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Tre certezze e tre dubbi sul live-action
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Tre certezze e tre dubbi sul live-action | Wired Italia



Da Wired.it :

Dopo anni di rumor, presentazione del cast e immagini teaser, finalmente è stato presentato il primissimo trailer dedicato al live-action di One Piece. Palco perfetto per l’occasione è stato il Netflix Tudum, l’evento dedicato ai fan per presentare tutte le grandi novità della piattaforma di streaming. Oltre al trailer molte altre succose informazioni sono state rivelate, come ad esempio che la prima stagione sarà composta da 8 episodi e, soprattutto, che debutterà in tutto il mondo il prossimo 31 agosto.

Erano anni ormai che si parlava di un live-action dedicato a One Piece, da quando nel 2017 era stata annunciata la collaborazione tra Shueisha, l’editore giapponese del manga, e la casa di produzione americana Tomorrow Studio. Sin dagli inizi era stato rivelato che l’autore del fumetto originale Eiichiro Oda, avrebbe svolto il ruolo di produttore esecutivo, curando in prima persona tutti i passaggi dell’adattamento a serie tv della sua opera. Oda d’altronde è sempre stato, giustamente, molto geloso del suo manga, mosso soprattutto da un senso di dovere verso i suoi fan nel proporre un’opera della massima qualità, come ha più volte dichiarato anche all’interno delle pagine del suo fumetto.

Nel 2020 venne poi reso ufficiale che la serie sarebbe stata prodotta per Netflix, che ne aveva ordinato la prima stagione. Come sappiamo poi la pandemia ha rallentato i lavori, ma finalmente sembra che il 2023 sarà l’anno del debutto ufficiale dell’attesa serie tv. La prima stagione, come si evince dal trailer, coprirà la parte ambientata nell’East Blue, ossia dagli inizi in cui la ciurma di Rufy si inizia a formare fino all’entrata nella Rotta Maggiore. Dovremo dunque aspettare ancora un paio di mesi per vedere se questo live-action riuscirà a tenere fede al grosso nome che porta, ma nel frattempo abbiamo deciso di stilare una lista sia dei tre punti che più ci hanno colpito che di quelli che più ci hanno lasciato perplessi dopo la visione del primo trailer di One Piece.



[Fonte Wired.it]

Uber Eats chiude e non vuole occuparsi dei suoi rider
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Uber Eats chiude e non vuole occuparsi dei suoi rider | Wired Italia



Da Wired.it :

Nessun paracadute per i circa 7mila rider che Uber Eats lascerà a piedi dopo l’annunciata chiusura delle attività in Italia. Lo denunciano le federazioni delle categorie di Cgil Cisl e Uil del terziario e dei lavoratori autonomi e atipici, dopo un incontro con Uber Eats, a seguito dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo di tutti i lavoratori e le lavoratrici presenti in Italia come conseguenza della scelta di chiusura della filiale italiana.

“Uber Eats, per tramite dei suoi legali, ha comunicato la volontà di incontrare unicamente le federazioni di Filcams Cgil Fisascat Cisl e Uiltucs per i soli dipendenti diretti e l’indisponibilità a confrontarsi con le federazioni di NIdil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Uil, in rappresentanza delle migliaia di lavoratori e lavoratrici che quotidianamente recapitano presso i clienti il cibo da asporto, i rider, escludendoli pertanto dal tavolo senza addurre motivazione alcuna”, scrivono in una nota i sindacati. In Italia l’uscita dal mercato comporta il taglio di 50 posti di lavoro nella sede centrale. Se per queste persone la multinazionale dei trasporti e delle consegne è disposta a sedersi al tavolo, altrettanto non vale per i fattorini. E questo nonostante Uber Eats sia stata commissariata per caporalato dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, per lo sfruttamento dei rider, i fattorini addetti alle consegne di cibo per il servizio Uber Eats legato a due società di intermediazione del settore della logistica.

Crediamo che questa scelta sia molto grave, lesiva dei diritti dei lavoratori e delle prerogative sindacali: Uber Eats deve assumersi la responsabilità delle sue scelte anche nei confronti di tutte le persone che da anni lavorano come rider – scrivono i sindacati -. Lavoratori inquadrati come collaboratori occasionali o partite Iva che rischiano di rimanere, per la natura del loro contratto, senza un reddito e senza ammortizzatori sociali. Chi fino a oggi ha garantito all’azienda incassi e la possibilità di proseguire l’attività commerciale, oltre a venir licenziato, si vede negata ogni possibilità di confronto o negoziazione con l’azienda. Non ci sottrarremo al confronto e pertanto invitiamo l’azienda a rivedere la sua posizione, diversamente siamo pronti ad intraprendere tutte le iniziative necessarie a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che rischiano di trovarsi senza tutele nelle prossime settimane e procederemo in tutte le sedi che riterremo opportune per veder garantita la legittima rappresentanza dei rider”.

Il caso di Glovo

Nel frattempo il 20 giugno il Tribunale di Palermo ha costretto Glovo, una multinazionale del food delivery, a spiegare il sistema di assegnazione delle consegne dei rider. Lo fa sapere la Cgil “A conclusione di un processo per condotta antisindacale promosso da Filcams, Nidil e Filt Cgil il Tribunale di Palermo sancisce un nuovo importante diritto nel percorso da tempo intrapreso per il pieno riconoscimento del valore del lavoro dei rider – si legge in una nota -. Glovo è stata costretta disvelare la logica e i meccanismi di selezione con i quali opera Jarvis, l’algoritmo che distribuisce le consegne nella rete dei rider della piattaforma. Il Tribunale ha adottato l’innovativa decisione che impone di rendere comprensibile l’algoritmo spiegandone il funzionamento, negando che il segreto industriali paralizzi il diritto alle turnazioni dei sistemi gestionali automatizzati. Grazie alle azioni di Nidil, Filcams e Filt i rider hanno oggi diritto a conoscere i criteri che determino il conferimento degli ordini, la disconnessione e la perdita delle possibilità di lavoro. È una vittoria fondamentale che segna un importante traguardo in quanto solo la piena conoscenza dei sistemi automatizzati e delle piattaforme informatiche consente di comprendere a pieno e contrastare la logica di precarizzazione del lavoro che comprime i diritti dei rider relegandoli in una sorta di cottimo digitale”.

Non è la prima volta in cui il tribunale siciliano si esprime in tal senso. Lo scorso aprile aveva condannato alla stessa trasparenza anche Uber Eats. Glovo fa sapere che “impugnerà lo stesso provvedimento dal momento che la trasparenza è da sempre un elemento cardine della sua attività“.

[Aggiornamento del 22 giugno 2023, ore 17.20, con le dichiarazioni di Glovo]



[Fonte Wired.it]

Roma, oltre 400mila euro di multe per lo scandalo del cimitero dei feti
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Roma, oltre 400mila euro di multe per lo scandalo del cimitero dei feti | Wired Italia



Da Wired.it :

Contro lo scandalo del cimitero dei feti di Roma Flaminio, scoppiato nel 2020, si è schierato anche il Garante della privacy. L’Autorità per la protezione dei dati personali ha sanzionato per 176 mila euro la città di Roma e per 239 mila euro Ama, la società a cui è affidata la gestione dei servizi cimiteriali della capitale d’Italia, per aver ottenuto e diffuso senza consenso i dati delle donne che hanno affrontato un’interruzione di gravidanza, esponendoli pubblicamente sulle sepolture dei feti.

Le regole sui feti

In base al regolamento di polizia mortuaria, i “prodotti del concepimento” di età inferiore alle 20 settimane possono essere sepolti solo su richiesta dei genitori, oppure gestiti dall’ospedale attraverso una procedura chiamata termodistruzione. Per i feti al di sopra delle 28 settimane di età intrauterina, considerati “nati morti”, le regole sono le stesse per una persona nata e quindi vige l’obbligo di sepoltura disposto direttamente dalla Asl a meno di esplicita richiesta dei genitori.

Queste disposizioni valgono per ogni tipo di gravidanza interrotta, sia per un aborto volontario, che per uno spontaneo o terapeutico. Tuttavia, spesso i genitori non sono a conoscenza delle loro opzioni, perché non riportate all’interno dei moduli per il consenso informato. In più le associazioni religiose antiabortiste, grazie a una scappatoia della legge che concede di poter fare richiesta di sepoltura i genitori o “chi per essi”, si intromettono nella pratica andando a prelevare i feti per seppellirli in questi cimiteri.

La violazione dei dati

Ma in nessun caso la legge consente a soggetti terzi di ottenere i dati personali delle donne coinvolte e men che meno di esporli pubblicamente come strumento di delegittimazione e accusa. Nonostante ciò, le organizzazioni antiabortiste sono riuscite a ottenere da Ama la documentazione con i dati identificativi delle donne inviata dall’Asl di Roma 1, che poi sono stati inseriti nei registri cimiteriali, creando un elenco di tutte le persone che avevano effettuato un’interruzione di gravidanza sull’intero territorio regionale, e posti sulle croci delle sepolture.

Tutte azioni completamente illegali, oltre che di una violenza ignobile, vietate sia dalle disposizioni relative alla tutela dei dati sanitari delle persone, di cui è assolutamente proibita la diffusione, sia dalla stessa legge 194 del 1978, che prevede un rigoroso regime di assoluta riservatezza a tutela delle persone coinvolte che hanno il diritto a non essere identificate e giudicate per aver compiuto una scelta di libertà sancita dalla legge.

Per questo, il Garante ha sanzionato Roma capitale e Ama, per aver attivamente concorso a violare queste disposizioni, e ha ammonito l’Azienda sanitaria locale per la diffusione in chiaro di questi dati. Pertanto, oltre alla sanzione, l’Autorità ha anche imposto all’Asl di oscurare o cifrare i dati identificativi delle donne, non riportare in chiaro le generalità sulle autorizzazioni al trasporto e alla sepoltura dei feti e assumere ogni misura necessaria a scongiurare la possibilità di poter risalire, in ogni modo, all’identità delle donne coinvolte.



[Fonte Wired.it]

Il buco nero al centro della Via Lattea sta dormendo solo da 200 anni
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Il buco nero al centro della Via Lattea sta dormendo solo da 200 anni | Wired Italia



Da Wired.it :

Per studiare meglio questo fenomeno, il gruppo di ricerca ha utilizzato, come dicevamo, il telescopio Ixpe della Nasa, che misura la polarizzazione della luce nei raggi X, ovvero la direzione e l’intensità media del campo elettrico delle onde luminose. Combinando i dati ottenuti con le immagini del satellite X Chandra della Nasa e confrontandoli con le osservazioni d’archivio della missione Xmm-Newton dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), gli autori dello studio hanno potuto rilevare con grande precisione la polarizzazione di questa luce a raggi X e scoprirne così il punto di origine esatto. “L’angolo di polarizzazione agisce come una bussola, indicandoci la misteriosa sorgente dell’illuminazione scomparsa da tempo”, racconta Riccardo Ferrazzoli, astrofisico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma e co-autore dello studio. “E cosa c’è in quella direzione? Nient’altro che Sagittarius A*”.

Obiettivi futuri

I dati ottenuti, spiega Steven Ehlert, Project Scientist di Ixpe presso il Marshall Space Flight Center della Nasa a Huntsville (Stati Uniti) e co-autore dello studio, hanno aiutato i ricercatori, fra le altre cose, a stimare la durata e la luminosità delle originarie emissioni luminose di Sagittarius A*: “Il prossimo obiettivo del team è quello di ripetere l’osservazione e ridurre le incertezze della misurazione”. Questi studi, conclude Ehlert, “aiutano i ricercatori a ottenere una nuova comprensione dei processi fisici necessari per risvegliare Sagittarius A* di nuovo, anche se solo temporaneamente, dal suo sonno inquieto”.



[Fonte Wired.it]

I migliori monitor per Mac Mini e MacBook Air e Pro
| Wired Italia

I migliori monitor per Mac Mini e MacBook Air e Pro | Wired Italia



Da Wired.it :

In un mondo ideale il miglior monitor per Mac Mini, Macbook, Macbook Air e Macbook Pro è senza dubbio l’Apple Studio Display, ma comprensibilmente 1800 euro per un display non si sborsano con troppa leggerezza (per non parlare del Pro Display Xdr da 5600 euro). Per chi dunque vuole un display più abbordabile ma di qualità per il prorpio computer Apple non resta che capire quali sono i modelli più accessibili e compatibili. Già, perché se tecnicamente qualsiasi monitor del mercato è ovviamente abbinabile a ogni linea Mac, in realtà Apple ha una peculiarità tecnica sulle risoluzioni dei display che complica la scelta, incide sulla qualità di fruizione e soprattutto sulle prestazioni finali.

Qual è la risoluzione dei monitor per Apple

Tutti i computer Mac sono contraddistinti dal supporto di una risoluzione nativa mediamente un po’ bizzarra: ad esempio il MacBook Air da 15 pollici offre 2560 x 1664 pixel. Questa scelta si deve al fatto che Apple punta a disporre di un rapporto tra la diagonale dello schermo e la risoluzione di circa 220 pixel per pollice. È proprio questa la densità di informazioni visive che contribuisce a ciò che Apple chiama “effetto retina”, ovvero l’illusione che nasconde i pixel quadrati alla vista, lasciando il posto a immagini che sembrano naturali e stampate. Ecco spiegato il motivo per cui l’ideale è abbinare al proprio Mac un monitor da circa 220 ppi oppure esattamente la metà quindi circa 110 ppi.

Nel primo caso il computer non compie alcun adattamento, mentre nel secondo scala le immagini prodotte dal computer esattamente alla metà, e dunque senza troppi artefatti grafici. Il tema di fondo è che quando ci si allontana da questi indici (220 ppi e 110 ppi) l’interfaccia grafica standard si mostra molto grande oppure molto piccola, ma per passare a una risoluzione ridimensionata di fatto si domanda all’hardware di fare uno sforzo in più di elaborazione. E quindi le prestazioni vengono leggermente intaccate. In sintesi prima di acquistare un monitor per Mac sarebbe bene controllare i pixel per pollice.

In questa guida abbiamo selezionato i migliori monitor del mercato da abbinare ai portatili Apple e al Mac Mini. E in tal senso abbiamo valutato sia la qualità, che il tipo di impiego, che i prezzi. In linea di massima il consiglio è di puntare su modelli da 24 pollici in su. Per chi invece è in cerca di monitor a 360 gradi abbiamo selezionato i migliori modelli del momento in tutte le categorie, da quelli ergonomici ai modelli portatili, dalle soluzioni in 4k per il gaming a quelle curve per giocare e lavorare.




[Fonte Wired.it]

Canale di Panama, la siccità l’ha messo in crisi
| Wired Italia

Canale di Panama, la siccità l’ha messo in crisi | Wired Italia



Da Wired.it :

Nuove restrizioni per le navi che attraversano il Canale di Panama. A causa del protrarsi della siccità nel paese centroamericano, il livello dell’acqua del canale si è infatti ulteriormente abbassato, costringendo l’autorità del canale a stabilire una nuova riduzione del pescaggio massimo consentito per attraversare l’istmo che collega l’oceano Pacifico con quello Atlantico.

Come riporta l’agenzia Reuters, lo scorso 21 giugno l’amministratore dell’autorità Ricaurte Vasquez ha annunciato la decisione di abbassare tale requisito da 13,41 a 13,26 metri. Una misura che segue numerosi altri interventi in questo senso da gennaio 2023 in poi. Tra febbraio e aprile è infatti piovuto il 50% in meno rispetto alla media del periodo e i livelli dei laghi artificiali Alhajuela e Gatún, che alimentano il canale, si sono abbassati notevolmente.

La questione non interessa soltanto l’economia panamense. Le navi portacontainer, le petroliere e tutte le altre che attraversano giornalmente il canale rappresentano infatti il 3,5% dell’intero commercio mondiale. Sono dunque tantissimi i soggetti che saranno chiamati dal 25 giugno, quando le nuove restrizioni entreranno in vigore, a diminuire il proprio carico o il peso delle proprie imbarcazioni Neopanamax per ridurne il pescaggio.

Se Atene piange, Sparta non ride: anche le navi Panamax, che utilizzano ancora le chiuse più vecchie del canale, saranno infatti sottoposte dal 9 luglio a regole più severe. Restrizioni che, così come per le Neopanamax, dovrebbero essere nuovamente riviste in negativo il 19 luglio. A meno che la mancanza di precipitazioni, definita da Vasquez “preoccupante”, non diventi solo un ricordo.

Al momento, nonostante le varie limitazioni, il flusso di navi attraverso il canale è proseguito senza intoppi. L’amministratore dell’autorità del canale non esclude però che i vari interventi possano presto avere conseguenze sui costi dei prodotti, in vista di una possibile riduzione della loro quantità. Le restrizioni non influiranno invece sui trasportatori di gas naturale liquefatto, perché le loro imbarcazioni solitamente non superano gli 11,3 metri di pescaggio.



[Fonte Wired.it]