. Un aspetto che ha portato l’opposizione a denunciare presunti brogli e irregolarità nel conteggio dei voti e ha annunciato l’intenzione di contestare ufficialmente il risultato.

Le elezioni, ritenute cruciali per il futuro politico del Venezuela e per il possibile termine di 23 anni di governo socialista (di cui 11 a guida Maduro), hanno visto un’alta partecipazione elettorale: il 59% degli aventi diritto. Se confermata, la vittoria del presidente uscente, gli garantirà un terzo mandato, nonostante i crescenti segnali di erosione del consenso popolare causati dalle difficoltà economiche che affliggono il paese. Inoltre, nel corso del suo governo, il presidente ha progressivamente intensificato la repressione del dissenso politico, procedendo all’arresto di oppositori e dissidenti, e riducendo drasticamente la libertà di stampa nel paese. Il contesto storico gioca anche un ruolo importante nelle accuse di brogli. Le elezioni del 2018, che videro la vittoria di Maduro, furono ampiamente considerate “né libere né eque”. Questa volta, le dichiarazioni pre-elettorali di Maduro, che affermava che avrebbe vinto “con le buone o con le cattive“, hanno ulteriormente alimentato i timori di possibili irregolarità.

I presunti brogli

Secondo la Bbc, le accuse di frode si basano almeno su diversi fattori. Innanzitutto, c’è una notevole discrepanza tra i risultati annunciati dal Consiglio nazionale elettorale (Cne) e quelli rivendicati dall’opposizione, che lamenta una mancanza di trasparenza nel conteggio dei voti. Infatti, i rivali hanno denunciato di essere stati esclusi da numerosi seggi elettorali, non avendo così la possibilità di verificare i conteggi. Inoltre, il fatto che il capo del Cne, Elvis Amoroso, sia considerato un alleato di Maduro ha sollevato seri dubbi sull’imparzialità dell’organo elettorale.

Per questi motivi, María Corina Machado, leader dell’opposizione, ha annunciato che non riconoscerà il risultato ufficiale delle elezioni. A marzo, il regime le aveva impedito di partecipare al voto. Machado ha definito il risultato un “oltraggio alla verità” e ha dichiarato che, secondo i dati disponibili all’opposizione, Edmundo González sarebbe il “presidente eletto” con il 70% dei voti. Non è ancora chiaro come l’opposizione intenda procedere con il ricorso, ma per il momento i suoi leader hanno chiesto un riconto manuale dei voti elettronici. Infatti, sebbene il sistema di voto venezuelano sia in prevalenza elettronico, prevede anche ricevute cartacee, ma l’opposizione sostiene di aver potuto esaminare meno di un terzo di queste ricevute, compromettendo la possibilità di un controllo indipendente dei risultati. Le reazioni internazionali hanno accentuato le accuse di frode. Diversi leader mondiali, tra cui il Segretario di Stato americano Antony Blinken e il presidente cileno Gabriel Boric hanno espresso scetticismo sui risultati annunciati, chiedendo maggiore trasparenza e verifiche indipendenti.

La risposta di Maduro

A gettare ulteriore benzina sul fuco è stato lo stesso Maduro, che ha utilizzato il suo primo discorso dopo la rielezione per denunciare un massiccio attacco hacker ai danni del sistema elettorale del Cne. Il neo presidente ha accusato forze estere e complici locali di tentare di impedire l’annuncio dei risultati e di screditare l’organo elettorale, alimentando così le accuse di frode. Maduro ha inoltre chiesto alla Procura generale di indagare e punire i responsabili di questo sabotaggio e ha segnalato l’arresto di persone che cercavano di compromettere il processo elettorale incendiando i seggi.



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