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l’orrore più grande proviene da noi stessi
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l’orrore più grande proviene da noi stessi | Wired Italia



Da Wired.it :

I mostri fanno ancora più paura: appaiono più vicini e inesorabili, beffardi e crudeli notte dopo notte, mentre di giorno le visioni fantasmatiche che perseguitano alcuni dei cittadini sono sempre più enigmatiche e pervicaci. L’inquietudine che lo show trasmette è inversamente proporzionale al tempo trascorso: piuttosto che abituarsi alle circostanze surreali e alla convivenza con il resto della comunità, i cittadini ne subiscono sempre più l’influenza. La presenza di Victor, prigioniero praticamente da sempre, è un monito implacabile e intensifica la consapevolezza che chiunque sopravviva alle creature notturne è destinato a perdere, prima o poi, la ragione. From 2 trova nuovi espedienti creativi per far sobbalzare di paura mentre introduce ulteriori ostacoli alla lotta per la sopravvivenza. È più angosciante e avvincente, e l’opacità dei suoi misteri è l’unico ostacolo alla fruibilità. La seconda stagione, ripartendo da zero e aumentando i misteri, il dramma e l’orrore, si prende un grosso rischio.

La prima metà di stagione è sicuramente intrigante e incalzante, tesa nella sua estenuante immobilità e altrettanto affascinante nella sua esplorazione di una moralità grigia ma i suoi enigmi non possono essere custoditi gelosamente troppo a lungo. Il resto dell’annata ha bisogno di andare avanti: l’orrore così reiterato (puntualmente scandito dall’arrivo di nuovi personaggi e dalle visite dei mostri, come in un loop infinito alla The Walking Dead) rischia di diventare routine se gli autori (il creatore della serie John Griffin, lo showrunner Jeff Pinkner di Fringe, Alias e Lost, e il regista Jack Bender di Lost) non sbloccheranno l’andamento ciclico di una struttura narrativa che ha bisogno di essere rinforzata da risposte soddisfacenti.



[Fonte Wired.it]

le massime nei giorni più caldi dell’anno aumentano a velocità doppia
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le massime nei giorni più caldi dell’anno aumentano a velocità doppia | Wired Italia



Da Wired.it :

L’ondata di calore con temperature record che ha colpito l’Europa la scorsa estate, purtroppo, non è stata casuale. Ovvero, non si è trattato di un fenomeno isolato, ma piuttosto di qualcosa a cui dovremo probabilmente abituarci. A mostrarlo sono i dati di molti studi, fra cui quello condotto da Matthew Patterson, ricercatore presso il dipartimento di fisica dell’Università di Oxford (Regno Unito). Non solo: secondo il recente studio, pubblicato su Geographical Research Letters, le temperature massime registrate nei giorni più caldi dell’anno stanno aumentando ad una velocità doppia rispetto alle temperature medie estive, almeno per quanto riguarda il nord-ovest dell’Europa.

Lo studio

Patterson ha analizzato i dati sulle temperature massime giornaliere relativi al periodo compreso fra il 1960 e il 2021, forniti dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts. Ne è emerso che in Inghilterra e in Galles le temperature estive medie sono aumentate di circa 0,26°C in dieci anni, mentre, nello stesso arco di tempo, le temperature registrate ogni anno nel giorno estivo più caldo in assoluto sono aumentate di circa 0,58°C. In altre parole, i giorni più caldi si sono riscaldati a un ritmo doppio rispetto ai giorni estivi medi, almeno nei Paesi dell’Europa nord-occidentale. Lo stesso trend, infatti, non è stato osservato in egual misura in tutto l’emisfero settentrionale, e i Paesi per i quali la differenza di andamento è maggiormente evidente sono appunto Inghilterra, Galles e il nord della Francia. La ragione non è ancora chiara, ma una delle ipotesi sarebbe legata al fatto che i picchi di temperatura in questa parte dell’Europa siano dovuti alle correnti calde in arrivo dalla Spagna e dal Nord Africa. Il fatto che queste regioni si stiano riscaldando più rapidamente rispetto all’Europa nord-occidentale potrebbe spiegare il perché di questi picchi di calore “fuori scala”, per così dire, rispetto al riscaldamento medio. Tuttavia, sottolinea Patterson, saranno necessari ulteriori studi per verificare questa ipotesi, che comunque spiegherebbe solo in parte la differenza nei trend osservati per le temperature medie e per quelle massime.

Le conseguenze

Ma il punto centrale, si legge ancora nell’articolo, è che le simulazioni effettuate con i modelli climatici attuali non riescono a cogliere questa differenza di andamento, il che potrebbe portarci a sottostimare l’impatto degli eventi estremi: “Comprendere il tasso di riscaldamento dei giorni più caldi sarà importante se vogliamo migliorare la simulazione degli eventi estremi da parte dei modelli climatici e fare previsioni accurate sull’intensità futura di tali eventi”, spiega Patterson. “Se i nostri modelli sottostimano l’aumento delle temperature estreme nei prossimi decenni, sottostimeremo gli impatti che questo avrà”. Come sappiamo, le ondate di calore hanno infatti enormi conseguenze sulla salute pubblica e anche su molti altri aspetti della nostra società, fra cui quello economico. “Questi risultati – conclude il ricercatore – sottolineano il fatto che il Regno Unito e i Paesi vicini stanno già sperimentando gli effetti del cambiamento climatico e che l’ondata di calore dello scorso anno non è stata un caso. I politici devono urgentemente adattare le infrastrutture e i sistemi sanitari per far fronte all’impatto delle temperature più elevate”.



[Fonte Wired.it]

12 ebook reader comodi e versatili da portare dove vuoi
| Wired Italia

12 ebook reader comodi e versatili da portare dove vuoi | Wired Italia



Da Wired.it :

Un libro è il mezzo migliore tanto per evadere dalla realtà quanto per immergersi senza distrazioni nei propri interessi, e da questo punto di vista gli ebook reader permettono di fare entrambe le cose contemporaneamente: loro memoria capiente accoglie centinaia di tomi che possono spaziare dai romanzi ai saggi, lasciando a chi legge la possibilità di scegliere sul momento in cosa tuffarsi.

Il gadget da portare sempre con sé

Che sia per un viaggio o semplicemente per gli spostamenti di tutti i giorni, avere con sé un ebook reader permette di portarsi appresso un’intera libreria. Questi dispositivi sono poi piccoli e leggeri, anche molto più di un libro, e permettono di passare da una lettura all’altra con facilità. Il tutto viene visualizzato su schermi che non affaticano la vista e che ormai hanno quasi tutti la stessa definizione della carta stampata.

Come scegliere il lettore di ebook

Il problema piuttosto sta nel prediligere un prodotto rispetto a un altro. I modelli in circolazione non sono pochi, e spesso sono corredati da caratteristiche tecniche che non aiutano particolarmente a capire come si comporteranno i gadget alla prova dei fatti. Queste sono quelle sulle quali vale la pena soffermarsi.

  • La diagonale dello schermo varia in genere tra i 6 e i 9 pollici, e rivela quanto sarà facile leggere ma anche quanto sarà difficile trasportare il dispositivo in tasca o in borsa.
  • La definizione del display indica la chiarezza con la quale si potrà leggere il testo: un valore di 300 ppi corrisponde generalmente a quello della stampa su carta.
  • L’impermeabilità della scocca permette di utilizzare senza preoccupazioni il gadget anche in situazioni di relax totale: dalla vasca da bagno alla piscina, arrivando fino in spiaggia.
  • Gli ebook reader sono illuminati in modo da non stancare la vista, ma alcuni modelli vanno oltre e offrono la possibilità di modificare la tonalità della luce per conciliare il sonno.
  • La presenza di tasti di navigazione è una questione di preferenze: qualcuno riesce tranquillamente a scorrere il dito sullo schermo per cambiare pagine, mentre altri preferiscono un gesto ancora più passivo per non rompere l’incantesimo della lettura.
  • Tutti i modelli hanno un design diverso, e gli accessori compatibili come cover richiudibili o protettive cambiano di prodotto in prodotto. Meglio dunque verificare in anticipo se le aggiunte desiderate per il proprio lettore sono facilmente reperibili, e a quale prezzo.

Kindle o Kobo?

Gli ereader più diffusi in Italia sono quelli appartenenti a queste due linee, prodotte rispettivamente da Amazon e Rakuten. Dal punto di vista tecnico i gadget non si differenziano poi molto, ma i servizi collegati sono gestiti dai rispettivi produttori e sono incompatibili l’uno con l’altro: prima di entrare in uno dei due ecosistemi, vale dunque la pena sapere cosa offrono così da capire quale fa più al caso vostro.



[Fonte Wired.it]

The Ferragnez, la seconda stagione mostra tutto per tacere tanto

The Ferragnez, la seconda stagione mostra tutto per tacere tanto



Da Wired.it :

C’è una frase piuttosto emblematica che, nella seconda stagione di The Ferragnez (su Prime Video dal 18 maggio), Fedez pronuncia parlando della moglie Chiara Ferragni: “Lei è riservata nella sua non riservatezza”. In generale è difficile pensare che ci sia qualcosa di privato nella coppia più chiacchierata d’Italia: due star della loro portata vivono una celebrità che giorno dopo giorno si alimenta tramite le loro condivisioni sui social; il reality, giunto appunto al suo secondo ciclo di episodi, in qualche modo amplifica questa esposizione ma in qualche modo la cristallizza anche in una forma che è al contempo esasperata e frenata.

Il racconto della malattia

La seconda stagione, i cui primi quattro episodi sono già online mentre gli ultimi tre arriveranno dal 25 maggio, torna a raccontare il dietro le quinte delle loro vite personali e professionali, con le telecamere che li seguono ancora più assiduamente. Tutto però parte qui dalla malattia di Fedez, che nel marzo 2022 aveva annunciato di avere un tumore al pancreas di tipo neuroendocrino: la prima puntata è tutta incentrata su questo suo problema di salute, seguendo con dettagli precisissimi sia la sua operazione sia il suo decorso. Vedere tutte le scene che il diretto interessato, chi gli sta intorno e persino la troupe hanno girato durante quei momenti così drammatici – e che arrivano allo spettatore in modo piuttosto commovente – è molto straniante: nemmeno nella preoccupazione sanitaria di maggior gravità si è smesso di “produrre contenuti”.

Ma questa invadenza diventa ancora una volta la chiave di lettura paradossale del loro che in fondo è un vero e proprio fenomeno mediatico: a un certo punto Fedez, che in questa stagione sembra aprirsi e raccontarsi come non mai, confessa che la sua paura più grande non era la morte, bensì la prospettiva di essere dimenticato dai figli. O di essere dimenticato in generale, verrebbe da dire. Il pensiero andrebbe anche ribaltato: viviamo un momento storico in cui pretendiamo ossessivamente di non dimenticare, di non tralasciare, di avere costantemente degli stimoli da questi idoli che sono social e non solo. Per di più la malattia del cantante diventa anche l’arco narrativo che sorregge tutta la stagione: il suo essere sopravvissuto, il suo aver consolidato il rapporto con Ferragni grazie anche allo spauracchio del cancro, il suo aver compreso che ci sono occasioni di vita e di gioia da non lasciarsi sfuggire animano un cambiamento che si vive in tutti gli episodi.

Tuttavia tutto ciò è qualcosa che sapevamo già, in qualche modo: della malattia, della buona riuscita dell’operazione, del nuovo corso di Fedez (che ha organizzato il concerto benefico Love Mi, a cui è dedicato un intero episodio e che tornerà a Milano il prossimo 27 giugno) sapevamo già tutto dai suoi post, dalle sue stories. Così come sapevamo che Chiara Ferragni è stata tra le protagoniste del Met Gala 2022, è stata scelta per Sanremo da Amadeus (evento che meriterà un capitolo speciale a parte in autunno) e così via. A quanto pare tutto ciò che si può raccontare sulla coppia ce l’hanno già raccontato loro in presa diretta, e con largo anticipo. Paradossalmente i momenti che paiono “esclusivi” della serie sono quelli appositamente pensati dagli autori del reality (le lezioni di tango, il buttarsi da un grattacielo, il weekend loro due coi figli), e per questo risultano in qualche modo forzati e poco autentici.

Il non detto

C’è qualcosa di disperatamente relatable nelle vicende di The Ferragnez: pur in mezzo al lusso, ai capi di alta moda, ai viaggi in tutto il mondo e agli inviti esclusivi, ci sono due giovani ragazzi che lavorano, crescono una famiglia, affrontano litigi, si telefona, si impongono silenzi… Ci sono pochi dubbi che quello che mostrano – sui loro social e sul piccolo schermo – sia inautentico, tango a parte appunto. Ma c’è dunque da chiedersi dove stia il confine della loro verità, della loro intimità. Negli scorsi mesi, quando soprattutto Fedez ha interrotto le comunicazioni social dopo Sanremo per affrontare un rebound causato da un’errata somministrazione di psicofarmaci, le voci su una loro presunta crisi si sono fatte sempre più insistenti. Anche all’evento di lancio della serie c’è chi ha visto una certa freddezza.

Tutto ciò nella serie – almeno nei primi quattro episodi – non è affrontato, se non tramite qualche loro litigio dal terapeuta deus ex machina della serie. L’impressione è che il cuore più intimo e delicato di questa coppia esposta come nessun’altra sia invece tenuto celato, gelosamente custodito. Forse è anche il segreto che potrebbe, al di là di ogni illazione, preservare il loro rapporto. Da spettatori, avidi come siamo, forse rimarremo delusi da questa coazione a ripetere, da questa fuga dal fondamentale. Per il resto, a bocce ferme, giocando su una verità esplicita, organizzata e una verità più recondita, accennata, The Ferragnez è lo specchio esatto dell’esposizione in cui viviamo costantemente immersi: un racconto estremamente selezionato della nostra quotidianità, confuso per vita vera, totale, senza nulla da nascondere.



[Fonte Wired.it]

scoperta una nuova specie con i denti a cacciavite
| Wired Italia

scoperta una nuova specie con i denti a cacciavite | Wired Italia



Da Wired.it :

Si chiama Stelladens mysteriosus, appartiene ai mosasauri e la sua peculiarità, come indica il nome stesso, sono i suoi bizzarri denti a forma di cacciavite. È una nuova specie appena scoperta in Marocco da un team di ricerca coordinato dall’Università di Bath che ha descritto questa creatura, appartenente ai mosasauri, un genere estinto di rettili marini che abitavano il nostro pianeta fino a 66 milioni di anni fa, in un nuovo articolo pubblicato su Fossils.

I mosasauri vivevano insieme ai dinosauri, ma non erano veri e propri dinosauri. Erano, piuttosto, lucertole giganti parenti dei draghi di Komodo, serpenti e iguane, specializzate per la vita marina. Evoluti circa 100 milioni di anni fa, la maggior parte delle specie di mosasauro che abbiamo scoperto finora era provvista di due creste seghettate simili a lame sulla parte anteriore e posteriore dei denti. Dalle analisi dei fossili appena rinvenuti, gli Stelladens, grandi il doppio di un delfino, avevano invece da quattro a sei lame che scorrevano lungo ogni dente, disposte secondo uno schema a forma di stella, che ricorda appunto un cacciavite a croce. “Ho lavorato sui mosasauri del Marocco per più di 20 anni e non avevo mai visto nulla di simile prima”, commenta l’autrice Nathalie Bardet, specialista in rettili marini del Museo di Storia Naturale di Parigi.

(Credit: Dr Nick Longrich)

A cosa serviva la singolare dentatura?

Il fatto che siano stati trovati diversi denti con la stessa forma, spiegano i ricercatori, suggerisce che questa particolare conformazione non fosse il risultato di una patologia o di una mutazione. Ma piuttosto, l’evoluzione di una strategia di alimentazione altamente specializzata. “Non abbiamo idea di cosa mangiasse questo animale, perché non abbiamo nulla di simile né dai reperti fossili né esistente oggi”, spiega l’autore principale dello studio Nick Longrich. “È possibile che abbia trovato un modo unico per nutrirsi, o forse occupava una nicchia ecologica che semplicemente non esiste più”.

I denti piccoli, ma robusti e con l’usura sulle punte fanno pensare che questo animale non si cibasse né di prede dal corpo molle né di animali con gusci troppo spessi, come vongole o ricci di mare. “Potrebbe aver mangiato qualcosa di piccolo e leggermente corazzato, ammoniti dal guscio sottile, crostacei o pesci ossei, ma è difficile saperlo”, continua l’esperto. “C’erano strani animali che vivevano nel Cretaceo che non esistono più. L’evoluzione non è sempre prevedibile: a volte va in una direzione unica, verso qualcosa che non è mai stato visto prima, e che non si evolverà mai più”.

Il nuovo studio mostra che anche dopo anni si continuano a scoprire nuove specie. La ragione potrebbe essere che la maggior parte di queste sono rare e potrebbero, quindi, essere necessari decenni per scoprirle tutte. “L’evoluzione ha prodotto un numero incredibile di sorprese: mosasauri con denti disposti come una sega, una moltitudine di vertebrati di varie forme e dimensioni, e ora un mosasauro con denti a forma di stella”, ha concluso il co-autore Nour-Eddine Jalil, esperto del Museo di storia naturale e ricercatore all’Università Cadi Ayyad in Marocco. “I siti del Marocco offrono un’immagine senza precedenti della straordinaria biodiversità poco prima della grande crisi della fine del Cretaceo”.



[Fonte Wired.it]

150 pacemaker e defibrillatori sono già stati colpiti da cyberattacchi
| Wired Italia

150 pacemaker e defibrillatori sono già stati colpiti da cyberattacchi | Wired Italia



Da Wired.it :

Computer aziendali e smartphone non sono più i soli dispositivi a essere colpiti dai cybercriminali. Negli ultimi anni anche i dispositivi medici sono diventati il bersaglio di attacchi informatici che mirano a estorcere denaro alle aziende produttrici e a minare la salute di chi li indossa, soprattutto se si tratta di personaggi politici di rilievo. Un recente studio, infatti, ha dimostrato che negli ultimi cinque anni circa 150/200 defibrillatori e pacemaker sono stati attaccati dai cybercriminali. In particolare, a pagare le conseguenze di queste azioni sono state le personalità diplomatiche in visita nei paesi stranieri, che hanno riportato fastidi dovuti al bombardamento elettromagnetico dei dispositivi che i criminali hanno generato a distanza.

Questa la situazione presentata dall’Università di Tor Vergata, che da anni è attiva nella ricerca sulla sicurezza informatica dei dispositivi medici, soprattutto wireless. Pacemaker, defibrillatori, smartwatch, pompe di insulina e neuro-stimolatori sono bersagli facili alla mercé dei cybercriminali. E lo saranno sempre più nel prossimo futuro, mettendo così a rischio la salute di migliaia di pazienti in tutto il mondo. Ecco perché, come riferisce Gaetano Marrocco – professore ordinario dell’Università Tor Vergata -, il tema della sicurezza cyber-fisica dei dispositivi medici diventa una priorità importante “per produttori, ospedali e pazienti”.

Ma l’attenzione non deve essere rivolta soltanto a pacemaker e defibrillatori, ma anche a dispositivi meno complessi come protesi alle anche, alle ginocchia o ai denti, che “oggi hanno una funzione solo meccanica ma presto saranno sensorizzate con una piccola unità di elaborazione”. Se così fosse, i cybercriminali avrebbero una scelta più che ampia di dispositivi da attaccare. Proprio per questo, Marrocco ha sottolineato l’urgenza di uno strumento che permetae di garantire la sicurezza dei pazienti che lo indossano. Nasce come C4h – Cyber4Health, una piattaforma pensata per fornire in tempo reale gli attacchi informatici ai danni dei dispositivi medici, assegnando ad ogni sistema compromesso un punteggio di vulnerabilità. In questo modo sarà più semplice per le aziende produttrici capire su quali vulnerabilità agire per garantire la piena sicurezza dei pazienti. Un piccolo passo per affrontare un fenomeno che potrebbe diventare anche troppo pericoloso.



[Fonte Wired.it]