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il film è talmente rosa da aver provocato una carenza globale di vernice
| Wired Italia

il film è talmente rosa da aver provocato una carenza globale di vernice | Wired Italia



Da Wired.it :

Manca poco più di un mese all’uscita di Barbie, il live action con Margot Robbie e Ryan Gosling, e già non si parla d’altro che della sua produzione. E a buona ragione. Secondo quanto dichiarato dalla scenografa Sarah Greenwood in un’intervista ad Architectural Digest, la scelta di rendere il rosa il colore distintivo del film ha finito con il causare una carenza globale della vernice Rosco scelta per la scenografia. “Il mondo ha finito il rosa”, ha dichiarato la scenografa, alludendo al fatto che la ricostruzione di Barbie Land – il mondo in cui vivono le bambole Mattel, incluso Ken e i suoi amici – abbia richiesto una quantità enorme di vernice rosa fluorescente.

D’altronde, la regista era stata molto chiara quanto alle indicazioni per la scenografia: voleva rappresentare quello che le aveva fatto amare Barbie quando era una bambina. “Mantenere la ‘fanciullezza’ era fondamentale – ha raccontato Greta Gerwig -. Volevo che i rosa fossero molto luminosi e che tutto fosse quasi troppo”. Una richiesta che è stata rispettata alla perfezione. Ogni dettaglio di Barbie Land, come è possibile vedere dalle foto di scena del film, è dannatamente rosa. E non c’è da stupirsi che ci sia voluta un’intera produzione di vernice Rosco per renderlo possibile.

Il punto di vista di Rosco

Dall’azienda produttrice della tinta sono arrivate informazioni alquanto discordanti al riguardo. Lauren Proud, la vicepresidente del global marketing dell’azienda, ha spiegato chiaramente che sì, i produttori di Barbie “hanno usato tutta la vernice” a disposizione. Ma ha precisato che le scorte di Rosco erano già ridotte al minimo a causa della pandemia e delle pessime condizioni metereologiche del Texas, che hanno limitato notevolmente la produzione proprio nel periodo in cui la Greenwood stava lavorando alla scenografia di Barbie. “C’era questa carenza – ha precisato la Proud – e poi abbiamo dato loro tutto ciò che potevamo, non so se possano rivendicarne il merito”. Quindi sì, aspettatevi di vedere un mondo incredibilmente rosa nel live action di Greta Gerwig. Ma no, non pensiate che non ci sia più vernice rosa fluo nel mondo solo perché la Barbie di Margot Robbie deve muoversi nel suo mondo total pink.



[Fonte Wired.it]

La Cina sta scavando un pozzo profondo 11.000 metri
| Wired Italia

La Cina sta scavando un pozzo profondo 11.000 metri | Wired Italia



Da Wired.it :

La Cina ha iniziato le trivellazioni di un pozzo petrolifero di 11 mila metri di profondità nel deserto del Taklamakan, situato nella regione autonoma dello Xinjiang. I lavori sono iniziati lo scorso 30 maggio, con l’obiettivo di completarli entro il 2024. La perforazione genererà uno dei buchi nella terra più profondi al mondo, dopo i pozzi di Kola e Sachalin e dell’Al Shanheen oil field in Qatar, tutti superiori ai 12 mila metri.

Come riporta l’agenzia stampa di stato cinese Xinhua, il progetto chiamato Deep earth 1-Yuejin 3-3XC Well sta venendo realizzato dalla China national petroleum corporation, il più grande produttore di petrolio della Cina controllato completamente dal governo di Pechino, assieme a Sinopec, altro gruppo petrolchimico controllato al 75% dal governo.

Gli obiettivi

La perforazione ha sia lo scopo di raggiungere nuove riserve di petrolio negli abissi del sottosuolo, sia fornire ai ricercatori nuove informazioni geologiche altrimenti non conoscibili. Il fondo del foro dovrebbe raggiungere alcune rocce formatesi durante il Cretaceo, tra i 66 e i 145 milioni di anni fa. Per intenderci, il periodo in cui è avvenuta la famosa anomalia dell’iridio, associata all’estinzione di massa di numerosi organismi, compresi i dinosauri.

Certo, l’importanza scientifica di un’opera del genere è indiscutibile, ma allo stesso modo lo è il vero obiettivo dietro a questo profondissimo pozzo, cioè trovare nuovo petrolio da nazionalizzare. Una strategia che va in direzione opposta agli impegni climatici di decarbonizzazione assunti dalla Cina, le cui azioni in tal senso sono ritenute altamente insufficienti dall’indice Climate action tracker.

Ma il paese sembra intenzionato a non arrestare la proliferazione di nuovi progetti per l’estrazione del petrolio. Sempre nel deserto del Taklamakan, situato nel più ampio bacino del Tarim, esistono molti vasti giacimenti non ancora utilizzati, che Sinopec sta cercando di sfruttare sviluppando 49 nuovi pozzi a una profondità di circa 8 mila metri l’uno.

Questo fattore corrobora l’ipotesi che la ricerca scientifica sia solo una maschera del progetto Deep earth, anche se per la Cina le due cose non sembrano essere separate. In un discorso del 2021, riportato dal China Daily, il presidente Xi Jinping aveva indicato le “profondità della terra” come una delle quattro frontiere strategiche per la Cina.

Ma il presidente dell’Accademia cinese delle scienze, Yigang Xu, aveva commentato la dichiarazione spiegando come la nuova importanza data alla geologia dipendesse in realtà dal desiderio di Pechino di ridurre la dipendenza del paese dalle importazioni di minerali, metalli, petrolio e gas.



[Fonte Wired.it]

L’influenza aviaria sta mutando rapidamente
| Wired Italia

L’influenza aviaria sta mutando rapidamente | Wired Italia



Da Wired.it :

Nei mesi scorsi abbiamo parlato spesso di influenza aviaria, che sta causando una delle più importanti epidemie fra i volatili negli Stati Uniti e che ha destato qualche preoccupazione anche in Europa, a seguito di un focolaio scoppiato in un allevamento di visoni in Spagna e dei molti casi rilevati nella popolazione di gabbiani del Garda. Un gruppo di ricercatori del St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis (Stati Uniti) ha studiato il ceppo virale approdato in Nord America per la prima volta nel 2021, identificato nel sottotipo 2.3.4.4b dell’influenza A(H5N1), individuando nuovi “riassortimenti genetici” dello stesso con altri virus aviari già presenti nel continente: queste nuove varianti sono state in grado di causare una grave forma di influenza nei furetti utilizzati dal gruppo di ricerca come modelli animali. Fortunatamente, la probabilità di infezione nei mammiferi in natura rimane molto bassa, ma la capacità del virus di mutare rapidamente desta comunque l’allerta degli esperti, che sottolineano la necessità di trovare soluzioni per vaccinare il pollame di allevamento. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Communications.

Il ceppo 2.3.4.4b

Secondo quanto riferisce un report dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) pubblicato a dicembre 2022, il ceppo 2.3.4.4b dell’influenza A(H5N1) si è inizialmente diffuso in Asia, Europa e Africa, per poi raggiungere il Nord America verso la fine del 2021. Dall’inizio del 2020, l’Oms ha registrato sei casi di infezioni umane con questo specifico ceppo di influenza aviaria, che sono risultati in sintomi lievi o addirittura assenti nei quattro casi registrati fra l’Europa e il Nord-America, e in una sintomatologia grave per il caso registrato in Vietnam, conclusosi comunque con la guarigione del o della paziente. Al contrario, il caso rilevato in Cina è risultato nel decesso della persona infettata.

Lo studio

Studiando questo ceppo virale a seguito del suo arrivo in Nord America, i ricercatori hanno scoperto diverse nuove varianti derivate dall’acquisizione di alcuni geni presenti in virus influenzali già precedentemente riscontrati negli uccelli selvatici nordamericani. Il risultato è stato soprattutto una migliore capacità del virus di infettare anche ospiti atipici, ovvero che in genere non si ammalano di influenza, come le poiane e le aquile. Inoltre, il riassortimento genetico ha reso il ceppo ancora più virulento, cioè in grado di causare una forma grave della malattia. Ma quello che preoccupa soprattutto gli autori dello studio è la capacità di queste nuove varianti di causare gravi effetti neurologici nei furetti utilizzati come modello animale durante lo studio: “C’è un’enorme quantità di virus nel cervello degli animali infettati”, spiega Richard Webby, ricercatore presso il St. Jude Department of Infectious Diseases e ultimo autore dello studio. “Questo è il segno distintivo di ciò che abbiamo visto con questi ceppi influenzali: un’aumentata patogenicità associata a grandi quantità di virus nel cervello. Non è la prima volta che vediamo i virus H5 nel cervello, ma questi sono probabilmente fra i più virulenti che abbiamo osservato in 24 anni di ricerca su questi virus”.

Le implicazioni per la nostra specie

Secondo i ricercatori, mentre le nuove mutazioni hanno reso il virus maggiormente contagioso per gli uccelli, le probabilità di infezione per gli esseri umani rimane bassa. Tuttavia, è importante prestare attenzione al contatto con la fauna selvatica. Inoltre, sarà necessario continuare a monitorare l’evoluzione di queste mutazioni: “Nel complesso, il rischio per l’essere umano è ancora basso”, conclude Webby. “Ma questo rischio sembra stia cambiando e questi virus stanno facendo cose che non abbiamo mai visto fare agli H5 prima. Sono entrati nella popolazione di uccelli selvatici del continente [americano, nda], si sono riassortiti e si sono mantenuti nel tempo”.

Come sostiene la direttrice generale della World Organization for Animal Health (Woah) Monique Eloit in un’intervista rilasciata a Reuters, i Governi dovrebbero prendere in considerazione l’idea di vaccinare il pollame di allevamento per contenere i contagi e ridurre quindi la possibilità di sviluppo di nuove varianti.



[Fonte Wired.it]

ChatGpt ha aiutato un consulente a vincere un bando da 100mila euro
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ChatGpt ha aiutato un consulente a vincere un bando da 100mila euro | Wired Italia



Da Wired.it :

Ma il vero punto nodale è la sezione che dalla descrizione dell’attività proposta arriva all’analisi dei competitor e dei mercati di riferimento, scritta da ChatGpt e revisionata da Ferroni. Sono le righe decisive, quelle in cui si decide se assegnare centinaia di migliaia, a volte milioni di euro. In questo caso le indicazioni sono state, per esempio: “scrivi il paragrafo in concordanza con le linee guida del bando”, “migliora questo paragrafo rendendolo aderente a questo testo di legge” afferma il consulente.

Sulla base degli screenshot forniti a Wired, il confronto tra l’output dell’elaboratore e il testo che ha visto l’assegnazione del finanziamento mostra un intervento umano che raffina notevolmente una struttura, però, concepita in sostanziale autonomia dalla macchina, e che avrebbe potuto tranquillamente stare in piedi da sola. Con un effetto da grandi magazzini, forse: i concetti sono quelli classici del marketing, il lessico quello abusato che si può ritrovare nei tanti blog di settore disponibili in rete e che l’algoritmo probabilmente conosce. Uno stile, insomma, leggermente commerciale, ma facile da sgrezzare e imbellettare con un po’ di mestiere.

Sicuramente in uno studio professionale non si può fare a meno di una figura senior in grado di operare una revisione approfondita – commenta Ferroni -. Le prime righe sono state più difficili da sgrezzare perché il software parte fornendo risposte molto generiche, ma poi migliora. L’Ai si è rivelata uno strumento in grado di velocizzare il flusso di lavoro e di ridurre il numero di figure che ruotano attorno a un progetto. Una realtà che impiegava tre giovani e un solo consulente esperto oggi può fare a meno delle tre figure junior. In futuro? Mi piacerebbe formare figure che sappiano usare questi tool nell’ambito dell’europrogettazione e del project management”.

Il discorso scritto dall’Ai

Dopo le tesi di laurea, cominciano dunque a rincorrersi notizie di applicazioni dell’intelligenza artificiale fino a poco tempo fa impensabili. Anche il Parlamento ha avuto un assaggio delle potenzialità dell’Ai generativa: qualche giorno fa il senatore Marco Lombardo di Azione si è presentato in aula con un intervento sul disegno di legge di ratifica degli accordi italo-elvetici per i frontalieri. Poco prima di concludere, Lombardo aveva confessato di essersi fatto aiutare da Gpt4, “nutrito” con un menù composto dal disegno di legge in questione, i testi dei discorsi pregressi pronunciati dai senatori di Carlo Calenda, e condito dalla discussione completa del provvedimento con gli interventi di tutti i gruppi parlamentari. Si tratterebbe, a quanto se ne sa, di un unicum nei parlamenti occidentali.

Pare che nessuno si sia accorto del falso. Lombardo ha dichiarato di aver agito per “far riflettere sul tipo di sfide e rischi legati all’intelligenza artificiale”. Si è trattato, ha aggiunto, di “un monito alla politica per evidenziare che, così come molti altri ambiti e settori, [questa] non è immune dalle simulazioni realizzate attraverso sistemi informatici intelligenti. In ballo c’è un tema cruciale come la democrazia”. Umberto Eco ripeteva che i social network hanno portato sulla scena pubblica discorsi che in epoche non troppo distanti da questa avrebbero trovato posto solo nei bar di quartiere. Riconoscerli, va aggiunto, era facile. Con l’intelligenza artificiale generativa, orazioni nello stile di un Churchill, di un De Gaulle, di un Berlinguer potrebbero essere scritte da chiunque, convincere i parlamentari a legiferare, in un ingranaggio vizioso che potrebbe stritolare le aule.



[Fonte Wired.it]

I paesi Ue non vogliono addebitare alle big tech i costi della banda larga e del 5G
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I paesi Ue non vogliono addebitare alle big tech i costi della banda larga e del 5G | Wired Italia



Da Wired.it :

I costi legati al lancio del 5G e della banda larga in Europa non devono pesare sulle big tech. È questa la posizione palesata lo scorso 1 giugno da diciotto paesi membri dell’Ue, che in un incontro con il commissario per il mercato interno e i servizi Thierry Breton si sono opposti alla richiesta di alcuni grandi operatori di telecomunicazioni europei di costringere proprio le principali aziende tecnologiche a finanziare tali progetti. Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, alcuni Stati avrebbero anche chiesto uno studio sulla necessità e l’impatto di tale misura.

Erano state in particolare Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Telecom Italia a chiedere che le big tech si facessero carico di parte dei costi di rete, partendo dal presupposto che proprio i loro dati e contenuti costituiscono gran parte del traffico. La richiesta non aveva trovato opposizioni da parte di Breton, ma era da subito stata declinata da parte di Alphabet, Apple, Meta, Netflix, Amazon e Microsoft, tutte convinte di avere già messo in campo importanti investimenti nell’ecosistema digitale.

Da parte loro, i ministri europei delle telecomunicazioni avrebbero giustificato la propria posizione, sempre secondo l’agenzia Reuters, citando la mancanza di un’analisi concreta sugli effetti di un’eventuale tassazione, l’assenza di una carenza di investimenti, possibili ostacoli all’innovazione e il rischio che le le big tech possano trasferire la maggiorazione dei costi sopportati sui consumatori finali. I ministri avrebbero inoltre fatto presente al commissario come la misura potesse violare il principio di neutralità della rete dell’Unione europea, per il quale tutti gli utenti devono essere trattati allo stesso modo.

Tra i diciotti paesi, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, figurerebbero Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Germania, Irlanda, Lituania, Malta e Paesi Bassi. Tra i dieci favorevoli ci sarebbero invece Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Spagna e Cipro. Neutrali sarebbero invece rimasti Polonia, Portogallo e Romania.

Entro la fine di giugno il commissario Breton dovrebbe pubblicare un rapporto contenente un riepilogo dei feedback forniti dalle big tech, dai fornitori di servizi di telecomunicazioni e da tutte le altre parti in causa. Un documento che servirà a prendere le prossime decisioni in materia.



[Fonte Wired.it]

a che punto siamo nella lotta alla crisi climatica
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a che punto siamo nella lotta alla crisi climatica | Wired Italia



Da Wired.it :

Come ogni anno dal 1972, torna il World Environment Day, la giornata mondiale dell’ambiente, per il 2023 dedicata alla lotta all’inquinamento dovuto alla plastica, che secondo il Wwf ha raggiunto e superato il “limite planetario”. #BeatPalsticPollution è il nome della campagna che è stata istituita in occasione di questa ricorrenza. La giornata mondiale è stata introdotta il 5 giugno di 51 anni fa dalle Nazioni Unite proprio per sensibilizzare sulle tematiche ambientali e sull’inquinamento. Sono tante le iniziative che in questa giornata sono state avviate in tutto il mondo, a partire dalla Costa d’Avorio.

Per fare il punto della situazione, il Wwf ha pubblicato un report dal titolo Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire, da cui è emerso che l’Italia è il maggior inquinatore tra i paesi del Mediterraneo ed è il secondo in Europa per i rifiuti di plastica. Con il report Wwf chiede che la raccolta differenziata si estenda anche a tutti i prodotti di plastica a largo consumo e non solo agli imballaggi. Inoltre, dal report è emerso che è fermo al 10% il tasso di riciclo dei rifiuti in plastica se si considera il livello globale, per un totale di 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica nei mari e negli oceani, e altrettanti per l’ambiente terrestre. Si attesta al 3,7% la percentuale di emissioni di gas serra dovuta alla produzione di plastica, con la previsione di raggiungere il 4,5% del 2060. Senza un intervento concreto, entro il 2050 la quantità di pesci potrebbe essere superata da quella della plastica nel mare.

Brutte notizie anche dalla World meteorological organization (Wmo), l’Organizzazione meteorologica mondiale: è di poche settimane fa la notizia che la temperatura media mondiale potrebbe aumentare di 1,5 gradi entro il 2027. Questo valore era stato scelto come limite negli accordi di Parigi 2015: questo aumento potrebbe portare, infatti, a eventi meteorologici sempre più estremi e difficilmente prevedibili o gestibili. Non solo: i prossimi 5 anni, con una probabilità del 98%, saranno i più caldi da quando sono stati effettuati i rilevamenti.



[Fonte Wired.it]