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spam Bluetooth anche su Android e Windows

Da Punto-Informatico.it :

Un ricercatore di sicurezza aveva mostrato come inviare notifiche spam Bluetooth ai dispositivi Apple nelle vicinanze, utilizzando un Flipper Zero. Installando un firmware custom è possibile sfruttare la stessa tecnica per colpire anche i dispositivi Android e Windows.

Spam Bluetooth con Flipper Zero

Flipper Zero è il gadget preferito degli “smanettoni” (geek), in quanto supporta numerosi protocolli wireless che consentono di eseguire svariate funzioni (anche quelle poco lecite). Il codice del firmware è open source, quindi tutti possono scaricarlo e modificarlo.

Una delle funzionalità del firmware Flipper Xtreme è proprio lo spam Bluetooth. È possibile inviare pacchetti ADV (advertising) Bluetooth Low Energy (BLE) anche a dispositivi Android e Windows nelle vicinanze. Tali pacchetti sono usati dal protocollo per le richieste di connessione (pairing).

In pratica, il dispositivo target viene bersagliato da notifiche continue, impedendo qualsiasi altra attività. Può essere quindi definito un attacco DoS (Denial of Service). Il firmware custom permette di effettuare otto tipi di attacchi. Ovviamente solo entro il raggio di copertura dello standard Bluetooth.

Per bloccare lo spam Bluetooth è sufficiente disattivare la visualizzazione delle notifiche. Su Android l’opzione si trova nelle impostazioni relative alla condivisione nelle vicinanze, mentre su Windows 11 nelle impostazioni relative ai dispositivi Bluetooth. Teoricamente, un simile attacco rappresenta solo un fastidio, ma potrebbe essere sfruttato per mostrare notifiche ingannevoli che portano ad un attacco di phishing.

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Fonte Punto Informatico Source link

Apple conferma i problemi su BMW

Da Punto-Informatico.it :

Nei giorni scorsi erano iniziate a spuntare in rete segnalazioni riguardo difficoltà nello sfruttare la ricarica wireless con iPhone 15 su alcune auto BMW. Qualche ora addietro Apple ha ufficialmente riconosciuto la problematica e ha promesso che renderà disponibile una soluzione entro fine anno.

iPhone 15: problemi con BMW, fix entro fine anno

Andando più in dettaglio, in una nota interna condivisa con i fornitori di servizi autorizzati Apple, il colosso di Cupertino ha confermato il problema di ricarica su iPhone 15, 15 Plus, 15 Pro e 15 Pro Max sottolineando che interessa un piccolo numero di caricabatterie wireless integrati in alcuni modelli BMW, oltre che Toyota Supra.

Il problema può portare alla disattivazione temporanea della funzionalità NFC sul dispositivo, il quale alimenta funzionalità come Apple Pay e le chiavi digitali dell’auto. Nella nota non viene indicata una ragione specifica alla base di ciò, ma non è escluso che quando Apple provvederà a rilasciare il correttivo possano essere forniti maggiori dettagli.

Considerando che la nota è stata pubblicata poche ore dopo il rilascio di iOS 17.1, probabilmente il fix arriverà con un aggiornamento successivo. Nel mentre, Apple consiglia ai clienti interessati di smettere di utilizzare la ricarica wireless in auto.

Gli utenti interessati dal problema in oggetto potrebbero ricevere il messaggio di errore “Impossibile configurare Apple Pay” nell’app Wallet, anche se hanno già configurato Apple Pay.

In caso di problemi più duraturi con NFC, Apple consiglia di portare l’iPhone in un centro autorizzato, dove i tecnici possono tentare di riavviare il chip NFC con uno strumento software parte di Apple Service Toolkit 2. Qualora questo passaggio non dovesse risolvere il problema, Apple suggerisce ai tecnici di avviare una riparazione hardware.



Fonte Punto Informatico Source link

Cos’è e cosa fa iCub, il robot bambino che vede il mondo come i nostri occhi


Creare una percezione condivisa tra esseri umani e robot. Alessandra Sciutti guida un laboratorio dell’IIT finanziato con i fondi europei per la Ricerca ed è una giovane scienziata nell’ambito della cosiddetta robotica cognitiva. “Quello che vogliamo fare è permettere alle macchine di vedere un po’ di più il mondo attraverso i nostri occhi, di capirci ed intuire le nostre necessità di modo da aiutarci senza bisogno di lunghe istruzioni “. Per far questo l’indagine parte dal riconoscimento degli stati affettivi di una persona che esegue un’azione con un oggetto. Questi dati in inglese si chiamano object-sensed.

Chi è e cosa fa iCub

iCub dà una mano.  È un umanoide con le fattezze di un bambino di circa tre anni. Alto 104 cm, con un peso di 22 Kg, è il risultato di un altro progetto, anche questo con l’obiettivo di capire meglio come da bambini impariamo ad imparare: “Adesso questo robot sta cercando di imparare a capirci meglio“ – spiega Alessandra Sciutti – gli stiamo insegnando ad esempio ad essere predittivo ed intuitivo, a capire o ad intuire il nostro stato d’animo per aiutarci in maniera personalizzata… per vedere quali sono le nostre intenzioni in modo da passarci l’oggetto giusto al momento giusto“. 

 

Qualche esempio. “Gli stiamo insegnando a leggere i movimenti del nostro corpo e del nostro sguardo e le nostre espressioni facciali per capire se stiamo vivendo una situazione confortevole o meno nell’interazione o se ha fatto qualcosa di sbagliato in modo da poter correggere il suo comportamento. Gli stiamo insegnando anche a capire, semplicemente guardandoci, se l’oggetto che stiamo manipolando è fragile o importante per noi, in modo che quando sarà il suo turno di manipolare l’oggetto,  lui saprà già come farlo senza bisogno di istruzioni”.

La ricerca italiana sulla robotica

“E’ una bellissima storia”, dice con un sorriso Alessandra Sciutti. ”Abbiamo tante realtà e diversi Istituti di Ricerca nel nostro paese nell’ambito della robotica cognitiva e nella robotica dello sviluppo”. Ma i ricercatori non possono mai dirsi soddisfatti. È curioso scoprire che, forse ancora per poco, i sistemi di intelligenza artificiale non sono intelligenti quanto un bambino di 18 mesi che sa venirti in aiuto se hai le mani occupate e devi aprire una porta.



fonte : skytg24

la presunta confezione dei modelli M3

Da Punto-Informatico.it :

La prossima settimana, dalle ore 17:00 del 30 ottobre (ovvero le ore 1:00 del 31 ottobre in Italia), Apple terrà lo speciale evento “Scay Fast”, in occasione del quale quasi certamente saranno tolti i veli ai nuovi Mac con chip M3. Le indiscrezioni suggeriscono soprattutto il lancio dei MacBook Pro e in effetti l’immagine trapelata nelle scorse ore non lascerebbe spazio a molti dubbi.

MacBook Pro M3: ecco la foto della presunta confezione di vendita

Su Weibo, infatti, è stata condivisa una foto, quella annessa di seguito , successivamente diffusa dall’insider ShrimpApplePro su X, che con ogni probabilità mostra la confezione di vendita di un nuovo MacBook Pro, in teoria uno dei nuovi computer dotati di chip M3.

Sulla confezione di vendita è raffigurato un MacBook in primo piano, come di consueto per il packaging dei laptop del colosso di Cupertino, che va a caratterizzarsi per l’impiego di uno sfondo mai visto prima sul display, con una vaga rassomigliata con quello impiegato per iPhone 15 Pro.

Non sono disponibili altre informazioni al momento e inoltre va tenuto conto che l’immagine in questione potrebbe anche essere un fake, per quanto attendibile si sia dimostrato nel tempo l’account che l’ha diffusa.

Quel che è certo è che nella grafica promozionale per l’evento pubblicata sul proprio sito, Apple ha inserito l’icona del Finder sorridente, confermando in maniera implicita che l’evento sarà incentrato sui Mac. Un altro indizio che suggerisce l’arrivo di nuovi modelli di MacBook Pro è l’uso del claim “Scary Fast”: quando la “mela morsicata” lanciò i primi modelli di MacBook Pro da 14 e 16 pollici basati su Apple Silicon a ottobre 2021, la campagna pubblicitaria descriveva il chip M1 Pro come “Scary Fast”, mentre il M1 Max come “Scary Faster”.



Fonte Punto Informatico Source link

“La casa di Ale”, abitazione tech e accessibile per superare le barriere


Questa è la storia di Ale, un bambino di 11 anni rimasto tetraplegico dopo una malattia virale, e del suo papà, Marco, che sta facendo di tutto per dare ad Ale autonomia e indipendenza in casa. Nascono così i progetti “Il volo di Ale”, per raccontare e condividere piccole e grandi esperienze quotidiane, e “La casa di Ale”, la nuova abitazione dove la famiglia si è trasferita, a Villa Guardia in provincia di Como, realizzata interamente per essere completamente accessibile e per permettere ad Ale indipendenza e autonomia.

Il progetto

Ad accoglierci è Marco Meroni, il papà di Ale, che ci racconta come è nata l’idea: “Dopo aver trovato un equilibrio fisico e la possibilità di frequentare regolarmente la scuola ci siamo concentrati sulla casa. Non è stato facile trovare l’abitazione adatta, cioè tutta su un piano e con un giardino intorno, ma quando l’abbiamo trovata l’abbiamo ristrutturata completamente, aiutati anche dalle idee che abbiamo trovato cercando in giro per il mondo grazie al web”. E così giorno dopo giorno il progetto di costruire una casa totalmente accessibile è diventato realtà, grazie al coinvolgimento di numerose aziende che hanno voluto dare il proprio contributo. Racconta Meroni che ha anche contattato designer internazionali con l’idea di costruire delle porte speciali e di reimmetterle poi sul mercato per aiutare le altre persone con disabilità.




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Cosa troviamo nella casa di Ale

Ale, bambino vivace, sorridente e molto maturo per la sua età, con la carrozzina elettrica si muove agevolmente tra i corridoi di casa, mostrandoci entusiasta le tecnologie installate. Nella casa di Ale troviamo una porta-finestra d’ingresso completamente elettronica attivabile attraverso un’app mentre in ogni stanza è installato un assistente vocale Amazon Alexa che permette ad Ale di comandare la maggior parte degli elettrodomestici, aprire o chiudere tapparelle, zanzariere e finestre, gestire il condizionatore, accendere o spegnere le luci, attivare l’allarme (“Possibilità che per ora non gli ho dato – scherza papà Marco – altrimenti combinerebbe disastri”). All’interno della casa di Ale troviamo anche delle piccole (ma geniali) idee come un braccio robotico che aiuta Ale a mangiare realizzato con il Politecnico di Milano, il sensore nel lavandino (simile a quello dei ristoranti) per aprire l’acqua del rubinetto, un sollevatore a motore che permette di spostare il bambino più agevolmente dalla carrozzina da esterno a quella da interno o nell’ambito della casa da una stanza all’altra. Ma la tecnologia Ale la usa anche fuori casa: ha imparato, ad esempio, a pilotare un drone per visitare i luoghi più difficilmente accessibili, ed è allo studio una sorta di imbracatura che lo potrebbe aiutare nell’andare a pesca.

Una concept house per aiutare gli altri

La casa di Ale non è solo una casa in cui il bambino può vivere con più serenità e meno ostacoli: “È anche – ci spiega ancora Meroni – una concept house o un living lab, un laboratorio vivente che aziende o startup possono studiare per trovare nuove soluzioni per il mondo della disabilità. “Per me – ci racconta ancora il padre di Ale – questo è il futuro: condivisione e network, perché un’idea che puoi avere tu può servire a me o viceversa”.



fonte : skytg24

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