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Nuova gamma TV TCL Serie C: approfondiamo insieme ad AV Magazine tutti i dettagli



da Hardware Upgrade :

L’unione fa la forza e a volte mette a disposizione maggiore tempo. Accade spesso che dopo i lanci di prodotto ci sia la possibilità di fare quattro chiacchiere con i manager delle diverse aziende per approfondire alcuni temi relativi ai nuovi prodotti: spesso si tratta di slot di pochi minuti. Collaboriamo con AV Magazine ormai da diversi anni e durante le fiere e gli incontri (anche quelli virtuali della situazione odierna) ci è spesso capitato di sommare i nostri slot per avere più tempo a disposizione e poter andare maggiormente in profondità su alcuni temi.

È accaduto anche dopo l’evento di lancio della nuova gamma TV Serie C 2021 di TCL, quando abbiamo avuto la possibilità di scambiare opinioni e chiedere chiarimenti a Marek Maciejewski, Product Development Director Europe di TCL.

Molto disponibile, come sempre, Marek ci ha raccontato diversi particolari interessanti della nuova gamma, anche scendendo parecchio in profondità a livello tecnico. Con Emidio Frattaroli di AV Magazine abbiamo pensato di realizzare un breve video in cui sintetizziamo i fatti più interessanti emersi dalla chiacchierata con Marek, che non potete perdervi se avete intenzione di comprare un nuovo TV prossimamente e volete sapere tutto sui pannelli in circolazione:

[HWUVIDEO=”3094″]Nuova gamma TV TCL Serie C: QLED e Mini LED per tutti?[/HWUVIDEO]





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Jabra presenta PanaCast 50 e PanaCast 20, i dispositivi per le videoconferenze post-pandemia



da Hardware Upgrade :

Con l’uso delle piattaforme di videoconferenza che è aumentato esponenzialmente nel corso dell’ultimo anno, la necessità di avere a disposizione strumenti adeguati ad affrontare la situazione al meglio si fa sentire sempre più. Per questo Jabra ha annunciato l’espansione della linea di prodotti video PanaCast, con la nuova Jabra PanaCast 20 pensata per gli individui e la Jabra PanaCast 50 pensata per le sale riunioni.

Jabra PanaCast 20 e 50, le soluzioni video per la collaborazione a distanza

Con le nuove PanaCast, Jabra risponde alle due principali esigenze di questo periodo turbolento: da un lato la possibilità di lavorare da remoto con strumenti di alta qualità, dall’altra quella di avere a disposizione sistemi video e audio per le sale riunioniche riescano a gestire al meglio un numero variabile di persone.

La Jabra PanaCast 50 è una video bar dotata di tre fotocamere da 13 megapixel ciascuna, sufficienti a offrire video in risoluzione “Panoramic 4K”, montate in maniera tale da ottenere una visione a 180° dell’ambiente circostante, così da coprire l’intera stanza. Sono poi presenti quattro altoparlanti, due woofer da 50 mm e due tweeter da 20 mm, in una “disposizione stereo a zero vibrazioni” che dovrebbe portare a un audio di qualità maggiore.

All’interno del dispositivo sono presenti nove processori Edge, tra cui due processori Edge AI, progettati specificamente per gestire audio e video. Grazie ad essi è possibile effettuare operazioni avanzate come la gestione di due flussi video separati, così da lasciare un flusso per la ripresa dei partecipanti e usare il secondo per riprendere una lavagna, o il conteggio automatico dei presenti per rispettare le norme di sicurezza. In questo momento si tratta di una funzione particolarmente utile, perché permette di rispettare le distanze minime imposte dalla legge e dai regolamenti interni alle aziende. Il PanaCast 50 mette anche a disposizione dei sistemisti dati di analisi sull’utilizzo, così da consentire alle aziende di prendere decisioni informate circa l’utilizzo degli spazi.

Se la PanaCast 50 è pensata per essere usata da molte persone, all’altro estremo troviamo la PanaCast 20, pensata come una webcam di altissima qualità trasportabile e utilizzabile sia su computer portatili che fissi. Jabra afferma che “il dispositivo è dotato di una IA che è gestita sul dispositivo con processori Edge e le esperienze avanzate [che immaginiamo essere effetti di vario genere, NdR] sono generate direttamente sul dispositivo senza che dati ulteriori vengano inviati in cloud per l’elaborazione o [senza] l’esigenza di installare software aggiuntivi.” La webcam è dotata anche di uno sportellino per coprire l’obiettivo e garantire la privacy.

La PanaCast 20 offre video in 4K Ultra HD con HDR, con la funzionalità “Intelligent Zoom” che ritaglia l’immagine per centrare sempre al meglio l’utente. È inoltre presente una funzionalità di correzione automatica della luce ambientale.

“Tempi straordinari richiedono soluzioni straordinarie e riteniamo che le nuove Jabra PanaCast 50 e PanaCast 20 offrano esattamente ciò”, afferma Aurangzeb Khan, Senior Vice President of Intelligent Vision Systems presso Jabra. “Siamo felici di presentare la PanaCast 50, la prima video bar che unisce l’audio leader mondiale di Jabra con il nostro angolo di visione unico di 180° e con i nostri insight unici sull’uso delle stanze, per avere riunioni inclusive e collaborative nella ‘nuova normalità’. Ora è il momento di iniziare a pensare a come rendere gli uffici ‘a prova di futuro’, creando le circostanze per una collaborazione ottimale per i lavoratori flessibili e per assicurare la massima produttività al ritorno in ufficio. Invitiamo aziende, organizzazioni e istituzioni in tutto il mondo a provare l’esperienza di audio e video come mai prima d’ora con i dispositivi intelligenti Jabra PanaCast.”

Jabra PanaCast 50 sarà disponibile a partire dal 15 giugno a 1.065€ (IVA esclusa), mentre PanaCast 20 sarà disponibile a partire dal 1 agosto a 267€ (IVA esclusa). Trovate ulteriori informazioni sul sito ufficiale.

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Epirus Leonidas: il nuovo cannone a microonde super preciso per abbattere i droni



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I droni sono oggetti che sempre pi stanno entrando nella nostra realt quotidiana, rendendo facili riprese una volta davvero complicate e promettendo di rivoluzionare il trasporto di beni e persone. In ambito militare questo tipo di velivoli gi molto utilizzato, in diverse sue forme, dagli UAV di grandi dimensioni che pattugliano i cieli e eseguono operazioni a distanza in contesti bellici, ai pi piccoli quadricotteri caratterizzati da grande flessibilit d’uso in molti scenari.

Una delle preoccupazioni in campo militare emerge dal possibile utilizzo di sciami di piccoli droni per creare minacce, ad esempio utilizzandoli come mini missili teleguidati per ‘missioni suicide’ in cui non serve che il drone sia equipaggiato da un’arma, in quanto esso stesso l’arma. Piccoli e veloci i droni possono penetrare le maglie di sistemi difensivi studiati per oggetti di dimensioni molto maggiori o molto pi lenti.


In questi anni diverse aziende hanno studiato sistemi di difesa contro i droni, sia basati su laser, sia su microonde HPM (High Power Microwave). Quest’ultima tecnologia quella scelta da pi aziende per sviluppare sistemi di difesa, ma fino a oggi ha avuto alcuni problemi, in primis le dimensioni del sistema e la precisione.

Epirus ritiene invece di aver trovato la quadra con un nuovo sistema Leonidas che non utilizza un classico magnetron, ma un amplificatore a stato solido al nitruro di gallio. Questa tecnologia permette di ridurre di molto le dimensioni del sistema: se i sistemi precedenti con tubi a vuoto occupavano il volume di un container, Leonidas ha ingombri tali da poter essere caricato nel cassone di un pick-up. Anche la velocit di messa in opera decisamente ridotta, nell’ordine dei minuti, contro le ore necessarie ai sistemi di vecchia generazione.

Il sistema a stato solido al nitruro di gallio permette poi un controllo puntuale del fascio di microonde, che pu essere stretto o allargato in base alle esigenze, arrivando fino all’emissione di fasci di microonde molto precisi, grazie al beamforming, nell’ordine delle migliaia al secondo. In questo modo il sistema pu essere efficace sia contro obiettivi singoli, sia nel caso di sciami su un ampio fronte.

Il sistema ha subito catalizzato l’attenzione di Northrop Grumman, uno dei principali fornitori dell’esercito USA, che ha gi firmato un accordo con Epirus, dopo la dimostrazione in cui il sistema ha neutralizzato 66 droni su 66.

L’azienda inoltre ha sviluppato anche Leonidas Pod, un sistema molto pi compatto, che a sua volta pu essere trasportato da un drone, che pu diventare quindi il drone abbatti-droni.

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Le curiosit di NASA Ingenuity, il drone marziano, svelate dagli ingegneri del JPL



da Hardware Upgrade :

Come preannunciato in una delle ultime notizie riguardanti NASA Ingenuity, si tenuta in queste ore una sessione di domande e risposte su Reddit che ha coinvolto gli ingegneri del JPL. Grazie alle domande poste dagli utenti e alle risposte ricevute, possibile avere alcune informazioni sulla gestione dei voli del drone-elicottero.

Le tematiche sono state molteplici, anche perch gli argomenti toccati non erano solo inerenti al drone ma anche a come poter lavorare al JPL (per esempio). Nonostante tutto stato interessante poter leggere alcune nuove informazioni che permettono di rispondere a curiosit che gli utenti si sono posti durante i voli.


Alcune informazioni su NASA Ingenuity

Innanzitutto, parlando dei prossimi voli (il quarto e il quinto), sappiamo che gli ingegneri vorranno spingere ulteriormente i limiti di NASA Ingenuity. Infatti bisogna ricordare che il drone non previsto per avere una vita operativa lunga e presto sar abbandonato. Per questo si vuole “estrarre” il maggior numero di dati dalle varie sessioni di volo. Come ricordato da Shannah Withrow-Maser, sopravvivere al lancio, all’atterraggio e alle notti marziane sono state “pietre miliari” importanti e aggiungendo “pensa a tutto il resto come a un bonus”.

Per quanto riguarda la parte di calcolo, si puntato ovviamente sull’affidabilit, anche se ci si basa sempre su un’architettura distribuita come i droni commerciali. C’ un FPGA che responsabile delle attivit principali del sistema, dei collegamenti e del controllo dell’alimentazione. Non manca poi il SoC Qualcomm Snapdragon 801 che invece si occupa della sequenza di volo, dell’analisi delle immagini in bianco e nero della fotocamera ingegneristica mentre un microcontrollore (semplice ma molto veloce) esegue dei loop ad alta frequenza a 500 Hz traccia i movimenti del drone attraverso accelerometri e giroscopi. Non avendo un sensore per il vento, si sfrutta l’inclinometro per conoscere l’inclinazione e apportare le correzioni (automaticamente). Si utilizza poi MEDA, la stazione meteorologica su Perseverance, per monitorare la velocit del vento nella zona durante la giornata, oltre i 9 m/s non si pu volare.

Sia il SoC Qualcomm Snapdragon e il microcontrollore utilizzano come software FPrime, il cui codice open source e disponibile a chiunque voglia provarlo (o migliorarlo). Anche se si basa su una versione di Linux che si pu trovare pubblicamente, il software di volo comunque stato scritto internamente dagli ingegneri del JPL.

Alcune informazioni sui video di Perseverance

Durante il video mostrato recentemente si vede la Mastcam-Z di Perseverance puntare verso la zona di decollo/atterraggio ma non seguire il drone durante lo spostamento laterale. Questo dovuto al fatto che il controller del motore della “testa del rover” non stato pensato per funzionare in simultanea con il volo del drone. Si voluto evitare di causare interferenze radio che avrebbero potuto compromettere la prova. I video possono poi essere registrati solo dal rover a 720p (HD) per via della limitata banda dati da Marte.

Sempre in tema di video, forse sar possibile utilizzare i microfoni di Perseverance per catturare il suono di Ingenuity durante il volo. Ma non scontato. L’anidride carbonica che costituisce il 96% dell’atmosfera marziana assorbe le alte frequenze e il rover si trova a 64 metri di distanza. Questo potrebbe significare che nonostante i microfoni siano attivi, non ci sar alcun suono registrato. Inoltre il sistema non pensato per registrare video e catturare l’audio simultaneamente.

Altra informazione riguarda la connessione tra rover e drone. I due dispositivi potrebbero anche essere distanti fino a 1 km e il collegamento radio dovrebbe comunque funzionare. Gli ingegneri comunque preferiscono evitare di avere un segnale debole e quindi stanno piuttosto vicini. Per quanto riguarda invece i dati trasmessi, in tempo reale il drone comunica parte della telemetria a Perseverance (altitudine, velocit, prestazioni degli attuatori, temperatura). Nel corso di due giorni marziani vengono invece inviate informazioni pi complete insieme alle immagini.

Sei batterie e un buon isolamento sono essenziali per il drone

Per quanto riguarda invece l’alimentazione, in NASA Ingenuity troviamo 6 batterie agli ioni di litio del tipo 18650. Queste sono collegate in serie e mettono a disposizione del drone 2 A/h mentre durante il volo il motore ha un assorbimento di 10-15A. Il drone consuma comunque pi energia per mantenersi al caldo che durante il volo. Per questo le prove vengono fatte durante il mezzogiorno marziano mentre al pomeriggio si pensa a ricaricare le batterie. I componenti interni vengono tenuti a circa -15C durante le notti marziane (che possono arrivare a -100C). Il tutto sfruttando del materiale isolante, uno spessore vuoto riempito di anidride carbonica e il riscaldamento.

Altra domanda che stata posta spesso legata alla polvere marziana che si deposita sul pannello solare superiore. Possibile che al JPL non abbiano pensato a una soluzione? Ovviamente non cos. Gli ingegneri hanno pensato a sistemi di rimozione, ma la massa aggiuntiva e le complicazioni della costruzione hanno fatto propendere per scartare questa ipotesi. Piuttosto si pensato a un pannello solare pi grande che potesse assorbire pi energia nonostante la polvere. Durante il primo volo si notato che il pannello solare produceva 221 mA mentre dopo toccava i 234 mA e si pensato che lo spostamento del drone possa aver ripulito parte della polvere. Inserire i pannelli solari sulle pale non sarebbe stato possibile per via della loro massa e dei test aggiuntivi che sarebbero stati necessari.

Si poi fatto un confronto con un altro drone che vedremo nei prossimi anni: si tratta di quello della missione Dragonfly. Questa unit sar per molto diversa da Ingenuity. La prima infatti sfrutter la variazione di velocit dei suoi otto rotori per cambiare direzione, la seconda invece sfrutta la variazione di passo dei due rotori.


Difficilmente la missione verr estesa oltre i 30 sol

Altra domanda ricorrente riguarda il limite temporale di 30 sol per la missione del drone. Gli ingegneri hanno risposto che per quel momento sperano di aver raccolto le informazioni utili. Non si parla di prolungarla in quanto Perseverance deve continuare la sua missione scientifica, che quella principale.

Una delle sfide pi importanti che hanno dovuto superare gli ingegneri stata quella di ridurre la massa. Questo ha quindi previsto l’utilizzo di materiali ad hoc per costruzione e isolamento, elettronica che fosse efficiente ma anche pi piccola e leggera. Inoltre la possibilit di farlo scaldare durante le notti marziane o di farlo piegare per permettere l’alloggiamento nel rover sono stati dei veri e propri grattacapi.

Si anche pensato a un aeroplano piuttosto che un elicottero. Ma il primo ha bisogno di una pista di decollo pi lunga e si preferito volare a velocit pi basse. Un’alternativa sarebbe stata quella di un aliante lasciato cadere da un altro velivolo (per esempio qualcosa di simile a skycrane), ma le difficolt nel controllo hanno fatto cambiare idea e puntare su un elicottero.

Guardando al futuro: quale carico potranno portare i prossimi modelli? Difficilmente si andr oltre il doppio di quanto si riusciti a fare con NASA Ingenuity. Le motivazioni sono da ricercarsi nella difficolt tecnica di realizzare rotori pi grandi mantenendoli comunque rigidi, inoltre il motore potrebbe surriscaldarsi per via della bassa capacit di dissipazione dell’atmosfera marziana. Proprio la dissipazione del calore generato dal motore uno dei limiti al tempo di volo del drone. Per questo sono presenti dei dissipatori in berillio, anche se comunque non possono risolvere del tutto il problema.

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Dell presenta Latitude 7320 Detachable, nato per lo smart worker più incallito



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Dell ha presentato il Latitude 7320 Detachable, un dispositivo che spinge sul concetto di lavoro non “da casa”, ma “da ovunque“. Si tratta di un tablet Windows 10 certificato Intel EVO che si basa su una piattaforma Intel Core di undicesima generazione vPro (Tiger Lake), fino alle CPU della serie Core i7 con grafica integrata Xe. In abbinamento Dell permette di avere fino a 16GB di memoria LPDDR4X-4266 e un SSD M.2 2230 fino a 1TB.

Lo schermo di questo prodotto, o per meglio dire la parte tablet, è un 13 pollici 3:2 FHD+ (1920 x 1280) touch da 500 nits con copertura Corning Gorilla Glass DX Touch. Le sue dimensioni sono di 288,4 x 207,9 x 8,44 mm, per un peso di 851 grammi, mentre la tastiera (venduta a parte) che lo rende un 2 in 1 ha dimensioni di 284,2 x 215,6 x 5,1 mm e pesa 351 grammi.

In termini di porte, troviamo due Thunderbolt 4 con Power Delivery 3.0 e DisplayPort (USB Type C), un lettore d’impronte touch opzionale, un jack combo per cuffie e microfono e una porta LAN Gigabit (via dongle USB). La connettività prevede il Wi-Fi 6, Bluetooth 5.1 e opzionalmente 4G LTE (Snapdragon X20 LTE-A) con supporto alle eSIM. La batteria integrata è una 2 celle da 40 wattora con supporto ExpressCharge 2.0.

La parte multimediale, sempre più importante per chi lavora e si destreggia tra una conference call e l’altra, comprende una webcam frontale da 5 MP 1080p @ 30fps e una rivolta verso l’esterno da 8 MP 1080P @ 30fps senza flash e con Temporal Noise Reduction (TNR) per migliorare la qualità con cambi di luce repentini o a basse luci. Completano il quadro i due microfoni e i due speaker stereo con MaxxAudio Pro.

La penna stilo, opzionale, si carica al 100% in 30 secondi e può durare fino a 90 minuti di uso continuato e può essere riposta nel dispositivo per non andare perduta. Il Latitude 7320 Detachable si presenta con un prezzo di partenza di 1549 dollari.

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FIFA 21, tutte le strade portano a FUT: EA spinge i giocatori ad acquistare loot box



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FIFA Ultimate Team senz’ombra di dubbio la game mode pi popolare del simulatore calcistico distribuito da Electronic Arts. Dietro il successo di questa modalit potrebbe tuttavia celarsi una strategia di marketing molto precisa: il publisher di FIFA 21 vuole spingere i giocatori a spendere soldi reali per i pacchetti di FUT e, dunque, per le tanto criticate loot box.

quanto emerge da un documento interno trapelato in rete e destinato, probabilmente, a una presentazione: EA aveva gi le idee chiare sulle microtransazioni.

“FUT la colonna portante”: svelati i piani di Electronic Arts

Certo, gran parte degli introiti generati dalle ultime iterazioni di FIFA provengono dalle microtransazioni, ma solo ora abbiamo una conferma di un’autentica strategia mirata. Secondo alcuni documenti ottenuti da CBS News, Electronic Arts avrebbe preparato una presentazione con l’obiettivo di promuovere la serie FIFA e la modalit Ultimate Team, definita dal publisher statunitense la “colonna portante” dell’intero franchise.

In un paio di diapositive – ormai rilasciate online – possibile leggere alcune frasi particolarmente rilevanti, come “Stiamo facendo tutto ci che possiamo per spingere gli utenti a giocarci” o “Tutte le strade portano a FUT”, tutte riferite alla modalit basata su pacchetti di ricompense casuali. Si parla anche delle inserzioni preparate dallo sviluppatore per veicolare gli utenti verso l’acquisto di nuovi pacchetti FUT, cos come del targeting mirato con cui EA pu attrarre nuovi giocatori provenienti dalle altre modalit di FIFA 21.

Stando al report di CBS News, queste informazioni sono contenute in un documento di circa 54 pagine, condiviso da un anonimo insider del settore gaming. In una di queste pagine si accenna inoltre al termine “grind currency”, legato di fatto al grinding e, dunque, all’esecuzione di operazioni ripetitive al fine di ottenere una determinata ricompensa – la valuta virtuale di FIFA, in questo caso, il cui ottenimento richiede numerose ore di gioco.

In ogni caso, una notizia del genere non far che alimentare il fuoco della polemica: sono diversi i paesi europei che si sono gi opposti a Electronic Arts e alle microtransazioni di FIFA Ultimate Team, con le sue loot box che sono state etichettate come gioco d’azzardo.


EA si difende dalle accuse: “non spingiamo le persone a spendere soldi”

Un portavoce di EA si rifiutato di rispondere alle domande di CBS News, ma ha specificato che il documento in questione stato “contrassegnato come privilegiato e riservato” e che le suddette interpretazioni sarebbero fuorvianti, senza tuttavia offrire delucidazioni.

“Tutti i giochi di EA possono essere giocati senza spendere soldi in oggetti di gioco”, ha dichiarato il portavoce Charlie Fortescue, anticipando ci che avrebbe affermato la sua stessa compagnia poche ore dopo la pubblicazione di CBS News.

In un lungo comunicato rilasciato sul suo sito web, infatti, EA si difesa dalle accuse chiarendo alcuni punti del documento in questione. In particolare, il publisher dichiara di non aver intenzione di “spingere” le persone a spendere soldi nei suoi giochi: “Laddove forniamo questa scelta, siamo molto attenti a non promuovere la spesa rispetto al guadagno nel gioco, e la maggior parte dei giocatori di FIFA non spende mai soldi per oggetti di gioco”.

“Prendiamo molto seriamente la nostra responsabilit di fornire ai giocatori un’esperienza sicura e divertente”, aggiunge Electronic Arts, ribadendo di essere “fortemente in disaccordo” sul fatto che FIFA o altri giochi pubblicati dalla compagnia vengano associati al gioco d’azzardo.

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