Stando a quanto riferito a Kotaku da fonti anonime, Rockstar starebbe valutando di rimandare l’attesissimo GTA VI al 2026. Secondo le gole profonde, Rockstar sarebbe così indietro con lo sviluppo che ritardare il gioco di un anno starebbe diventando un’ipotesi concreta. Da qui la richiesta agli sviluppatori di tornare in ufficio.
All’inizio di questo mese, Rockstar ha innescato un acceso dibattito in merito allo smart working quando ha richiamato gli sviluppatori al lavoro esclusivamente in presenza. Naturalmente, in parte la richiesta è legata a ragioni di sicurezza che nei mesi precedenti hanno costretto la software house a rilasciare perfino il trailer in anticipo a causa di una fuga di notizie.
D’altra parte però, Jenn Kolbe avrebbe chiesto maggiore produttività che, secondo il responsabile per la pubblicazione, richiede inevitabilmente il lavoro in presenza. La direttiva entrerà in vigore dal 1° aprile, data in cui verranno interrotte le attività in smart working solo per gli sviluppatori impegnati su GTA VI.
Stando a quanto riferito, lo studio punterebbe ancora a un rilascio entro il Q2 2025, anche se appare molto più probabile un’uscita nel Q3 dello stesso anno. Il 2026 sarebbe semplicemente un piano di emergenza, ma le fonti chiariscono che Rockstar è nota per modificare i piani all’ultimo secondo e lo sviluppo sarebbe decisamente indietro, ragione per cui anche nel prossimo trailer non vi sarebbe alcuna data d’uscita.
Nel frattempo, parlando con Aftermath, uno dei dipendenti di Rockstar si è detto preoccupato per le condizioni di lavoro. In particolare, a causa del ritorno in ufficio e della precedente condotta di Rockstar, gli sviluppatori temono per il ritorno al “dev crunch”, una condizione che mette i lavoratori pesantemente sotto stress con turni di sviluppo massacranti.
“Siamo preoccupati di tornare a questa [condizione]” ha spiegato il dipendente. “Ho seguito un paio di progetti, entrambi cruciali. Il primo è stato estremamente difficile. Allora avevo molti meno capelli grigi. Vogliamo continuare coi passi in avanti che abbiamo fatto come azienda per rimuovere quella cultura tossica“.