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L’India vuole controllare siti e app che usano l’intelligenza artificiale

L’India vuole controllare siti e app che usano l’intelligenza artificiale



Da Wired.it :

Il governo dell’India pretende che le aziende tecnologiche gli chiedano l’autorizzazione prima di rilasciare al pubblico software, chatbot o altri strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Si tratta dell’ultimo atto di un processo che sta portando regole sempre più stringenti per le aziende del settore digitale in India, che considerano il gigante asiatico un mercato in grande espansione.

L’origine della discordia

La richiesta del governo è arrivata pochi giorni dopo che il chatbot di Google Gemini, ha fornito risposte piuttosto nette sulle politiche attuate dal primo ministro indiano Narendra Modi: messo alla prova da un giornalista che lo incalzava per ottenere un giudizio sul tema, l’algoritmo ha risposto che il primo ministro “è stato accusato di aver impiegato politiche che alcuni esperti hanno dipinto come fasciste”. In seguito alla vicenda, come riporta The Times of India, il ministro per la Tecnologia, Rajeev Chandrasekhar, ha accusato Google di aver violato le regole del paese sull’informatica e anche il codice penale. Il giorno dopo Google si è scusata e ha cominciato a lavorare per risolvere le criticità, dichiarando però che, come tutti gli strumenti a intelligenza artificiale, anche Gemini potrebbe non essere sempre affidabile, in particolare rispetto all’attualità e alla politica.

La posizione del governo

La settimana successiva, Chandrasekhar ha però rincarato la dose, annunciando alle aziende interessate la necessità di far approvare dal governo locale l’uso e la distribuzione degli strumenti basati su intelligenza artificiale sull’internet indiano. Come riporta Reuters, il ministro ha chiesto che l’uso e la distribuzione di questi strumenti “sulla rete indiana, deve avvenire con l’esplicito permesso del governo indiano”, specificando come le aziende dovrebbero anche segnalare sempre che potrebbero essere fornite risposte sbagliate alle domande degli utenti.

“La sicurezza e la fiducia sono obblighi legali che le piattaforme devono rispettare. Il solo scrivere che il contenuto potrebbe non essere affidabile non esime dal rispetto della legge” ha scritto su X Chandrasekhar. Infine, il governo indiano ha chiesto alle aziende di vigilare affinché i loro strumenti non vadano a interferire con le elezioni generali indiane, previste tra aprile e maggio 2024, o minacciare l’integrità del processo elettorale.





[Fonte Wired.it]

OpenAI, perché la causa di Elon Musk non sta in piedi

OpenAI, perché la causa di Elon Musk non sta in piedi



Da Wired.it :

In passato, inoltre, è stato lo stesso Musk a usare definizioni di Agi in cui GPT-4 non rientrerebbe. Nel dicembre 2022, poco dopo aver dichiarato che ChatGPT era un sistema “spaventosamente valido“, l’imprenditore ha suggerito che un algoritmo avrebbe dovuto “inventare cose incredibili o scoprire una fisica più profonda” per meritare l’appellativo di intelligenza artificiale generale. “Non vedo ancora questo potenziale”, aveva aggiunto nell’occasione.

La prima versione di ChatGPT è stata costruita sulla base di un modello di intelligenza artificiale chiamato GPT-3. Insieme a GPT-4, che oggi alimenta la versione premium di ChatGPT, il sistema l’ultimo di una serie di programmi sperimentati da OpenAI, noti come Llm o modelli linguistici di grandi dimensioni. Gli Llm imparano a prevedere le parole che dovrebbero seguire una determinata stringa di testo allenandosi su enormi quantità di testo provenienti dal web, da libri e da altri fonti. Nonostante GPT-4 e i suoi rivali, come Gemini di Google, abbiano stupito i ricercatori di AI per la loro flessibilità e la loro potenza, rimangono inclini a falsificare le informazioni, a dire cose inopportune o comportarsi in modo confuso e incoerente.

Tesi poco solide

Il riconoscimento di GPT-4 come una forma di Agi è un aspetto centrale nella causa di Musk. Rappresenta la base su cui il miliardario fonda la tesi che OpenAI avrebbe violato le idee con cui è stata fondata e che il ramo a scopo di lucro dell’azienda ha infranto il proprio accordo di licenza con Microsoft, che prevede che il colosso possa ricevere solo tecnologia “pre-Agi“.

Mark Lemley, professore alla Stanford Law School, ha dei dubbi sia sulla teoria di Musk che sui fondamenti legali della causa in generale. Anche se OpenAI sembra effettivamente diventata meno aperta e più orientata al profitto, non è chiaro come la situazione conferisca a Musk il diritto di avanzare rivendicazioni.

In particolare, la denuncia non cita alcun contratto tra Musk e l’azienda, né quali diritti avrebbe per far valere tali principi o per ottenere il rimborso dei suoi soldi – afferma Lemley –. Se tali documenti esistessero, mi aspetterei che venissero messi in evidenza nella denuncia“. Pur facendo riferimento a un “accordo fondativo“, la causa cita solo un’email tra Musk e Altman che precede la creazione di OpenAI e l’atto costitutivo della società, ma non un contratto specifico.

Ma l’azione legale potrebbe rivelarsi poco solida anche per altre ragioni, a partire dalle affermazioni relative alla creazione di un ramo a scopo di lucro da parte di OpenAI. Nonostante questa struttura sia insolita per un’azienda tecnologica, la società guidata da Sam Altman non è certo l’unica a essere strutturata in questo modo.

Sono davvero scettico sul fatto che il caso abbia dei meriti o qualche possibilità di successo – chiosa Samuel Brunson, preside associato della Loyola University di Chicago che insegna diritto delle organizzazioni no-profit –. Musk sostiene che la ricerca di profitti da parte di OpenAI […] abbia fatto sì che l’azienda smettesse di essere un’organizzazione no-profit. Ma è semplicemente falso“.

Questo articolo – a cui ha contribuito anche Paresh Dave – è apparso originariamente su Wired US.





[Fonte Wired.it]

Apple multata per 1,8 miliardi di euro

Apple multata per 1,8 miliardi di euro



Da Wired.it :

Apple multata, con una sanzione ben più salata rispetto alle voci trapelate a metà febbraio. Apple ha ricevuto oggi dalle autorità antitrust dell’Unione europea una multa di oltre 1,8 miliardi di euro per aver impedito a Spotify e altri servizi di streaming musicale di informare gli utenti delle opzioni di pagamento diverse da quelle disponibili all’interno del proprio App Store.

La sanzione, che secondo il Financial Times si sarebbe dovuta aggirare intorno ai 500 milioni, è stata innescata come ricorda l’agenzia Reuters da un reclamo del 2019 di Spotify. La Commissione europea l’ha accolto, sottolineando che le restrizioni di Apple costituiscono condizioni commerciali sleali, un argomento che fa eco a una decisione delle autorità antitrust olandesi in una causa intentata al colosso di Cupertino da fornitori di app di appuntamento.

Per un decennio – ha affermato in una nota la commissaria europea per la concorrenza Margrethe VestagerApple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale attraverso l’App Store. Lo ha fatto impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’ecosistema Apple. Ciò è illegale secondo le norme antitrust dell’Unione europea“. Secondo l’azienda californiana, “la decisione – si legge in una nota – è stata presa nonostante l’incapacità della Commissione di scoprire prove credibili di danni ai consumatori e ignora la realtà di un mercato che è fiorente, competitivo e in rapida crescita”.

La decisione di oggi – commenta in una nota Spotifysegna un momento importante nella lotta per un’internet più aperta per i consumatori. La Commissione europea ha espresso chiaramente la sua conclusione: il comportamento di Apple che limita le comunicazioni ai consumatori è illegale. Questa decisione invia un messaggio forte: nessuna azienda, nemmeno un monopolio come Apple, può esercitare un potere abusivo per controllare il modo in cui altre aziende interagiscono con i propri clienti”.

La richiesta di rimuovere le restrizioni sull’App Store non è una novità limitata a questo caso, ma fa parte anche dei requisiti previsti dal Digital Markets Act (Dma) dell’Ue e a cui Apple si dovrà attenere dal 7 marzo. Proprio per aprire il proprio store al sideloading, ovvero alla possibilità di scaricare applicazioni da fonti di terze parti, Apple dividerà l’App Store europeo da quello del resto del mondo.



[Fonte Wired.it]

In The Regime РIl palazzo del potere, Kate Winslet ̬ una bomba (a orologeria)

In The Regime РIl palazzo del potere, Kate Winslet ̬ una bomba (a orologeria)



Da Wired.it :

La relazione con Zubak, militare soprannominato “il Macellaio” per il suo ruolo nel massacro di alcuni minatori, è dapprima conflittuale, ma un grottesco incidente la trasforma in una ridicola e contorta relazione sentimentale. All’inizio Zubek si mostra innamorato di Elena, ma ben presto diventa un vero e proprio Robert Dudley quando comincia a esercitare la propria influenza sulle decisioni di questa regina Elisabetta debole e spaesata, mettendo a rischio la stabilità del governo. Ogni episodio fa progredire la storia nel corso dell’anno con salti irregolari, soffermandosi sui momenti cruciali, registrando il crollo del potere di Elena che dapprima vacilla tra le mura del palazzo (il Castello di Schonbrunn di Vienna, dimora estiva degli Asburgo), poi traballa nei rapporti internazionali e infine si sgretola quando lei diventa totalmente invisa al suo popolo. La Winslet fa un lavoro sul personaggio – a livello psicologico ma anche fisico – pazzesco. Elegante e dal look sgargiante, provocatoria e audace, l’attrice è ipnotica e affascinante anche quando il suo personaggio diventa sempre più ridicolo. La Winslet aveva già lavorato per Hbo nelle serie Mildred Pierce e Mare of Easttown, ogni volta superando sé stessa. Lo fa anche questa volta. La sua Elena è quasi un personaggio diverso in ogni puntata, mentre evidenzia le varie sfaccettature della sua personalità.

In The Regime  Il palazzo del potere Kate Winslet è una bomba

È per lei che vale la pena guardare The Regime fino alla fine. La serie è ideata e sviluppata da Will Tracy di The Menu e Succession, diretta dal regista cinematografico inglese Stephen Frears di Rischiose abitudini e The Queen – La regina. Nonostante il talento sbalorditivo di Winslet, The Regime non riesce a fare quello a cui mira, ovvero fornire una caustica parodia dei governi totalitari odierni. Mai sufficientemente caustica, questa commedia dark dalla satira poco incisiva – priva della cupa ferocia pessimista di The Menu e dalla potenza d’ensemble di Succession – sfiora senza mai affrontare davvero gli argomenti politici più spinosi o quelli sociali più tragici, capace solo di scalfire la superficie ma incapace di raggiungere la maturità critica necessaria a fornire una parabola orwelliana di autentico spessore con il vigore e l’inventiva necessari. L’analisi della del ruolo oppressivo degli Usa sugli altri paesi non è più efficace dell’esplorazione superficiale dei pericoli dell’autoritarismo. Alla fine, se Winslet è una bomba, The Regime è solo un fuoco d’artificio.



[Fonte Wired.it]

Ecco i MacBook Air da 13 e 15 pollici con chip M3

Ecco i MacBook Air da 13 e 15 pollici con chip M3



Da Wired.it :

Apple ha presentato la nuova generazione di MacBook Air con diagonale da 13 e 15 pollici e chip M3, che migliora sensibilmente le prestazioni rispetto ai modelli usciti negli anni scorsi. Come da rumors delle ultime ore, i nuovi esemplari sono apparsi a catalogo senza troppo clamore, portando in dote funzionalità inedite come il supporto di due monitor esterni e un modulo wi-fi 6e che raddoppia la velocità rispetto all’ultima versione uscita in commercio due anni fa.

La scocca dei nuovi MacBook Air da 13 e 15″ con chip M3 è in alluminio con colorazioni classiche del catalogo Apple come galassia, grigio siderale e argento oltre alla sfumatura mezzanotte che presenta una nuova sigillatura del processo di anodizzazione. Abbondante la qualità a bordo, con una batteria da 18 ore di autonomia con ricarica tramite MagSafe, display Liquid Retina, microfoni e altoparlanti di alto livello e soprattutto il chip M3 con processo produttivo a 3 nanometri che include una cpu 8-core e una gpu fino a 10-core e 24 GB di memoria unificata oltre che archiviazione da 256/512 GB.

C’è anche il supporto del mesh shading, ovvero del ray tracing (rappresentazione luci e ombre) con accelerazione hardware. A bordo c’è anche il media engine con supporto per la decodifica AV1, per un’esperienza streaming di qualità superiore. Il sistema operativo di serie è MacOS Sonoma con numerose novità che vanno dall’accesso all’ecosistema di widget di iPhone fino a videoconferenze più coinvolgenti e interattive e si trovano già installate le solite apprezzate app come FaceTime, Freeform, iMovie, GarageBand e quelle di produttività come Pages, Numbers e Keynote.

I prezzi dei MacBook Air da 13 e 15″ e M3

Ecco i MacBook Air da 13 e 15 pollici con chip M3

Per quanto riguarda i prezzi, il modello più piccolo parte da 1349 euro, mentre quello più grande da 1649 euro. Contestualmente, il 13″ con M2 scende a 1249 euro, nelle sfumature mezzanotte, galassia, argento e grigio siderale.



[Fonte Wired.it]

I libri di saggistica da scoprire a marzo

I libri di saggistica da scoprire a marzo



Da Wired.it :

Tra gli argomenti coperti dai libri di saggistica di marzo che non andrebbero persi di vista spicca decisamente lo sport con due nuove uscite: da una parte c’è un potenziale manifesto della letteratura sportiva femminile (e dello sport femminile in generale) e dall’altra c’è una tappa fondamentale da compiere per avvicinarsi in maniera consapevole ai prossimi giochi olimpici e paralimpici di Parigi.

I saggi di marzo scelti da Wired

Ma tra i migliori libri di saggistica del mese ci sono volumi per tutti i gusti e tutte le passioni. C’è tanta attualità, l’analisi delle crisi reputazionali (come capirle, prevenirle e affrontarle) sui social e con un viaggio dentro gli USA che – secondo Francesco Costa – saranno ancora a lungo protagonisti del nostro presente. Andremo dentro il giornalismo di Tiziano Terzani e nella letteratura di Ballard e poi alla scoperta dei più meravigliosi animali del mondo e negli anfratti della scienza (reale e immaginaria) dove si cela la ricerca dell’invisibilità, il più inconfessabile dei super poteri a cui tutti faremmo volentieri ricorso. Per chi invece cerca ispirazione anche tra i saggi usciti nei mesi scorsi, abbiamo raccolto anche i migliori di febbraio e di gennaio.




[Fonte Wired.it]