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Evil, la serie imperdibile in cui horror e umorismo vanno a braccetto
| Wired Italia

Evil, la serie imperdibile in cui horror e umorismo vanno a braccetto | Wired Italia



Da Wired.it :

Kristen (Katja Herbers, Westworld) è un ex credente che vive con la madre e quattro figlie e accetta di lavorare per il Vaticano dopo aver perso la collaborazione col procuratore locale; David (Mike Colter, Luke Cage) è un ex giornalista che dopo aver girato il mondo ha cercato rifugio nella fede e studia per farsi prete: Ben (Aasif Mandvi, The Brink) è tecnico del trio e la sua missione nella vita è trovare una spiegazione razionale alle manifestazioni del soprannaturale. Insieme danno vita a un format inedito originale, una sorta di procedurale filosofico in salsa horror con il classico “monster of the week” a fare da pretesto per innescare una riflessione sul Male insito nella natura umana. Non vi diremo quanti casi rivelano l’autentica presenza di figure demoniache e quanti vengono smentiti rivelando solo una malvagità “naturale”, basti dire che le istanze filosofico-religiose diventano più stimolanti man mano che gli episodi si susseguono.

Altrettanto interessante è, come accennato all’inizio, l’approccio adottato dai King nei confronti della materia orrorifica. Come il loro omonimo, il re dell’orrore Stephen King, sono persuasi che la realtà sia più terribile e oscena del soprannaturale, la differenza sta nel modo bizzarro e surreale che utilizzano per maneggiare l’argomento. L’orrore e l’umorismo sono due facce della stessa medaglia e i King vogliono dimostrarlo con Evil. L’episodio pilota in questo senso è esemplare: Kristen affronta il suo primo caso – quello di un uomo che potrebbe essere un semplice serial killer oppure una vittima posseduta dal demonio – e i suoi trascorsi da credente le fanno pagare il pegno di un’educazione, quella cristiana, di cui è impossibile liberarsi completamente. Kristen viene visitata di notte da un diavolo che la atterrisce e immobilizza a letto. L’esperienza è terrificante, ma è anche strana e buffa: il demone di chiama “George” ed è spaventoso e ridicolo allo stesso tempo, qualcosa che in tv solo X-Files e Buffy erano stati abbastanza sfrontati da mostrare.



[Fonte Wired.it]

Mortal Kombat 1 è ufficiale e ci sarà anche Jean Claude Van Damme
| Wired Italia

Mortal Kombat 1 è ufficiale e ci sarà anche Jean Claude Van Damme | Wired Italia



Da Wired.it :

Appuntamento il prossimo 19 settembre per l’uscita del nuovo atteso capitolo della serie Mortal Kombat che si intitolerà semplicemente Mortal Kombat 1 e che debutterà su tutte le piattaforme ovvero pc, Ps5, Xbox Series X e S e Nintendo Switch. L’ufficialità è arrivata con la pubblicazione di un trailer di tipo cinematografico che ha mostrato alcuni dettagli del gioco che verrà, dai protagonisti all’azione fino a qualche curiosità non male come la presenza del mitologico Jean Claude Van Damme come skin speciale a interpretare non a caso Johnny Cage, visto che originariamente aveva fatto da ispirazione per il personaggio.

È arrivato nella tarda serata di ieri l’annuncio dell’uscita di Mortal Kombat 1 il prossimo 19 settembre: gli sviluppatori di NetherRealm Studios e i distributori di Warner Bros. Games hanno basato il progetto su una sorta di universo narrativo differente rispetto a quello che, per 30 anni, ha scritto pagine importanti nella storia videoludica. La scelta del numero uno non è infatti a caso, dato che segna un nuovo punto d’inizio per una potenziale serie tutta da espandere e esplorare. Al fianco dei personaggi storici, opportunamente reinterpretati ci saranno i cosiddetti lottatori Kameo ovvero una schiera di scelte che potranno intervenire durante gli scontri, arricchendo il gameplay classico.

Il trailer di Mortal Kombat 1 in italiano

Il trailer è realizzato in computer grafica dunque non mostra la vera resa finale del gioco reboot, ma è possibile confermare alcuni dettagli importanti come l’ormai tradizionale violenza estrema e un po’ splatter dei colpi e, soprattutto, di quelli finali. Oltre ai personaggi storici come Raiden, Mileena, Kitana e Kung Lao ci sarà anche Johnny Cage chiudendo una sorta di cerchio visto che 30 anni fa era stato disegnato ispirandosi alla superstar dei film d’azione Jean Claude Van Damme, che ora diventerà una sua skin disponibile nelle versioni da collezione del gioco (da ben 110 e 250 euro circa), mentre la versione standard è già prenotabile su Amazon a 74,99 euro. E già scatta la sfida con Street Fighter 6.



[Fonte Wired.it]

Canon firmerà la fotocamera di uno smartphone top di gamma
| Wired Italia

Canon firmerà la fotocamera di uno smartphone top di gamma | Wired Italia



Da Wired.it :

Potrebbe essere Canon la prossima big del settore fotocamere e lenti a stringere un accordo con un grande produttore di smartphone di prima fascia, per realizzare insieme il compartimento fotografico di un modello top di gamma. Le anticipazioni puntano il dito proprio verso la storico brand nipponico, che potrebbe unirsi a un folto gruppo che già include Hasselblad, Leica così come Zeiss che negli ultimi anni hanno stretto accordi per fornire lenti, fotocamere così come soluzioni software per una migliore resa degli scatti, così da sfruttare al meglio i sensori integrati, sempre più performanti.

Non si conosce ancora il nome del produttore di smartphone che sarà coinvolto nella collaborazione con Canon, ma è suggestivo ipotizzare che possa trattarsi di una marca ancora non coinvolta in altre partnership. Per il momento si sono infatti visti connubi come quello di lunga durata tra Nokia e Zeiss (poi unitasi anche a Vivo), Hasselblad e OnePlus oppure Leica con Huawei e Xiaomi. Sarà di sicuro un colpo d’occhio curioso osservare il logo Canon su uno smartphone flagship moderno. Dato che il leaker che ha anticipato la notizia è Digital Chat Station sul social network cinese Weibo è lecito immaginare che possa essere una marca locale.

Per ora è tutto avvolto nel mistero, così come non è ancora chiaro, però, quale sarà il livello di impegno di Canon, ma sembra potrebbe partecipare in modo attivo alla progettazione dei sensori, delle lenti e anche della parte software invece che limitarsi soltanto a fornire la propria conoscenza per una serie di ottimizzazioni e trattamenti agli scatti oppure per filtri specifici per esempio per il bianco e nero oppure per la parte video. Non resta che attendere sviluppi, probabilmente la collaborazione prenderà sostanza nella seconda parte dell’anno.



[Fonte Wired.it]

ha portato il passato nel presente
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ha portato il passato nel presente | Wired Italia



Da Wired.it :

Questione di tempo come detto, perché prima ancora di questa parte di trama Indiana Jones e il quadrante del destino è partito riavvolgendo il tempo, con un prologo ambientato negli anni ‘40 in cui Harrison Ford è la sua versione giovane (ringiovanito digitalmente non perfettamente), una lunga scena d’azione e nazisti perfettamente in linea con i migliori film della serie, in cui Indiana sì è infiltrato tra i nazisti, è stato scoperto e deve fuggire da un treno in corsa pieno di soldati e ufficiali. A complicare tutto una trovata di squisita nostalgia per la saga: con lui c’è un altro archeologo suo amico che è stato coinvolto e che non è propriamente un uomo d’azione ma come nella miglior tradizione dei film compensa goffaggine e incapacità con un incredibile coraggio e cuore. Per fortuna è interpretato dal grandissimo Toby Jones.

in quel prologo veniamo rassicurati: questo è proprio un film di Indiana Jones. Lo capiamo a livello epidermico perché vediamo che i dialoghi rimbalzano come fossero pugni di una scazzottata, veloci e divertenti; lo capiamo dall’uso delle musiche iconiche (non solo dalle loro armonie ma proprio quando entrano e quando escono); lo riconosciamo dai suoni degli spari e dai cazzotti, un marchio della serie;  infine lo notiamo dalle trovate che gridano Spielberg (anche se il film non è diretto da lui ma da James Mangold) come il fatto che Indiana Jones indossi una uniforme nazista per confondersi con gli altri ma viene scoperto perché non si è accorto che sulla schiena c’è il buco dello sparo con il quale ha ucciso il primo proprietario dell’uniforme. Il resto del film, ambientato praticamente tutto negli anni ‘60, confermerà che James Mangold ha capito tutto della saga e di come si possa girare oggi un altro Indiana Jones.



[Fonte Wired.it]

Ucraina, non c’è una nube radioattiva in arrivo in Europa
| Wired Italia

Ucraina, non c’è una nube radioattiva in arrivo in Europa | Wired Italia



Da Wired.it :

Non c’è nessuna nube radioattiva scaturita dalla distruzione di un deposito di munizioni all’uranio impoverito in Ucraina in arrivo verso la Polonia e l’Unione europea. Le notizie false, diffuse nel tentativo di seminare il panico da Nikolai Patrushev, capo del Consiglio di sicurezza della Russia, sono state smentite dall’Agenzia atomica polacca e dalla mappa di monitoraggio radiologico in tempo reale della Commissione europea.

Come riporta l’agenzia stampa del Cremlino Tass, Mosca sostiene di aver colpito un deposito di munizioni all’uranio impoverito in Ucraina, dal quale, secondo Patrushev, si sarebbe alzata una nube radioattiva. Per l’ex capo dei servizi segreti russi sarebbe già stato segnalato un aumento dei livelli di radioattività dell’aria in Polonia. Ma la stessa agenzia atomica del paese ha definito false tutte le dichiarazioni.

La situazione:

  1. La smentita della Polonia
  2. Cos’è l’uranio impoverito

La smentita della Polonia

In un comunicato su Twitter, l’ente polacco ha assicurato che la situazione nel paese è assolutamente normale e le poche, lievi, variazioni registrate negli ultimi giorni in Polonia e nel resto dell’Europa riguardano eventi cronici che si verificano con le piogge. Allo stesso modo, le rilevazioni in tempo reale del Joint research center della Commissione europea mostrano chiaramente livelli di radiazioni nella norma in tutta l’Unione.

Nessuna segnalazione è arrivata nemmeno dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’ente delle Nazioni unite che gestisce le questioni internazionali più delicate relative al nucleare, la stessa che continua a monitorare da circa un anno la situazione della centrale atomica ucraina di Zaporizhzia, occupata a inizio invasione dalla Russia e usata illegalmente come base militare.

Cos’è l’uranio impoverito

Ma per smentire le dichiarazioni di Patrushev basta semplicemente ricordarsi che il nome stesso, impoverito, suggerisce come sia un materiale molto meno radioattivo dell’uranio. Così poco da emettere solo raggi alfa, particelle in grado di viaggiare solo per pochi centimetri in aria e rilevabili solamente in loco. Inoltre, sono pericolosi per la salute solo se la loro sorgente viene ingerita o inalata.

Come ricorda sul Corriere della Sera Alessandro Dodaro, direttore del dipartimento fusione e tecnologia per la sicurezza nucleare dell’Agnezia nazionale per le nuove tencologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, l’uranio impoverito è un metallo pesante che non può in alcun modo essere causa di un fenomeno radioattivo, men che meno nell’aria.

Quindi, se anche fosse stato davvero colpito un deposito di proiettili perforanti rinforzati con uranio impoverito, cioè le uniche armi di questo tipo presenti in Ucraina, questo non provocherebbe il sollevamento di nubi atomiche in viaggio verso l’Unione europea.





[Fonte Wired.it]

Just Eat vuole assumere altri duemila rider
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Just Eat vuole assumere altri duemila rider | Wired Italia



Da Wired.it :

Just Eat ha presentato alla stampa il suo hub di Milano, già operativo, che segue quelli di Roma e Firenze. Ma l’espansione del servizio continua in altre città, come indicato da Daniele Contini, country manager di Just Eat Italy : “Stiamo espandendo le città nelle quali siamo già presenti: le 24 con le quali abbiamo chiuso il 2022, le altre cinque che abbiamo già aperto (Pescara, Novara, Livorno, Udine, Ravenna, ndr). Stiamo espandendo questo modello e continueremo anche nel corso dei prossimi mesi – giugno, luglio- con ulteriori lanci che sono già stati programmati. Sono contento che il percorso continui; prevediamo di arrivare a inserire fino a 2 mila ulteriori rider nel corso dell’anno sia per espandere le città dove già siamo che aprire quelle nuove, naturalmente una parte di questi nuovi inserimenti fa parte del naturale ricambio della flotta esistente.

A Milano, una delle città più rilevanti per il suo business (sono 2.500 i ristoranti partner, di cui il 77% hanno scelto il modello di delivery con rider Just Eat) i rider dell’azienda potranno quindi contare su oltre 520 metri quadrati di spazi e su una flotta di 78 scooter elettrici Cooltra. L’azienda opererà con oltre 100 rider dipendenti, di cui sedici sono nuove assunzioni. L’hub, un open space, consentirà ai rider, preso lo zaino sanificato in una stanza apposita, di partire alla volta delle destinazioni con gli scooter dopo un check al desk (processo ripetuto al ritorno, ndr). Nel sito ci sono anche uffici per lo staff, quindi impiegati con mansioni di coordinamento per il funzionamento della struttura, sale riunioni e formazione per i rider dipendenti e magazzini per stoccare i materiali per il lavoro, compresi i dispositivi di protezione individuale.

Sebbene tutta la flotta sia stata informata dell’apertura dell’hub, i rider che si portano alla sede utilizzano un mezzo dell’azienda, mentre nulla cambia per coloro che, con il mezzo privato, partono dagli starting point distribuiti nel resto della città, collocati in punti strategici anche rispetto ai bacini di utenza, intesi come ristoranti che hanno più ordini.

L’apertura dell’hub milanese arriva a poco più di due anni dalla sigla dell’accordo sindacale del 2021 che tutela quindi gli oltre 2.500 rider dipendenti assunti con contratto di lavoro subordinato. Come sottolineato alla presentazione da Davide Bertarini, Head of delivery di Just Eat Italia, ci sono anche altri aspetti da sottolineare, in particolare sul fronte diversity e inclusione in un settore, quello della logistica, generalmente a trazione maschile: “Oggi il dieci per cento dei rider di Milano sono donne. Una percentuale che deve crescere ancora di più. Ma c’è anche tanto altro, oggi il 45% dei rider in Italia sono stranieri di varie nazionalità. La permanenza in azienda è varia, anche ventiquattro mesi, quindi si tratta di un lavoretto. Il 40% dei rider ha meno di trent’anni, il 20% più di quaranta. Anche grazie alle tutele che creiamo non è più solo un lavoro per categorie tradizionali”.

Al fine di implementare un modello di delivery responsabile, Just Eat ha anche deciso di avviare un progetto pilota in ambito sicurezza supportato dal Comune di Milano e dall’Università Statale. Alla presentazione dell’hub era presente anche l’assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del comune Alessia Cappello, secondo cui “la volontà di Just Est di avviare un progetto dedicato alla sicurezza è un passo significativo che conferma l’importanza della sinergia con cui è possibile creare una rete con l’obiettivo di rendere sempre migliore, vivibile e sostenibile la nostra città. Un esempio costruttivo di dialogo tra istituzioni pubbliche e soggetti privati che può essere stimolo anche per altri operatori”. Secondo Cappello, inoltre, la presenza di una flotta sostenibile è un buon segno in relazione al tema di una mobilità meno impattante, più morbida, che è rilevante per Milano tutta.



[Fonte Wired.it]