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Avvia il tuo business online con Hostinger e risparmia il 75%

Avvia il tuo business online con Hostinger e risparmia il 75%

Da Punto-Informatico.it :

Lanciare un business online oggi è un’avventura emozionante e, grazie a Hostinger, anche incredibilmente conveniente. Con uno sconto fino al 75% sui piani di hosting, è come se il semaforo dell’imprenditorialità digitale fosse diventato verde per tutti.

Hostinger: trampolino di lancio per il tuo business online

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Immagina di poter trasformare una tua idea in un sito web funzionante senza svuotare il portafoglio. Hostinger rende questo possibile con piani di hosting che partono da soli 2,99€ al mese. Non è solo una questione di risparmio, ma di accessibilità e facilità d’uso.

Con strumenti intuitivi per la creazione di siti web, anche per chi non ha mai scritto una riga di codice, potrai vedere il tuo progetto prendere vita online.

Oltre a un servizio affidabile, Hostinger arricchisce l’offerta con due mesi gratuiti. Che tu scelga il Piano Premium, ideale per siti personali, o il Piano Business, perfetto per chi cerca funzionalità più avanzate, avrai sempre a disposizione un pacchetto che si adatta alle tue esigenze.

Ma Hostinger non si limita all’hosting. Con il tuo piano, avrai accesso a funzionalità esclusive come dominio gratuito, migrazione del sito senza costi aggiuntivi, certificati SSL illimitati per garantire la sicurezza, e la protezione DDoS per difendere il tuo sito da attacchi esterni.

Inoltre, il Website Builder incluso ti permette di creare il tuo sito con facilità, mentre la tecnologia LiteSpeed Web Server assicura prestazioni ottimali.

Avviare il tuo business online con Hostinger non è solo una scelta intelligente per il portafoglio, ma anche un investimento nella qualità e nella sicurezza del tuo progetto digitale. Con un’offerta così vantaggiosa, non c’è davvero tempo da perdere. Risparmia il 75% e dai il via al tuo sogno imprenditoriale oggi stesso!

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Fonte Punto Informatico Source link

Una tempesta di sabbia imperversa nella zona dove si trova il rover NASA Perseverance

Una tempesta di sabbia imperversa nella zona dove si trova il rover NASA Perseverance

da Hardware Upgrade :

Come sappiamo la missione di NASA Ingenuity si è conclusa con il volo 72 (a causa di un problema ancora da definire), ma la missione Mars 2020 prosegue grazie al rover NASA Perseverance che sta continuando le operazioni di esplorazione del delta del fiume che un tempo riempiva il cratere Jezero di acqua. Il veicolo si trova ancora in prossimità del drone a circa 500 metri di distanza ma ora l’attenzione è concentrata su una roccia che gli scienziati vogliono poter esaminare in maniera approfondita.

La tempesta di sabbia su Marte ripresa dal rover (fonte)

A complicare le operazioni è però giunta una tempesta di sabbia che ha modificato la luminosità del Sole a causa della polvere sollevata dalla superficie. Marte, pur avendo un’atmosfera molto rarefatta rispetto a quella terrestre, è colpita spesso da grandi tempeste che possono arrivare a oscurare il Sole. Fortunatamente NASA Perseverance funziona grazie a un RTG (generatore termoelettrico a radioisotopi) e non risente quindi della presenza di sabbia nell’atmosfera per la generazione di energia elettrica.

NASA Perseverance e le nuove analisi di una roccia su Marte

Il rover sta effettuando in questi giorni una serie di analisi (e potenzialmente un prelievo di campioni) dalla roccia chiamata Bunsen Peak. Oltre alla tempesta a complicare le operazioni c’è il malfunzionamento della copertura dello strumento SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals) che si trova all’estremità del braccio robotico insieme a PIXL e WATSON. Questo “tappo” serve a evitare che all’interno della parte ottica si possa accumulare sabbia e la sua apertura è collegata anche alla messa a fuoco del sistema ottico.

nasa perseverance

Il problema di SHERLOC persiste almeno dal 6 gennaio 2024 e gli ingegneri hanno cercato in tutte queste settimane di migliorare l’apertura della protezione. Gli ultimi progressi sono significativi e quindi presto la sua funzionalità dovrebbe essere ripristinata del tutto. Dall’atterraggio su Marte, SHERLOC è stato impiegato 34 volte su diverse rocce, creando un totale di 261 immagini iperspettrali.

nasa perseverance

La copertura di sicurezza dello strumento SCHERLOC (fonte)

La roccia chiamata Bunsen Peak è interessante per gli scienziati in quanto si innalza rispetto al suolo. La sua struttura presenta una zona verticale che potrebbe significare come ci siano strati di diversi materiali e anche l’accumulo di polvere è ridotto, facilitando le analisi degli strumenti. Attualmente sono stati impiegati WATSON e SuperCam per acquisire informazioni sulla struttura chimica di questa roccia mentre in futuro NASA Perseverance dovrebbe muoversi verso una nuova zona. Il rover è attualmente su Marte da 1085 sol e ha percorso quasi 24,9 km. La sua campagna è ancora agli inizi e le aspettative sono tante considerando che la scalata del delta è ancora agli inizi.

nasa rover

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Sam Altman ritorna nel CdA con tre new entry

Sam Altman ritorna nel CdA con tre new entry

Da Punto-Informatico.it :

Sam Altman aveva già ripreso il ruolo di CEO a fine novembre 2023, dopo il tentativo di “colpo di stato” del precedente consiglio di amministrazione. Al termine dell’indagine indipendente, OpenAI ha deciso di riassegnare al CEO anche il posto nel nuovo consiglio di amministrazione. Sono stati inoltre nominati tre nuovi membri.

Altman non doveva essere licenziato

Altman era stato licenziato perché non aveva informato il precedente CdA su alcune decisioni. Dopo il ritorno come CEO, OpenAI ha affidato l’indagine indipendente allo studio legale WilmerHale per scoprire le motivazioni che hanno portato all’allontanamento di Altman. Gli avvocati hanno esaminato oltre 30.000 documenti e intervistato numerose persone (ex membri del CdA, dirigenti e dipendenti).

Il comunicato pubblicato da OpenAI contiene un breve riassunto (poco dettagliato) dei risultati dell’indagine. Secondo WilmerHale, il precedente CdA ha licenziato Altman a causa della perdita di fiducia. Tuttavia, tale decisione è arrivata in un arco di tempo ridotto, senza preavviso alle principali parti interessate e senza un’indagine completa. WilmerHale ha quindi concluso che la condotta del CEO non giustifica la sua rimozione.

Sam Altman ritorna quindi nel CdA composto anche da Bret Taylor (Presidente), Larry Summers e Adam D’Angelo (l’unico rimasto del vecchio CdA). OpenAI ha inoltre aggiunto tre nuovi membri (tutte donne): Sue Desmond-Hellmann (ex CEO della Bill and Melinda Gates Foundation), Nicole Seligman (ex Presidente di Sony Entertainment) e Fidji Simo (CEO di InstaCart).

Nel CdA è presente anche Dee Templeton di Microsoft come membro osservatore senza diritto di voto. Rimane invece un mistero il ruolo di Ilya Sutskever (co-fondatore e Chief Scientist), considerata la “mente” del colpo di stato di novembre.

Durante un incontro con i giornalisti, Altman non ha risposto alle domande sull’ex collega, ma spera di lavorare ancora insieme a lui. Non poteva mancare il commento ironico di Elon Musk (che ha denunciato OpenAI all’inizio del mese):





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Il pacco di batterie EP-9 della Stazione Spaziale Internazionale è rientrato sopra il Golfo del Messico

Il pacco di batterie EP-9 della Stazione Spaziale Internazionale è rientrato sopra il Golfo del Messico

da Hardware Upgrade :

I detriti spaziali sono un problema serio e lo sono ancora di più da quando i lanci con destinazione l’orbita bassa terrestre (LEO) si sono intensificati. Missioni con satelliti e missioni umane corrono un serio pericolo di contatto con detriti più o meno grandi e questo ha spinto a nuove operazioni per rimuoverli oltre a pensare design che possano limitarne la creazione di nuovi. Un esempio particolare è legato a ciò che gli astronauti e i cosmonauti possono lasciare durante le attività extraveicolari (si va da sacche di attrezzi perse ad asciugamani). L’ultimo caso riguarda un pacco di batterie esauste della Stazione Spaziale Internazionale conosciuto come Exposed Pallet 9 (EP-9).

Non avendo sistemi di propulsione propria questa struttura non può modificare la propria orbita per un rientro sicuro. Si tratta pur sempre di circa 2,6 tonnellate di materiale particolarmente resistente e che, per quanto improbabile, avrebbe potuto costituire un rischio. Non potendo rientrare con navicelle sulla Terra si è pensato quindi di farlo rientrare liberamente in atmosfera considerando l’improbabilità che parte arrivasse al suolo e soprattutto potesse colpire cose o persone (la maggior parte della superficie terrestre è disabitata o è presente acqua).

Rientrate le batterie esauste della Stazione Spaziale Internazionale

Queste batterie (e la struttura di supporto) sono state sganciate dalla Stazione Spaziale Internazionale a marzo 2021 e si tratta del più grande oggetto rilasciato dalla ISS durante la sua vita di oltre 20 anni. La NASA e le altre agenzie si aspettavano che le batterie EP-9 potessero rientrare nell’atmosfera entro quattro anni e così è stato. Questo grande detrito spaziale è rientrato nelle scorse ore e, nonostante l’apprensione generata dai media, non si segnalano danni a cose o persone.

batterie ep-9 iss

Lo storico del deorbiting di EP-9 (fonte)

Queste batterie al nickel (ormai esauste) sono state rimpiazzate dalle più recenti ed efficienti batterie ioni di litio che erano state consegnate grazie a una navicella cargo giapponese H-II Transfer Vehicle (HTV-9). Essendo un oggetto di grandi dimensioni il tracciamento del pacco di batterie non era complesso grazie a sistemi ottici, radar e satelliti. Non era però certo che potesse bruciare completamente nell’atmosfera a causa della sua struttura.

Ora sappiamo, grazie al Combined Space Operations Center (CSpOC), che le batterie EP-9 sono rientrate alle 20:29 di ieri (ora italiana) in una zona sopra il Golfo del Messico tra Cancún e Cuba. Il rientro è andato quasi come previsto, anche se la traiettoria era leggermente più a nord-est rispetto alle previsioni con maggiore probabilità (come segnalato dall’astronomo Jonathan McDowell). In uno degli ultimi passaggi, dove la probabilità di rientro aumenta, l’Italia non sarebbe stata comunque coinvolta se non per una piccola frazione di territorio al confine con la Slovenia.

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