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Il 4 luglio si vota nel Regno Unito per eleggere il nuovo primo ministro dopo 14 anni di dominio dei conservatori. L’attuale primo ministro Rishi Sunak sfida il leader dei laburisti di sinistra, sir Keir Starmer, che è nettamente favorito e molto probabilmente sarà il nuovo inquilino del numero 10 di Downing Street, almeno secondo i sondaggi. Ma come funziona il sistema elettorale britannico? Il sistema di voto è molto semplice: maggioritario puro. Il territorio è suddiviso in 659 collegi, il candidato che ottiene il maggior numero di voti si aggiudica il collegio e quindi il seggio alla Camera dei comuni. Il leader del partito che ha ottenuto la maggioranza viene chiamato dalla regina per formare il nuovo governo.

Il sistema elettorale

Il Regno Unito adotta un sistema elettorale denominato “First past the post”, le cui radici risalgono al Medioevo e che trae ispirazione dalle corse di cavalli tradizionali in Inghilterra, dove “vince il primo che supera il palo”. In pratica, il candidato che ottiene il maggior numero di voti in una circoscrizione si aggiudica tutto. Questo metodo di voto è stato confermato nella versione che conosciamo oggi nel 1948, con il cosiddetto disegno di legge “Representation of the People”.

Questo sistema elettorale è stato impiegato nel Regno Unito per gran parte della sua storia democratica e successivamente esportato anche in altri paesi, come Canada e India, per vari motivi. È un sistema semplice: ogni elettore vota per un solo candidato nel proprio collegio elettorale. Questo tipo di maggioritario puro garantisce stabilità al governo del partito più popolare e assicura una rappresentanza diretta, poiché ogni deputato eletto è responsabile della propria circoscrizione. Inoltre tende a escludere i partiti estremisti o privi di radicamento locale, favorendo invece le forze moderate. Di conseguenza, partiti con un forte sostegno a livello locale, come lo Scottish national party, riescono ad avere una significativa rappresentanza a Westminster grazie a questo sistema.

D’altra parte questo meccanismo di voto tende a favorire i due principali partiti – Conservatori e Laburisti – a scapito dei partiti minori, che possono ottenere una percentuale significativa di voti a livello nazionale senza necessariamente vincere molti seggi. Forze come i Verdi e l’Ukip (Partito per l’indipendenza del Regno Unito), nonostante percentuali significative di voti (fino al 12,5% per l’Ukip nel 2015), spesso non ottengono seggi perché i loro candidati non arrivano primi in nessuna circoscrizione. Questo problema potrebbe ripetersi anche quest’anno per Nigel Farage e il suo partito Reform Uk, promotore della campagna della Brexit per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, che nonostante sfiori il 20% nei sondaggi, probabilmente otterrà solo due seggi.

Come si vota?

Votare nel Regno Unito è altrettanto semplice: sulla scheda elettorale si esprime una sola preferenza per il candidato della propria circoscrizione. Il candidato con più voti rappresenterà il territorio alla Camera dei Comuni, ovvero la camera bassa del Parlamento del Regno Unito, di cui è il ramo dominante. Gli elettori devono prima registrarsi al proprio municipio e poi votare nel seggio assegnato. Fino a qualche anno fa, non serviva nemmeno un documento di riconoscimento, anche perché in Inghilterra non esiste la carta d’identità. Bastava recarsi al seggio, auto-qualificarsi e dirigersi in cabina con la scheda.

Oggi non è più così. Dal 2021 è necessario presentare un documento di riconoscimento al seggio, a seguito di una legge promulgata dea governo di Boris Johnson per prevenire frodi elettorali. Questa misura ha suscitato polemiche, soprattutto tra le minoranze etniche, poiché molti non possono permettersi un passaporto o non hanno la patente. Sebbene siano accettati vari documenti alternativi, alcune ong ritengono che la nuova legge possa scoraggiare la partecipazione al voto.



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