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I glitch nella realtà tra teorie e dibattito scientifico

I glitch nella realtà tra teorie e dibattito scientifico



Da Wired.it :

Persino Eugenio Montale, una volta, si è chiesto: cosa accadrebbe se la realtà glitchasse? In una poesia della raccolta Ossi di seppia (nel 1925: prima dei videogiochi e dei supercomputer) il premio Nobel si domandava: se, passeggiando, mi voltassi e trovassi il nulla? La risposta: “Poi, come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto / alberi, case, colli per l’inganno consueto. / Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto / tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto”. L’immagine di uno schermo su cui, in una frazione di secondo, dopo il nulla il paesaggio ricompare è antesignana di un qualsiasi videogioco: nel mondo del gaming, quest’anomalia dipende da un errore di visualizzazione grafica (di rendering, in gergo tecnico) ed è fastidiosa, ma innocua. La definizione di glitch però è più ampia e consiste nel comportamento anomalo di un software, qualcosa che “non funziona come dovrebbe” nell’economia di una simulazione.

Le teorie su Reddit

Nell’ultimo decennio è diventata sempre più popolare su Internet l’idea che anche la nostra realtà possa glitchare. Il subreddit “Glitch_in_the_Matrix”, in cui vengono raccontati episodi apparentemente inspiegabili nella vita quotidiana degli utenti, ha più di un milione di iscritti; su TikTok, i video più cliccati sull’argomento superano i tre milioni di like. Il subreddit, in particolare, viene aggiornato continuamente, almeno un paio di volte al giorno, con storie di salti temporali o di oggetti che spariscono, si sdoppiano o cambiano temporaneamente. Una ragazza giura di aver trovato in casa sua una seconda coppia di Airpods che non solo non appartengono a nessuno dei suoi amici, ma che vengono riconosciute dal suo cellulare con lo stesso nome delle sue; un’altra racconta di essersi svegliata alle nove di mattina, riaddormentata e poi svegliata di nuovo alle sette della mattina dello stesso giorno. Su TikTok, un utente mostra come la lampada del salotto sia spenta, mentre nel riflesso di un vetro sembri accesa.

Se un glitch è un malfunzionamento dentro una simulazione, e c’è chi crede che la realtà possa glitchare, non potrebbe allora essere una simulazione anche la realtà in cui viviamo?

Cosa dice la comunità scientifica

In uno studio del 2019, in “Glitch in the Matrix: Urban Legend or Evidence of the Simulation?”, il transumanista russo Alexey Turchin e l’informatico russo Roman Yampolskiy hanno classificato in una tabella i glitch più comuni su Reddit, cercando di stabilire se possano essere sintomo di un’effettiva realtà simulata o una semplice leggenda metropolitana. Yampolskiy e Turchin si occupano entrambi di simulazioni e intelligenza artificiale: il primo lavora nella cybersecurity e crede nella necessità limitare lo sviluppo dell’Ai, il secondo è conosciuto per le sue ricerche sull’immortalità digitale. Secondo lo studio, nella maggior parte dei casi non esistono prove di questi glitch, “e il fenomeno potrebbe spiegarsi con un mix di bufale, creepypasta [racconti diffusi online e inventati appositamente per essere inquietanti, ndr], coincidenze e diverse forme di bias cognitivi”. Inoltre, la percezione della probabilità di un evento da parte della gente comune è spesso abbastanza lontana da quella reale, così che eventi normali o classificabili solo come curiosi possono apparire incredibili.

L’ipotesi che la realtà di ogni giorno consista in una simulazione non è però esclusiva di una nicchia di utenti su internet, e non dipende solo da una cattiva comprensione popolare delle distribuzioni di probabilità di un evento: nell’ultimo decennio l’idea è diventata sempre più dibattuta, nella scienza come nella filosofia. Molti fisici, tra cui Carlo Rovelli, ritengono l’idea assurda, pseudoscienza. In un video per la casa editrice Penguin, per esempio, Rovelli scoppia a ridere e commenta: “Non ha senso. Perché il mondo dovrebbe essere una simulazione? Il mondo è il mondo”. Altri studiosi, come il professore di fisica Melvin Vopson, sono più possibilisti e ritengono che non esistano ancora gli strumenti per distinguere una realtà simulata da una non-simulata. In un articolo pubblicato lo scorso mese di ottobre, Vopson ha proposto una nuova legge della fisica che, se si rivelasse corretta, spiegherebbe perché l’universo tende alla simmetria: la simmetria, spiega Vopson, comporta infatti minore quantità d’informazione veicolata. Ciò, aggiunge, potrebbe essere una traccia del fatto che il nostro universo sia una simulazione: per una realtà di tali dimensioni, sarebbe necessario ottimizzare e comprimere i dati, “per ridurre l’enorme potenza computazionale e lo spazio di archiviazione richiesti”.

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Melvin Vopson ha proposto la “seconda legge dell’infodinamica”, che potrebbe essere un indizio a supporto dell’ipotesi sul nostro universo

Anche il divulgatore scientifico Neil deGrasse Tyson ed Elon Musk, affidandosi a una teoria elaborata nel 2003 dal filosofo Nick Bostrom, sono convinti che vivere in una simulazione sia una possibilità concreta. In sostanza, Bostrom si chiede: tra tutte le realtà simulate passate, presenti e future, quanto è ragionevole supporre che proprio la nostra sia la realtà non simulata? Comunque, secondo il filosofo australiano David Chalmers, nel caso in cui l’ipotesi dovesse rivelarsi corretta il mondo non cambierebbe molto. Dal momento che tutto ciò che avremmo mai vissuto sarebbe simulazione, infatti, non sarebbe per questo meno reale per noi: “Se davvero siamo in una simulazione, tavoli e sedie non sono illusioni ma oggetti perfettamente reali: sono oggetti digitali fatti di bit”.



[Fonte Wired.it]

Whatsapp, presto potremo usarlo per chattare con altre app

Whatsapp, presto potremo usarlo per chattare con altre app



Da Wired.it :

In generale, l’idea alla base dell’interoperabilità è semplice: per mettersi in contatto con i propri amici o familiari non dovrebbe essere necessario sapere quale app di messaggistica usano, comunicando da un’app all’altra senza doverle scaricare entrambe. In un mondo ideale si potrebbe per esempio usare iMessage per chattare con una persona su Telegram. Ma per le app con milioni o miliardi di utenti realizzare tutto questo non è semplice: i servizi di messaggistica crittografati utilizzano configurazioni proprie, protocolli diversi e hanno standard specifici in materia di privacy.

Nonostante WhatsApp stia lavorando all’interoperabilità da più di un anno, ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che le chat di terze parti arrivino nelle app degli utenti. Le aziende di messaggistica che desiderano interagire con WhatsApp o Messenger dovranno prima firmare un accordo con Meta. Brouwer fa sapere che i dettagli completi del progetto saranno pubblicati a marzo; nel quadro delle regole europee, la società avrà poi diversi mesi per mettere in atto il piano.

Brouwer sostiene anche che Meta preferirebbe che altre app utilizzassero il protocollo di crittografia Signal su cui si basano i suoi sistemi. Oltre all’omonima app e alle piattaforme di messeggistica di Meta, il protocollo è usata anche da Google Messages e Skype.

Ma l’interoperabilità di WhatsApp avrà una certa dose di flessibilità. Se riusciranno a “dimostrare” di raggiungere gli standard di sicurezza indicati da WhatsApp, l’app di Meta consentirà infatti alle altre applicazioni di utilizzare protocolli di crittografia diversi. Secondo Brouwer, gli sviluppatori di terze parti avranno anche la possibilità di aggiungere un proxy tra le loro app e il server di WhatsApp, eliminando la necessità di utilizzare i protocolli client-server di WhatsApp, ma “aumentando anche i potenziali vettori di attacco“.

Finora non è chiaro quali aziende – sempre che ce ne siano – abbiano intenzione di collegare i propri servizi a WhatsApp. Wired US ha interpellato in merito 10 società che gestiscono servizi di messaggistica o chat, tra cui Google, Telegram, Viber e Signal. La maggior parte non ha risposto alla richiesta di commento, mentre quelle che lo hanno fatto – Snap e Discord – hanno detto di non avere nulla da aggiungere. Matthew Hodgson, il cofondatore di Matrix, un’organizzazione che sta costruendo uno standard open source per la crittografia e gestisce l’app di messaggistica Element, ha confermato che la sua azienda ha lavorato con WhatsApp sull’interoperabilità in modo “sperimentale“, senza però aggiungere altro per via di un accordo di non divulgazione. In una conferenza tenutasi a inizio mese, Hodgson ha mostrato architetture “ipotetiche” che Matrix potrebbe usare per connettersi ai sistemi di due gatekeeper che non utilizzano gli stessi protocolli di crittografia.

Dubbi e criticità

Nel frattempo, la portavoce dell’app di messaggistica svizzera Threema Julia Weis ha dichiarato che WhatsApp abbia contattato l’azienda per discutere dei suoi piani sull’interoperabilità, il sistema proposto non rispondeva agli standard di sicurezza e privacy del servizio. “Non abbiamo modo di sapere cosa succede effettivamente con i dati degli utenti che vengono trasferiti a WhatsApp, che dopotutto è closed source“, ha dichiarato la portavoce (va però sottolineato che nella sua informativa sulla privacy WhatsApp indica come utilizza i dati degli utenti).



[Fonte Wired.it]

Byd, perché è destinata a battere Tesla

Byd, perché è destinata a battere Tesla



Da Wired.it :

Per ora, il sorpasso è stato solo sull’ultimo trimestre. Ma è destinato a consolidarsi sempre di più. Il colosso cinese Byd ha venduto 525.409 veicoli elettrici a batteria nel periodo di tre mesi fino al 31 dicembre, contro i 484.507 di Tesla. Nel corso dell’intero anno, la casa automobilistica di Elon Musk ha comunque venduto in totale 1,8 milioni di auto elettriche (settore in cui la Cina ha un ruolo sempre più rilevante), più degli 1,57 milioni di Byd. Ma il vantaggio di Tesla rispetto al rivale cinese, pari a circa 230mila unità nel 2023, si è notevolmente ridotto rispetto alle 400mila unità registrate nel 2022. Queste performance sono riconducibili a due diversi modelli di business adottati da Tesla e Byd.

Una delle differenze più evidenti è quella legata al posizionamento di mercato: Tesla si rivolge principalmente al segmento premium, offrendo veicoli elettrici ad alte prestazioni con particolare attenzione al lusso e all’innovazione. Byd, invece, si rivolge a una base di clienti più ampia, producendo una gamma diversificata di veicoli elettrici, tra cui autobus, camion e autovetture, a diversi livelli di prezzo. Inoltre, Tesla segue una struttura aziendale integrata verticalmente che garantisce il controllo dell’intero processo produttivo dell’auto: dalla progettazione alla fabbricazione, fino alla vendita e all’assistenza. Byd invece è attiva in diversi settori che comprendono non solo i veicoli elettrici, ma anche lo stoccaggio di energia, i pannelli solari e le soluzioni di trasporto pubblico elettrificato.

Il nodo batterie e il vantaggio del prezzo

Sul fronte delle batterie Tesla dipende ancora (almeno in parte) proprio da Byd. Dal 2020, l’azienda cinese produce le sue batterie al litio ferro fosfato (le Blade batteries) che utilizzano nelle proprie auto e che vendono ad altre case automobilistiche, come Toyota. Secondo i media tedeschi, Tesla utilizza e le Blade batteries di Byd per le sue auto Model Y prodotte nella gigafactory di Berlino.

La diversità del modello di business delle due aziende è riscontrabile anche nel ventaglio di prodotti offerti. Tesla si concentra principalmente sui veicoli elettrici per passeggeri, dalle berline come la Model S e la Model 3 ai Suv come la Model X e la Model Y. L’azienda cinese, invece, offre un portafoglio di prodotti più diversificato che comprende non solo autovetture, ma anche autobus elettrici, camion, carrelli elevatori e sistemi di accumulo di energia, per soddisfare diverse esigenze di trasporto e di energia.

Byd domina l’industria cinese dei veicoli elettrici dal 2015, quando ha superato i suoi rivali nazionali e stranieri nel più grande mercato automobilistico del mondo. Uno dei suoi principali vantaggi nei confronti di Tesla, che comunque rimane il numero due in Cina, è il prezzo. Rispetto all’azienda di Musk, il produttore cinese ha prezzi più accessibili. Il suo modello base viene venduto in Cina a poco più di 10mila dollari, mentre la Tesla Model 3 più economica costa più di 32mila dollari.

Byd punta sui mercati emergenti

Ci sono parziali differenze anche nella penetrazione geografica delle due aziende. Sebbene entrambe abbiano una presenza globale, la focalizzazione geografica è diversa. Tesla ha una posizione importante negli Stati Uniti e in Europa. Byd, invece, ha una presenza dominante nel suo mercato nazionale, la Cina, tanto da erodere poco a poco il vantaggio che aveva accumulato Tesla in quel mercato negli scorsi anni. Le autovetture di Byd non sono ancora disponibili negli Stati Uniti, mentre i suoi autobus elettrici – prodotti a Lancaster, in California – sono già venduti negli Usa.



[Fonte Wired.it]

Agricoltori, 9 miti da sfatare sulle politiche europee contro cui protestano

Agricoltori, 9 miti da sfatare sulle politiche europee contro cui protestano



Da Wired.it :

Negli ultimi mesi, le proteste degli agricoltori europei contro la Politica agricola comune (Pac) hanno portato a risultati concreti. La Commissione europea ha risposto positivamente ad alcune richieste, come il ritiro della proposta di abolizione dei pesticidi inquinanti e le semplificazioni burocratiche. Tuttavia, è evidente che in certi casi il movimento di protesta sia stato strumentalizzato a fini politici a livello nazionale. Per esempio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha criticato l’approccio dell’Unione Europea dicendo: “Sul tema degli agricoltori ribadisco che l’approccio ideologico, finora tenuto in Europa, è stato sbagliato”.

Questo non corrisponde esattamente alla realtà: infatti, al di là delle critiche legittime, l’Unione europea ha dimostrato una certa flessibilità nell’applicazione della Pac, aggiornata nel 2021, cercando di favorire l’agricoltura e di evitare imposizioni eccessive durante un periodo di crisi nel settore che ormai si protra da anni. È importante sottolineare che il settore agricolo beneficia grandemente dei sussidi europei, con 28 miliardi di euro direttamente assegnati all’Italia e ulteriori 8 miliardi destinati alle autorità nazionali e regionali. Wired ha esaminato le principali questioni sollevate dagli agricoltori e le relative azioni dell’Unione Europea, in modo da distinguere, a oggi, tra critiche pretestuose e reali istanze.

Le tesi

Falso: c’è almeno fino al 2027. Una delle caratteristiche più significative di questa versione aggiornata della Pac è l’assicurazione di un reddito fisso per gli agricoltori fino al termine del 2027. Questo impegno a lungo termine offre stabilità economica agli operatori del settore, rispondendo così a una delle loro principali richieste. La certezza di un reddito prevedibile consente agli agricoltori di pianificare investimenti, innovazioni e sviluppo delle proprie attività con maggiore sicurezza. Oltre alla garanzia di stabilità economica, la Pac aggiornata prevede anche misure speciali per affrontare le sfide emergenti e le situazioni di crisi. Un esempio tangibile di questo sostegno è rappresentato dal fondo di riserva di crisi, dal quale l’Italia ha ricevuto l’anno scorso un finanziamento superiore agli altri paesi, per via delle devastanti alluvioni che hanno colpito duramente molte aree del paese.

Quasi-vero. La Commissione ha recentemente annunciato l’introduzione di un nuovo meccanismo di flessibilità che riguarda le “buone pratiche agricole” necessarie per accedere ai finanziamenti nel settore. Questa decisione include la deroga del requisito, incluso nella disposizione numero 8, che richiedeva il mantenimento del 4% dei campi non coltivati sopra i 10 ettari. L’Unione europea ha istituito questo meccanismo flessibile per l’anno in corso, consentendo agli agricoltori di utilizzare il 4% del terreno per specifiche colture, ma senza l’uso di fitofarmaci.

Falso: ora non più. L’accesso ai finanziamenti della Pac è stato oggetto di discussione tra molti piccoli agricoltori, i quali ritengono che le aziende agricole di dimensioni maggiori abbiano un maggiore accesso ai fondi. Tuttavia, la nuova modalità di distribuzione della Pac non segue semplicemente la proporzione degli ettari posseduti, ma prevede un incentivo aggiuntivo per favorire i sussidi ai piccoli agricoltori. È stato stabilito che una percentuale massima del 10% dei sussidi agricoli può essere trasferita dai grandi agricoltori a quelli di dimensioni minori, anche se l’entità di questa ridistribuzione è a discrezione dei singoli stati. Inoltre, è stata prevista la possibilità di implementare un plafonamento agricolo, ma, anche qui, la decisione di adottarlo spetta agli Stati membri dell’Unione europea. L’Italia, ad esempio, finora ha deciso di non adottarlo. La Pac 2021 include anche disposizioni che offrono flessibilità nelle norme di concorrenza. Questo consente agli operatori del settore di stabilire, in determinate circostanze, accordi rispetto alla sostenibilità che possono comportare l’applicazione di prezzi più elevati ai prodotti.

Falso: le cose cambieranno, almeno un po’. Con la nuova Pac viene introdotta una nuova forma di governance che sposta il potere decisionale non solo a Bruxelles, ma anche agli stati membri, i quali possono adottare misure su misura basate sulle esigenze specifiche dei loro territori. Si mira a favorire la scelta di modelli di business agricoli che siano non solo sostenibili dal punto di vista ambientale, ma anche da quello sociale, e che siano economicamente redditizi. È in arrivo, inoltre, un nuovo pacchetto di misure con l’obiettivo di semplificare le regole burocratiche e amministrative previste dalla Pac, al fine di rendere l’accesso ai sussidi più efficiente ed efficace. Il 26 febbraio gli stati membri si confronteranno con l’Ue per discutere tali modifiche.

Falso: è più flessibile di quanto si creda. La presidente dell’Ue, Ursula von der Leyen ha annunciato la scorsa settimana il ritiro della proposta sull’uso dei pesticidi, optando per un approccio più riflessivo e attento verso la transizione verde. Ma ha fatto sapere, che comunque l’Ue si impegnerà a ridurre la dipendenza dell’agricoltura dall’uso intensivo di sostanze chimiche, come pesticidi e fertilizzanti, con l’obiettivo di promuovere pratiche agricole più sostenibili. Gli “ecoschemi”, ad esempio, rappresentano un’importante iniziativa per promuovere la transizione verso pratiche agricole più rispettose dell’ambiente. Questi programmi includono iniziative come l’agricoltura di precisione e la riduzione dell’uso di pesticidi, con l’obiettivo di proteggere la salute dell’agricoltura e la qualità dei prodotti europei.

Quasi-Falso. Le nuove direttive dell’Ue riguardanti il settore agricolo non contemplano gli organismi geneticamente modificati (Ogm) e l’editing genetico; in tal senso i regolamenti esistenti rimangono ad oggi invariati. Tuttavia, di recente il Parlamento europeo ha adottato una posizione favorevole allo sdoppiamento dei regolamenti che disciplinano gli Ogm rispetto a quelli che riguardano le nuove tecniche genomiche (Ngt). L’obbiettivo è favorire la cultura degli Ngt che impiegano metodi più precisi e mirati rispetto agli Ogm e che non comportano l’introduzione di Dna estraneo. Vengono incentivate, invece, le nuove tecniche agricole: dai satelliti per stimare l’impatto ambientale delle colture alle startup di pulizia del suolo.

Vero. All’inizio del conflitto bellico, c’era preoccupazione riguardo alla disponibilità di grano in Europa, per questo è stato agevolato l’accesso ai prodotti ucraini sul mercato europeo abolendo i dazi sulle importazioni. Inoltre, sono stati implementati meccanismi per mantenere costanti i flussi di approvvigionamento con l’apertura delle rotte terrestri per consentire il transito del grano dopo la fine dell’accordo con la Russia per il libero passaggio attraverso il Mar Nero. Inizialmente, i prezzi hanno registrato un significativo aumento – soprattutto nei paesi di transito della rotta terrestre come Polonia e Repubblica Ceca –, ma ora si è raggiunta una certa stabilità. L’Ue ha previsto pacchetti di aiuti di emergenza e ha introdotto flessibilità nelle norme sugli aiuti di stato, consentendo così alle aziende più in difficoltà di ottenere maggiori finanziamenti pubblici. Finito l’allarme prezzo dei cereali, oggi si discute se rinnovare gli accordi che favoriscono le importazioni dall’Ucraina per prodotti come uova, zucchero e al pollame. Per affrontare questo problema, la Commissione ha proposto l’introduzione, entro il prossimo giugno, di meccanismi di salvaguardia volti a prevenire un’eccessiva crescita delle importazioni di tali prodotti. Questo nuovo meccanismo mira a controllare le importazioni e la proposta è attualmente all’esame del Parlamento.

Vero, ma ci vorrà del tempo. Dal 24 gennaio la farina di grillo può essere venduta liberamente in tutta l’Unione europea, Italia compresa. La commercializzazione di insetti a scopo alimentare è stata resa possibile grazie all’aggiornamento del Regolamento comunitario sugli alimenti avvenuto nel 2018, per rendere più semplice e rapida la regolamentazione e l’autorizzazione, senza abbassare gli elevati standard di sicurezza alimentare dell’Unione. Starà poi ai consumatori decidere se provare o meno i nuovi alimenti, ma nel frattempo, grazie al paragrafo dedicato ai cosiddetti “novel food”, gli insetti considerati sicuri per il consumo umano possono essere riconosciuti sia come nuovi alimenti sia come prodotti tradizionali in arrivo da paesi terzi. Nonostante l’interesse di alcune aziende al business degli insetti, in Italia e in altri paesi dell’Unione Europea, a causa di resistenze culturali, questi prodotti non hanno ancora ottenuto un grande successo sul mercato, e almeno per ora non hanno intaccato l’equilibrio del mercato.

Vero. Ma anche su questo l’Ue prova a fare qualcosa. Come parte dell’iniziativa “Fit to 55” vengono promosse filiere più dirette tra produttori e consumatori, riducendo le parti intermedie della catena di approvvigionamento. Un esempio di questo approccio è l’agricoltura urbana, che si pone più vicina al consumatore, favorendo così filiere più corte. Ciò implica anche la facilitazione della logistica e lo sviluppo di mercati e consorzi per agevolare il processo.



[Fonte Wired.it]

Fantastic Four, tutti gli indizi sul film

Fantastic Four, tutti gli indizi sul film



Da Wired.it :

Nel giorno di San Valentino, forse a voler celebrare una specie di amore “familiare”, Marvel ha annunciato a sorpresa un po’ di informazioni notevoli su The Fantastic Four, il nuovo film dedicato al quartetto supereroistico che ha avuto diverse incarnazioni sullo schermo. Quella prevista in arrivo per il luglio 2025, per la prima volta all’interno del Marvel Cinematic Universe, avrà un cast di tutto rispetto: saranno infatti Pedro Pascal, Vanessa Kirby, Joseph Quinn e Ebon Moss-Bachrach a interpretare rispettivamente Reed Richards/Mr. Fantastic, Sue Storm/Donna invisibile, Johnny Storm/Torcia umana e Ben Grimm/La Cosa. Nello stesso momento è stata diffusa un’illustrazione che i fan in queste ore stanno analizzando in ogni singolo dettaglio per carpire anticipazioni sulla pellicola che sarà.

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La storia originale

Questa official art mostra i quattro protagonisti che celebrano la Festa degli innamorati, ma in realtà ci può dire molto di più. Innanzitutto è interessante che il quartetto abbia le fattezze dei rispettivi attori, mostrati senza ringiovanimenti (i capelli di Pascal, addirittura, hanno la tipica striatura bianca laterale della sua controparte dei fumetti): questo significa che il cast avrà un’età più matura rispetto agli ultimi tentativi di adattamento filmico, in particolare rispetto al Fantastic Four del 2015, dai risultati disastrosi al botteghino, che aveva introdotto dei protagonisti molto giovani.

Ben Grimm, poi, è mostrato sia nella sua versione “rocciosa” sia – in una foto sullo sfondo – nella sua versione umana precedente alla trasformazione. Il suo ritratto in tuta Nasa sembra confermare che i quattro saranno nuovamente degli astronauti (a differenza di semplici scienziati come nel film del 2015), ricollegandosi alla loro origin story dei fumetti.

Un robot per amico

Non finisce qui. Nell’illustrazione, in basso a sinistra, vediamo un piccolo robot: si tratta dell’amabile H.E.R.B.I.E. (Humanoid Experimental Robot, B-type, Integrated Electronics), un piccolo androide introdotto in una serie animata degli anni Settanta. Poiché era stato creato da Mr. Fantastic per rintracciare il super villain Galactus, c’è chi sostiene che sarà proprio questo l’antagonista della piccola. E visto che il robottino nasce in storie per bambini, questo potrebbe suggerire che anche il tono in generale del film sarà leggero e familiare.

Un altro rumor degli ultimi mesi che sembra essere confermato da questa immagine è l’ambientazione storica, che come molti hanno anticipato potrebbe essere negli anni Sessanta, la stessa epoca in cui comparvero le loro prime avventure a fumetti. Le tantissime ipotesi a partire da una sola immagine confermano quanta curiosità ci sia per questo The Fantastic Four, in attesa dei prossimi dettagli ufficiali.





[Fonte Wired.it]

Il tablet Huawei che si piega in tre

Il tablet Huawei che si piega in tre



Da Wired.it :

Potrebbe arrivare prima della fine dell’anno un nuovo tablet Huawei pieghevole che punterà su un’insolita forma a Z con il display che godrà di una doppia piega per compattare notevolmente l’ingombro. Quando non utilizzato e chiuso risulterà solo appena più spesso dei modelli a una piega, ma quando si deciderà di dispiegarlo potrà offrire una diagonale di ben 10 pollici. Non ci sono ancora immagini definitive di questo dispositivo, che però è apparso in alcuni render e potrebbe fare capolino nei prossimi mesi.

Le ultime voci che arrivano dalle aziende manifatturiere asiatiche raccontano di piani di produzione potenzialmente ridotti per colossi come Vivo, Oppo e Oneplus, che sembrano non aver raccolto quanto sperato nelle vendite dei smartphone pieghevoli. E mentre Samsung continua a spron battuto nell’aggiornamento della sua linea Z Fold e Z Flip, con le prossime novità attese in agosto, è Huawei che potrebbe prendere il sopravvento nella terra del dragone, diventando il produttore con più dispositivi foldable in catalogo. I rumors puntano su qualche progetto più particolare per affiancare agli attuali smartphone a libretto e a conchiglia anche una variante più originale come il tablet a doppia piega. Il concetto alla base del tablet Huawei sembra ispirato ai quotidiani cartacei, che spesso si piegano in due sul lato corto per diventare più semplici da trasportare o infilare in zaini o borse.

La struttura più abbondante potrebbe inoltre lasciar spazio anche ad altri componenti come una batteria più massiccia (quindi più duratura) e più fotocamere e in tal senso questo tablet pieghevole Z avrebbe tutte le carte in regola per piazzarsi nella categoria dei top di gamma dall’alto prezzo. Huawei non è il solo brand che sta progettando un dispositivo a doppia piega, negli scorsi mesi si era visto un brevetto simile di Xiaomi per ora ancora non sfruttato, mentre Samsung si era spinta oltre con un concept con piega addirittura perpendicolare per ancora più libertà di apertura e chiusura della struttura.



[Fonte Wired.it]