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Bafta Tv Awards 2023, Dahmer e Kate Winslet tra i vincitori | Wired Italia



Da Wired.it :

Sono stati assegnati i Bafta Tv Awards 2023, ovvero i più prestigiosi premi della tv britannica. Nella serata svoltasi il 14 maggio al Royal Festival Hall di Londra, tra i nomi più premiati c’è stata Kate Winslet, protagonista dell’ultima stagione della serie antologica I Am Ruth, che ha scritto con lo sceneggiatore Dominic Savage: lei ha vinto come miglior attrice protagonista mentre la serie ha vinto come miglior dramma. A salire con lei sul palco anche la figlia Mia Threapleton, co-protagonista della serie. Tra gli altri titoli premiati ci sono stati Derry Girls e Bad Sisters, per cui è stata premiata anche Sharon Horgan, la quale ha espresso solidarietà allo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood: “Tutto ha inizio con una buona scrittura, quindi siamo vicini ai nostri fratelli e alle nostre sorelle della Wga”.

A vincere una delle statuette più prestigiose anche Ben Whishaw, miglior attore protagonista per l’eclatante serie This Is Going to Hurt. Ma una delle figure più importanti della serata, anche se in absentia, è stata ancora una volta la compianta regina Elisabetta: nella prima edizione dei Bafta Tv Awards dopo la sua morte, il premio come miglior evento live è andato alla copertura che Bbc ha fatto del Platinum Jubilee, la manifestazione che celebrava i 70 anni del suo regno (in lizza c’era anche la diretta del suo funerale), mentre il premio del pubblico, che ha premiato il momento più memorabile della televisione britannica durante il 2022, è stato lo sketch che vedeva protagonista proprio la sovrana con l’orsetto Paddington, doppiato in originale dallo stesso Whishaw. Tra le serie internazionali a spuntarla invece è stato Dahmer.

Ma ecco i principali vincitori dei Bafta Tv Awards 2023:

Miglior attrice protagonista

  • Billie Piper, I Hate Suzie Too
  • Imelda Staunton, The Crown
  • Kate Winslet, I Am Ruth
  • Maxine Peake, Anne
  • Sarah Lancashire, Julia
  • Vicky McClure, Without Sin

Miglior attore protagonista

  • Ben Whishaw, This Is Going To Hurt
  • Chaske Spencer, The English
  • Cillian Murphy, Peaky Blinders
  • Gary Oldman, Slow Horses
  • Martin Freeman, The Responder
  • Taron Egerton, Black Bird

Miglior attrice non protagonista

  • Adelayo Adedayo, The Responder
  • Anne-Marie Duff, Bad Sisters
  • Fiona Shaw, Andor
  • Jasmine Jobson, Top Boy
  • Lesley Manville, Sherwood
  • Saffron Hocking, Top Boy

Miglior attore non protagonista

  • Adeel Akhtar, Sherwood
  • Jack Lowden, Slow Horses
  • Josh Finan, The Responder
  • Salim Daw, The Crown
  • Samuel Bottomley, Somewhere Boy
  • Will Sharpe, The White Lotus

Miglior performance maschile in una serie comica

  • Daniel Radcliffe, Weird: The Al Yankovic Story
  • Jon Pointing, Big Boys
  • Joseph Gilgun, Brassic
  • Lenny Rush, Am I Being Unreasonable?
  • Matt Berry, What We Do In The Shadows
  • Stephen Merchant, The Outlaws

Miglior performance femminile in una serie comica

  • Daisy May Cooper, Am I Being Unreasonable?
  • Diane Morgan, Cunk On Earth
  • Lucy Beaumont, Meet The Richardsons
  • Natasia Demetriou, Ellie & Natasia
  • Siobhán Mcsweeney, Derry Girls
  • Taj Atwal, Hullraisers

Miglior serie drammatica

  • Bad Sisters
  • The Responder
  • Sherwood
  • Somewhere Boy

Miglior commedia fiction

  • Am I Being Unreasonable?
  • Big Boys
  • Derry Girls
  • Ghosts

Miglior dramma

  • I Am Ruth
  • The House
  • Life and Death in the Warehouse

Miglior miniserie

  • A Spy Among Friends
  • Mood
  • The Thief, His Wife And The Canoe
  • This Is Going To Hurt

Miglior soap opera

  • Casualty
  • EastEnders
  • Emmerdale

Miglior serie internazionale

  • The Bear
  • Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story
  • Wednesday
  • Oussekine
  • Pachinko
  • The White Lotus

Miglior programma d’intrattenimento

  • Ant & Dec’s Saturday Night Takeaway
  • Later… With Jools Holland: Jools’ 30th Birthday Bash
  • The Masked Singer
  • Strictly Come Dancing

Miglior programma comico

  • Friday Night Live
  • The Graham Norton Show
  • Taskmaster
  • Would I Lie To You?

Miglior evento live

  • Concert For Ukraine
  • Platinum Jubilee: Party At The Palace
  • The State Funeral of HM Queen Elizabeth II

Miglior documentario

  • Chernobyl: The Lost Tapes
  • Escape From Kabul Airport
  • Our Falklands War: A Frontline Story
  • The Real Mo Farah

Miglior reality show

  • Freddie Flintoff’s Field of Dreams
  • RuPaul’s Drag Race UK
  • The Traitors
  • We Are Black and British



[Fonte Wired.it]

Social, negli Stati Uniti si discute sul serio di vietarli ai bambini | Wired Italia



Da Wired.it :

Sulla possibilità che il provvedimento possa soffocare la prossima generazione di imprenditori tecnologici, Britt sostiene che sarebbe l’esatto contrario: “È per questo che ci battiamo – commenta –. Vogliamo che i nostri figli siano sani e preparati a realizzare il loro sogno americano”. Il senatore Tom Cotton è insieme a Britt uno degli autori della proposta per il Partito repubblicano. Da parte democratica, Murphy è invece affiancato da Brian Schatz. Tutti e quattro i senatori sono relativamente giovani, almeno per quanto riguarda la loro esperienza in Senato, e hanno figli piccoli.

Nonostante le principali aziende di social media della Silicon Valley, da Instagram a TikTok, riportino di adottare strategie per bloccare l’uso delle loro applicazioni da parte dei bambini, per i promotori del disegno di legge i loro sforzi sono falliti. “Questi algoritmi ci stanno rendendo sempre più polarizzati, offensivi, depressi e arrabbiati l’uno con l’altro. È già abbastanza grave che stia accadendo a noi adulti, il minimo che possiamo fare è proteggere i nostri bambini”, afferma Schatz.

Scetticismo bipartisan

Tra i membri del Congresso di entrambi i principali partiti circola però anche parecchio scetticismo sulla proposta, a dimostrazione della difficoltà per approvare qualsiasi misura sui nuovi media – negli Stati Uniti e non solo – anche quando si parla di proteggere i bambini. Molti legislatori sono combattuti tra la volontà di tutelare i minori e quella di preservare la rete per come la conosciamo. Naturalmente, la maggior parte dei senatori guarda alle proprie famiglie come riferimento.

“Ho cinque figli, quindi ci sono cinque famiglie diverse con approcci diversi. Il figlio più giovane è quello più severo sul tema, mentre il più grande non ha mai pensato che fosse un problema così enorme” racconta il senatore repubblicano Mitt Romney – sfidante di Barack Obama alle presidenziali del 2012 – che, nonostante alcuni dubbi iniziali, dice di essere aperto alla misura.

La senatrice dem Tina Smith è più cauta: “Tendo a essere un po’ sospettosa nei confronti delle regole rigide e veloci, perché non sono sicura che funzionino e perché penso che i genitori e i bambini debbano avere la libertà di decidere cosa è giusto per la loro famiglia, dice.



[Fonte Wired.it]

i migliori siti e app | Wired Italia



Da Wired.it :

Gli androidi? Non sognano solo gli spiegoni di ChatGPT o le immagini fantasy di MidJourney. Anche la musica ha un posto di rilievo nel mondo plasmato dall’intelligenza artificiale: generatori di note e rime, che in pochi secondi possono creare un brano inedito mimando lo stile di una popstar. Difficile che da cotanta produzione venga fuori un pezzo da Grammy, ma un motivetto per punteggiare un podcast o una canzoncina di auguri sì. 
Ecco 6 strumenti per testare le capacità musicali dell’intelligenza artificiale.

Sviluppata nel 2016, viene costantemente migliorata per comporre colonne sonore per spot pubblicitari, videogiochi, film e altro ancora. La prima uscita si intitolava Opus 1 for Solo Piano, e AIVA ha anche già pubblicato un album e composto musica per un videogioco. I suoi strumenti permettono di creare tracce musicali ex novo o variazioni di brani esistenti, incluse colonne sonore, e senza doversi preoccupare della licenza. Formati e stili musicali pre-impostati semplificano il lavoro. E c’è anche un editor per i più esperti. 
Il limite? i brani non durano più di 3 minuti e ciò che creiamo non è nostro: il copyright appartiene ad AIVA, a meno che non si sottoscrive un piano premium (da 11 euro al mese).

Si sceglie un mood o un tema e altre impostazioni senza proferire verbo, et voilà: ecco un brano instrumentale inedito e su misura. Fondata nel 2020 dall’imprenditore Tago Kusunoki, Soundraw sfrutta l’intelligenza artificiale per aiutare i creatori di contenuti nella scelta della musica di sottofondo per i loro video. Kusunoki ha lanciato la piattaforma dopo il successo del gadget musicale SoundMoovz (400 mila esemplari venduti). L’idea in questo caso è offrire un’alternativa alle tradizionali biblioteche musicali, eliminando problemi di copyright e facilitando la ricerca del brano perfetto che, nella versione gratuita, può durare fino a 5 minuti.

È una piattaforma che genera musica partendo da una descrizione testuale. Ma trattandosi di brani rigorosamente instrumentali è difficile valutare quanto le nostre indicazioni siano state effettivamente seguite e quanto, invece, l’algoritmo ci abbia proposto un brano di suo gradimento. In compenso, Mubert ha la capacità di generare musica di generi diversi, dall’elettronica alla classica, e posiamo anche tentare l’esplorazione per mood, ricavandone un brano che asseconda lo stato d’animo del momento: da romantico a sognatore, passando per erotico (cà va sans dire).

Un po’ meno sosfisticato dei concorrenti, Boomy sforna brani originali in pochi secondi e permette di condividerli in streaming. Dopo aver impostato i filtri opportuni e cliccato su “Crea brano”, l’IA creativa di Boomy genera un’intera canzone in pochi secondi, attingendo a una gamma di stili tra cui Rap Beats, EDM, Lo-Fi, Experimental. In seguito, possiamo modificare il brano, ache aggiungendo la nostra voce. E c’è anche l’opzione Dolby Mastering, che consente di scegliere un campione di brano e masterizzarlo sulle piattaforme musicali. Tuttavia, questa è una funzione a pagamento (10 dollari per canzone).

È un generatore di musica AI, che crea canzoni partendo da un testo. Una volta stabilito il tipo di brano che vogliamo creare, spaziando tra i generi, possiamo anche scegliere tra 7 diversi cantanti, le cui voci variano da soprano a popstar. E il testo della canzone? Quello dobbiamo fornirlo noi, ma la buona notizia è che Voicemod non ha regole rigide e potremo cantare quel che ci pare. Una volta ricevuti tutti gli input, il “generatore” ci mette un minuto o due a creare una canzoncina (ina-ina).

Last but not least, ecco il generatore di testi musicabili: noto anche come Masterpiece Generator, è completamente gratuito e distribuisce idee per canzoni e poesie a getto continuo. Possiamo scegliere dai brani freestyle alle composizioni riga per riga o provare a imitare lo stile di artisti come Ed Sheeran, Billie Eilish e Taylor Swift. Il tutto semplicemente riempiendo un questionario con le risposte a tendina. Certo, non aspettatevi Mogol…



[Fonte Wired.it]

Pnrr, non è chiaro quanto abbiamo speso per la piattaforma informatica (che dà problemi ai Comuni) | Wired Italia



Da Wired.it :

Ancora, sempre nel bilancio 2021 della spa pubblica guidata dall’amministratore delegato Andrea Quacivi, si legge che il valore della produzione per la linea business solution è cresciuto rispetto all’anno precedente, arrivando a 108,6 milioni. Se si considera le forniture alla Ragioneria, uno dei 13 macro-clienti, l’incremento di fatturato “è dovuto principalmente alla realizzazione del sistema unitario Regis che costituisce lo strumento applicativo unico di supporto ai processi di programmazione, attuazione, monitoraggio, controllo e rendicontazione del Pnrr”.

Se hai informazioni utili su Regis o altri progetti del Pnrr, scrivici in modo sicuro attraverso Wiredleaks

Gli altri problemi

Nonostante il lavoro dietro le quinte, alla prova dei fatti Regis ha creato una serie di problemi ai suoi destinatari. Il Mef spiega a Wired che “trattandosi di una piattaforma di recente implementazione, come tutti i sistemi informativi, evolve per venire incontro alle esigenze di miglioramento e usabilità a favore degli utenti. Per renderlo più flessibile e semplice sono state infatti introdotte nuove funzionalità, a partire dalla creazione di una nuova interfaccia utente, che ne hanno arricchito e potenziato la navigazione e l’accessibilità”. E aggiunge che “è operativo un apposito servizio che fornisce la necessaria assistenza tecnica monitorando e risolvendo, in tempi brevi, le problematiche riscontrate da tutti gli utilizzatori del sistema. A supporto delle amministrazioni locali sono stati infine attivati presidi territoriali con centinaia di persone pronte a intervenire”.

Non tutti i problemi, però, dipendono dall’informatica. In alcuni casi, dice il Mef, “attengono all’inserimento di dati nel sistema da parte delle amministrazioni titolari delle misure che devono provvedere a richiedere le utenze per i soggetti attuatori dei singoli progetti”. Fuor di burocratese, si intendono i codici a cui appaiare i progetti per i quali i Comuni chiedono i finanziamenti e le linee guida per navigare il sito, di cui si sarebbero dovuti occupare i ministeri. Nella sua circolare il dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti dà tempo 30 giorni a tutti gli altri ministeri per emettere questi documenti. Mentre i Comuni potranno ottenere in autonomia dal Mef l’utenza su Regis, senza attendere che se ne occupi il ministero che ha la guida del progetto, così come inserire i progetti stessi. E se hanno bisogno di un anticipo di soldi, con richieste motivate, dice il ministero, possono attivarlo “senza particolari formalità”.

Nel pacchetto di Sogei per il Mef rientra anche Italia Domani, il sito di comunicazione e informazione sul Pnrr, varato sotto l’esecutivo di Mario Draghi per diretta volontà di Palazzo Chigi e uscito fortemente ridimensionato dai tagli della squadra di governo della nuova inquilina, Giorgia Meloni. Per esempio è sparita la newsletter inviata ogni due settimane, che aveva raggiunto oltre 13mila iscritti lo scorso autunno.



[Fonte Wired.it]

i vent’anni di un sequel maltrattato | Wired Italia



Da Wired.it :

10 serie di libri di fantascienza che hanno immaginato il nostro futuro

Ciò che era il primo film qui si ramifica, diventa più grande, un kolossal postmoderno che mira a proporci un dilemma esistenziale sull’uomo in quanto essere dotato di volontà. E di tale questione è depositario e giudice lui, il Merovingio di Lambert Wilson, con quel nome che rimanda ai Re Fannulloni di Francia, uno dei personaggi più sottovalutati del cinema di quegli anni. Irritante, narcisista, codardo, eppure anche depositario di una conoscenza sterminata su ciò che siamo nel profondo: animali coperti di zucchero, come teorizzato da Alan Moore. Ma esiste davvero questa libertà che agogniamo? Esiste anche al di fuori di Matrix, oppure avremo solo un’altra gabbia costruita per fermare ogni possibile variazione dalla linea principale?

Non era una domanda casuale perché attraverso di essa, The Matrix Reloaded metteva in scena la metamorfosi della società occidentale, il suo connettersi ad una tecnocrazia che oggi sappiamo essere assolutamente dittatoriale. Neo va in cerca della verità, ma la verità non è quella che pensa, perché prima di lui ci sono stati altri Eletti, altre Gerusalemme ed altre apocalissi, fa parte di un ciclo di morte e rinascita creato dal proprio nemico. Egli è la variante che va domata dalla meccanica perfezione che di un mondo, in cui le Wachowski traslavano la nostra civiltà che dall’analogico diventava digitale. In quel dialogo finale con l’Architetto, odiato da alcuni senza motivo, vi è la perfetta contrapposizione tra il XX secolo degli ideali, dell’uomo, e il mondo che conosciamo ora, in cui l’individualismo è la maschera dietro cui si nasconde l’omologazione più terrificante. Vi è il nostro venire intesi come algoritmi, comportamenti da calcolare, possibilità che sono circoli viziosi del nostro vivere. Aprite Tik Tok, guardate cosa vi suggerisce Google, che musica dovreste ascoltare e come rientrate nel pubblico orientato di Netflix. Matrix ha vinto e non abbiamo nessun Neo a salvarci.

Temi e significati oltre un’estetica ipertrofica

The Matrix Reloaded ci ricordò un aspetto fondamentale: siamo stati noi stessi a creare la nostra prigione, a decidere che il nostro modo di vivere, diventasse la negazione degli stessi ideali che avevano sancito l’inizio della vita sociale. Ma in mezzo a tutto questo, il film non si dimenticava di essere intrattenimento, il che poi se ci pensiamo bene, anche a fronte dell’ultimo, irriverente capitolo, può portarsi via tutti i ragionamenti e le elucubrazioni. Perché parliamo pure di monumento agli hacker, di narrativa e mitologia, dell’identità libera e della caverna di Platone: quando si analizza la trilogia fantascientifica simbolo della generazione millennial, si parla di spettacolarità tellurica. Matrix, come ricordato dalla Wachowski, quasi a desacralizzare la loro creatura, è una grande storia d’amore tra Neo e Trinity, e come tale prevede avversari, prove da superare, nemici e anche l’esemplificazione di un sentimento avvolto nell’epica. E quindi via con gli straordinari inseguimenti, combattimenti che elevavano l’eredità del cinema orientale, con i supereroi che vivevano in Neo prima dell’era MCU. Abbiamo glorificato Mad Mad: Fury Road per la sua magnificenza adrenalinica, e allora perché non The Matrix Reloaded?

Ma se invece il gigantesco spettacolo fosse stato il vero contenuto di Matrix? La realtà è che probabilmente vent’anni, nel mondo post 11 settembre, il cyberpunk era finito perché quel futuro era stato raggiunto. Ecco il perché del superamento, anche stilistico, di quel sottogenere fantascientifico di cui questa trilogia rappresenta l’apice, e allo stesso tempo un canto di morte.
The Matrix Reloaded è un gigantesco labirinto di contrapposizione manichea ma non per questo priva di sfumature, anzi. Vi si celebra la ritrosi all’omologazione, a cui Hugo Weaving si presta con un personaggio, il redivivo Agente Smith, che è anche metafora del virus informatico.

Annunciato come il primo flop di Stanley Kubrick, cambiò la storia del cinema. E forse non solo quella. Ecco la genesi di un capolavoro senza tempo

The Matrix Reloaded, al netto dei voli da Superman di Keanu Reeves, delle sparatorie sull’autostrada, dei gemelli diversi, scazzottate di massa e e di una Monica Bellucci cringe, è stato soprattutto l’eco di una guerra che si stava combattendo sul serio. Quella guerra però l’abbiamo infine smessa di combattere, riguardava la possibilità che abbiamo di non essere appendici di un gigantesco alveare che ci priva dell’autoderminazione. Quella che il Morpheus di un carismatico Laurence Fishburne, avrebbe ricordato alla platea in festa, nella polis visionaria a metà tra antica Babilonia ed il futuro fluido ed inclusivo. Si perché anche questo anticipò Matrix.

E Neo? Neo si trova ad essere divino, ma la concezione che ha di sé cambia, fino a quel finale in cui viene privato della sua sensazione di identità unica. Non esiste più il messia, almeno fino a quando non opera una scelta diversa da quella più comoda, più facile, si rivendica la coerenza dei sentimenti rispetto alla meccanica del collettivo. A distanza di vent’anni, si può certamente dire che The Matrix Reloaded non sia magari stato all’altezza del primo, non poteva esserlo, non poteva superarne l’impatto culturale, anche storico, creatosi in virtù di un una concomitanza di situazioni irripetibili. Rimane però un film ancora oggi sottovalutato da chi si ferma a storcere il naso alla sua estetica grandiosa, quasi glamour. Questo film rappresenta forse più di ogni altro capitolo della saga, la perfetta mediazione tra intrattenimento e contenuto, profondità e perfezione estetica per il grande pubblico. Il suo anticipare il trionfo sempre più poderoso della narrazione videoludica a più livelli, il suo scontro titanico tra corpi e traiettorie ha saputo in realtà darci molto più di quanto a suo tempo abbiamo percepito.



[Fonte Wired.it]

Silo, per l’autore dei libri anche Bambi è una storia distopica | Wired Italia



Da Wired.it :

Provo un misto di eccitazione e paura, propendendo più per l’eccitazione. Credo che le persone con cui ho parlato e che hanno ammesso di avere paura non si fossero rese conto che sarebbe successo veramente.

L’idea delle Ai nella nostra vita si è fatta avanti prepotentemente nella coscienza collettiva negli ultimi mesi, ma è un argomento di cui si parla da anni.

Ne ho scritto spesso sul mio blog, ma senza specificare se sapevo quando sarebbe successo davvero. Tre o quattro anni fa, sempre sul mio blog, ho predetto che nei prossimi dieci anni un computer avrebbe scritto un libro indistinguibile da quello di un autore umano. Alcuni non ci hanno creduto e adesso sono molto spaventati, mentre io mi sono gradualmente abituato all’idea nell’arco di un decennio.

Gli editori di fantascienza si stanno già occupando di opere generate dall’intelligenza artificiale. Come scrittore specializzato in questo genere, questo la fa riflettere?

Penso che questi sviluppi siano inevitabili, ma il modo in cui li usiamo e li affrontiamo è adattabile. Possiamo essere ottimisti, fiduciosi e creativi mentre ricorriamo a questi strumenti, oppure possiamo strapparci i capelli ed essere turbati e stressati. Questo è ciò che possiamo scegliere, e io sceglierò di essere entusiasta di qualcosa che abbiamo creato insieme, cumulativamente, perché gli strumenti di Ai generativa sono fondamentalmente basati sul patrimonio degli scritti dell’umanità. Ha imparato da noi.

Molti temono che l’intelligenza artificiale possa rubar loro il lavoro. Come autore, c’è una parte di lei che pensa: “Beh, per dire a un’Ai di scrivere un libro nello stile di Hugh Howey, deve comunque conoscerne il lavoro“?

Il motivo per cui non ho paura è che quando ho iniziato a scrivere non ho mai pensato che mi sarei guadagnato da vivere facendo l’autore di romanzi. Ho lavorato in una libreria mentre cercavo di sfondare come scrittore, e ogni settimana uscivano migliaia e migliaia di libri. Non riuscivamo nemmeno a ordinarli tutti, erano troppi. Sfogliavamo cataloghi fittissimi di nuovi romanzi e alla fine ne ordinavamo solo una ventina da un editore e altri venti da un altro. L’idea che, con tutte quella concorrenza, avrei potuto pubblicare qualcosa di mio e addirittura guadagnarmi da vivere era assurda. Il motivo per cui ho iniziato a scrivere è che amo raccontare storie, e solo perché un’intelligenza artificiale lo farà meglio di me non significa che mi toglierà il divertimento. Mi piace giocare a scacchi, ma un computer mi batterà cento volte su cento a ogni partita. Questo non significa che mi passi la voglia di giocare o guardare altre persone farlo.





[Fonte Wired.it]

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