Seleziona una pagina
10 libri di saggistica da scoprire ad aprile
| Wired Italia

10 libri di saggistica da scoprire ad aprile | Wired Italia



Da Wired.it :

Per rimanere aggiornati sui temi più caldi del panorama tecnologico (e non solo) non basta informarsi online; i libri di saggistica restano un mezzo potente che raccoglie e approfondisce la conoscenza di mesi, settimane e anni legata a un dato argomento. Tenere traccia di tutte le uscite del settore però non è facile, motivo per cui abbiamo raccolto quelle più interessanti e attese delle ultime settimane nel panorama editoriale nostrano.

Il risultato è un compendio aggiornato ogni mese con gli ultimi saggi disponibili in libreria e online, utili a capire in anticipo in che direzione stiamo andando, ad aprire orizzonti o scavare a fondo nella conoscenza sia delle materie più wired che di quelle che toccano tecnologia e progresso anche solo tangenzialmente.

I saggi di aprile scelti da Wired

Che si tratti di robotica, di astronomia o di videogame, l’importante è affidarsi a scrittori capaci di condividere il sapere in maniera immediata, efficace e coinvolgente. Questo mese la selezione comprende libri di saggistica che spaziano tra gli argomenti più diversi, ma senza annoiare mai.




[Fonte Wired.it]

Piante, usare quelle ogm per purificare l’aria di casa
| Wired Italia

Piante, usare quelle ogm per purificare l’aria di casa | Wired Italia



Da Wired.it :

In un’ex fabbrica di scarpe alla periferia di Parigi sta prendendo forma una nuova vita. Dietro una porta pesante, una serie di termociclatori moltiplica centinaia di miliardi di molecole di dna vegetale nel giro di poche ore. All’interno di una stanza dal biancore accecante, minuscoli germogli color smeraldo vengono estratti da singole cellule e crescono di millimetri nell’arco di mesi. “È il sogno di un biologo”, rivela Patrick Torbey, responsabile tecnologico di Neoplants, una startup parigina che sta facendo una scommessa multimilionaria sull’aria che respiriamo. Torbey prende uno dei piccoli recipienti di plastica e osserva la sua creazione verdeggiante: immersa in un terreno di coltura gelatinoso, sembra una tartina. Ma potrebbe essere il futuro.

La scommessa di Neoplants

Il progetto di Neoplants si chiama Neo P1, ed è una pianta d’appartamento geneticamente modificata che, secondo l’azienda, potrebbe aiutare a combattere l’inquinamento dell’aria negli ambienti chiusi. La Neo P1 è una forma modificata di potos, noto anche come “edera del diavolo”, una delle piante d’appartamento più diffuse e facili da gestire. Sebbene le sue tonalità giallo-verdi appaiano familiari, il dna della Neo P1 è stato modificato per migliorare la sua capacità di estrarre dall’aria i composti organici volatili (Cov), come benzene, toluene, etilbenzene e xilene (denominati collettivamente “btex”), che si trovano prevalentemente negli ambienti interni.

Questi aggiustamenti genetici, inoltre, consentono alla pianta di convertire i Cov assorbiti in sostanze come zucchero e anidride carbonica (Co2), che può utilizzare per continuare a crescere. In un secondo momento, la Neo P1 sarà piantata in un terreno arricchito con bioChar (un comune additivo per il giardinaggio) all’interno di un vaso progettato per massimizzare il flusso d’aria e venduto con una confezione di tre Power Drops, batteri da aggiungere al terreno ogni mese per aiutare la pianta a metabolizzare i Cov che assorbe. Il lancio commerciale della Neo P1 è previsto per la fine dell’anno; la pianta sarà venduta a un prezzo che si aggira intorno ai 160 euro: circa dieci volte il costo di un normale potos e più vicino a quello di un purificatore d’aria a di fascia alta.

Finora Torbey, che ha conseguito un dottorato di ricerca sull’editing del genoma, e l’altro fondatore di Neoplants Lionel Mora, ex venditore di prodotti Google, hanno raccolto venti milioni di dollari in finanziamenti di rischio da aziende come True Ventures e Collaborative Fund. Gran parte del denaro è stato destinato all’allestimento del nuovo laboratorio nella zona nord di Parigi, che oggi ospita spettrometri di massa, cappe aspiranti, camere di crescita e agitatori magnetici sistemati accanto ad armadietti pieni di alambicchi di vetro e piastre da laboratorio.



[Fonte Wired.it]

L’horror nei classici, tra divinità assassine e mostri antropofagi
| Wired Italia

L’horror nei classici, tra divinità assassine e mostri antropofagi | Wired Italia



Da Wired.it :

Nel suo saggio Danse Macabre, il Re dell’horror Stephen King scrive: “Il nocciolo della questione è che l’orrore esiste e basta, al di là di definizioni e razionalizzazioni”. Ed esiste da sempre, tanto che gli archetipi delle nostre paure più profonde si ritrovano nelle leggende delle civiltà antiche: per quanto riguarda noi Occidentali, l’orrore ha le sue radici nella cultura greca e latina, nel mito e nella tragedia.

Il mito: un catalogo dell’orrore

All’origine del mondo, secondo il mito Greco, ci sono divinità crudeli e spaventose, degne di un racconto di Lovecraft. Urano, dio primordiale, regna nel caos originario: suoi figli sono i Titani, che egli getta, appena nati, nel Tartaro, le viscere della terra, in catene. Fino a quando uno di loro, Crono, si ribella e lo evira. Crono non fu padre migliore: sapendo che i suoi figli lo avrebbero spodestato, li divorava appena nati. Solo Zeus si salvò, e con lui ha inizio un nuovo periodo, quello degli eroi, figli di uomini e dei, le cui storie non sono prive di risvolti horror. Su tutti il fortissimo Eracle. La sua fine fu tremenda, consunto dalla camicia avvelenata dal sangue del centauro Nesso.  La moglie, Deianira, tormentata dalla gelosia, l’aveva regalata al marito credendo di operare un incantesimo d’amore. Compreso l’errore, la donna si suicida, ed Eracle, bruciato dalla tunica, rimane in preda ad una dolorosa agonia, come racconta Sofocle nelle Trachinie: “Incollata ai fianchi, la tela mi ha divorato le carni fin nelle più intime fibre e mi succhia le vie dei polmoni, convivendo con me e dentro di me; si è già bevuta il mio fresco sangue.

Una fine immeritata per colui che aveva affrontato i mostri più spaventosi del mondo antico: l’Idra di Lerna, drago velenoso a nove teste; gli uccelli del lago Stinfalo, dalle penne di bronzo che trafiggevano i malcapitati delle cui carni poi si cibavano; Cerbero, il cane a tre teste ricoperto non da pelo, ma da sibilanti serpenti velenosi, orrido guardiano degli inferi. E tra i mostri il mito lascia spazio a quanto di più tremendo la fantasia umana abbia saputo concepire: Medusa, dalla testa irta di serpenti e dallo sguardo capace di pietrificare chi la incontrava; la Chimera, dal corpo di capra, dalla coda di drago e dalla testa di leone capace di sputare fuoco; le Arpie, “virginei volti di esseri alati, schifosissimo flusso dal ventre, artigli adunchi e sempre emaciate le facce per la fame” (Virgilio, Eneide). E se pensiamo alle Sirene come a bellissime donne dalla coda di pesce sbagliamo: per i Greci erano uccellacci dalla testa umana che “incantano con limpido canto, adagiate sul prato: intorno è un mucchio di ossa di uomini putridi, con la pelle che raggrinza” (Omero, Odissea).

Dai poemi alle tragedie: risvolti noir e horror puro

Come le Sirene, molti temi del mito passano nei poemi omerici: l’Odissea è una miniera di spunti per l’immaginario orrorifico. I Ciclopi, giganti spaventosi con un solo occhio, vengono descritti da Omero con dovizia di particolari e con il tocco sanguinoso dell’accecamento di Polifemo: “così ficcato nell’occhio del mostro il tizzone infuocato, lo giravamo; il sangue scorreva intorno all’ardente tizzone; arse tutta la palpebra in giro e le ciglia, la vampa della pupilla infuocata; nel fuoco le radici friggevano”.

Anche Scilla, il mostro marino, è descritta in modo preciso, mentre terrorizza i naviganti con i denti “pieni di nera morte” e sei lunghi colli a reggere ciascuno una testa spaventosa. Per finire la magia nera: Circe trasforma i marinai di Odisseo in maiali, dando loro “testa, voce e peli” di porci, ma lasciando intatta la mente e la capacità di percepire angoscia e orrore. E sua nipote Medea non è da meno. Nella tragedia euripidea, tradita da Giasone, Medea, maga potentissima, si vendica sulla rivale regalandole un diadema e una tunica intrisi di veleno: la giovane morirà fra atroci tormenti. Poi è il turno di Giasone, reo di averla tradita: Medea ucciderà i suoi propri figli per punirne il padre.



[Fonte Wired.it]

in alcuni casi, funziona meglio degli antibiotici
| Wired Italia

in alcuni casi, funziona meglio degli antibiotici | Wired Italia



Da Wired.it :

Si chiama trapianto fecale, ma più propriamente dovremmo parlarne come trapianto di microbiota intestinale (Fecal microbiota transplantation, FMT) ed è un trapianto decisamente sui generis, anche perché è difficile definirlo. Anche se considerato un tessuto, nel caso di trapianto fecale vengono trapiantati miliardi di microrganismi da donatore a ricevente. Possono assumere forme diverse, anche quelle di una pillola non così dissimile da quella di un antibiotico. Può suonare ancora strano forse, tanto che diventare un donatore di feci fa notizia. Solo poche settimane fa, infatti, il Guardian ospitava il racconto – con dovizia di particolari – di come si diventa un donatore di feci. Eppure, per gli addetti ai lavori, il trapianto fecale è sì materia ancora di sperimentazioni, ma in altri è diventato ormai una prassi avvalorata da evidenze scientifiche. L’ultima, in ordine temporale, è l’avvallo che arriva dalla Cochrane – un’associazione internazionale che si occupa di passare in rassegna le evidenze relative a procedure mediche – che conferma: il trapianto fecale è efficace contro le infezioni da Clostridiodies difficile, e funziona meglio degli antibiotici nei casi di infezioni ricorrenti.

Le infezioni di C.difficile

Il batterio in questione, produttore di tossine, è noto soprattutto per essere causa di casi gravi di diarrea, ma può causare anche megacolon tossico, colite pseumdomembranosa, sepsi e morte. Clostridiodies difficile (anche noto come Clostridium difficile) occupa un posto a sé nel panorama delle infezioni ospedaliere. Dati epidemiologici aggiornati non sono disponibili – un progetto di sorveglianza per l’Italia è stato lanciato da poco – ma gli ultimi rilasciati per l’Europa parlano di quasi 8000 decessi collegati all’infezione. A preoccupare però oltre i numeri – in crescita – è soprattutto un dato: negli ultimi anni le infezioni da C.difficile sono diventate più gravi, per colpa di ceppi più aggressivi e resistenti agli antibiotici, dicono sia l’Istituto superiore di sanità che gli esperti di infezioni sanitarie della Simpios. Capire come gestire queste infezioni, tanto sul fronte della prevenzione che su quello della terapia, è uno dei temi principali per chi si occupa di infezioni ospedaliere.

L’altro aspetto problematico è la ricorrenza di queste infezioni, una condizione che interessa circa un terzo di tutti coloro che ne incorrono in una. Spesso pazienti ospedalieri, spesso più anziani, ma non solo: la Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie (Simpios) ricorda che anche l’epidemiologia delle infezioni è cambiata, interessando anche giovani e anche a livello di comunità negli ultimi anni, senza fattori di rischio, ospedalizzazione e utilizzo di antibiotici. L’uso di antibiotici, soprattutto se prolungato, infatti, rimane tra i principali fattori di rischio per l’infezione – specie dannose, come il C. difficile appunto, proliferano in caso di disbiosi, ovvero in presenza di una flora intestinale alterata – insieme ad alcune terapie e procedure mediche invasive o trapianti, malattia renale cronica o immunosoppressione. Gli antibiotici, però, sono anche la cura delle infezioni del batterio, cura che però in un terzo dei casi circa fallisce, l’infezione torna e diventa sempre più difficile debellarla con gli antibiotici.

Una strada alternativa

Il trapianto fecale è l’opzione terapeutica che arriva in questa fase, dopo il fallimento delle terapie antibiotiche, come raccomandato dalle principali società scientifiche in materia: farmaci vivi per rimettere in sesto il microbiota malato. Semplificando, funziona così: un donatore sano, sottoposto a tutti i controlli sanitari del caso, dona le proprie feci (e tutti i microrganismi contenuti), che vengono poi lavorate e preparate per poter essere trapiantate nel ricevente. I controlli mirano ad assicurare l’assenza di patogeni ma anche di batteri resistenti: proprio la presenza di batteri resistenti nelle feci poi utilizzate per trapianti aveva causato nel 2019 uno stop alla pratica oltreoceano (il primo prodotto per trapianti fecali è stato approvato solo alla fine dello scorso anno). A volte, come raccontavamo in passato, il prodotto finale è una sacca simile a quella del plasma, che può essere congelata e usata all’occorrenza. A volte invece, può assumere anche la forma di una capsula contenente all’interno il materiale lavorato e liofilizzato. A seconda della forma, il trapianto fecale può quindi avvenire per via orale – ingerendo la pillola – tramite clistere, colonscopia o con sondini che arrivano direttamente allo stomaco o all’intestino. E funziona.

Le raccomandazioni delle società scientifiche, così come gli studi in materia e il parere degli esperti erano già concordi nel ritenere il trapianto fecale una terapia valida contro le infezioni resistenti di C.difficile. La revisione delle Cochrane oggi aggiunge un tassello in più in ottica di medicina basata sulle evidenze. Mettendo insieme studi condotti in diverse parti del mondo (Italia inclusa), gli esperti affermano che sì, il trapianto è probabilmente molto più efficace degli antibiotici contro le infezioni di C.difficile ricorrenti.

Banche di feci ad uso personale

Se nel caso di queste infezioni le evidenze in materia sono convincenti, meno lo sono ancora per gli altri ambiti in cui il trapianto fecale viene studiato. È il caso – e anche qui a mettere un punto oggi è sempre la Cochrane – di colite ulcerosa e Crohn: non i sono ancora evidenze che trapianti di microbiota fecale siano davvero efficaci. Eppure, dando prova di un certo ottimismo riguardo i risultati che la ricerca nel campo porterà, c’è chi invita a pensare a delle banche di feci autologhe da utilizzare per trapianti personali al bisogno. In particolare l’idea, come presentata da alcuni esperti della Harvard Medical School and Brigham and Women’s Hospital sulle pagine di Trends in Molecular Medicine, è di congelare le proprie feci per poterne usufruire una volta grandi e alle prese con malattie diverse per cui un ringiovanimento intestinale possa giovare. Ottimista di certo, ma anche molto prematura ancora, in assenza di evidenze in materia, tutt’altro che scontate, soprattutto per l’uso autologo.



[Fonte Wired.it]

Musk, perché dobbiamo fermare quello che c’è in ognuno di noi
| Wired Italia

Musk, perché dobbiamo fermare quello che c’è in ognuno di noi | Wired Italia



Da Wired.it :

“Oh, certo, è piuttosto diffuso. Posso parlare solo in merito all’Occidente quindi, per come lo intendo io, è certamente diffuso in America e in Europa occidentale. Non so se in Giappone, in Cina o in Africa ragionino in questo modo. L’America ha sempre avuto a che fare con la crescita, la colonizzazione, il dominio, l’estrazione e la fuga. Non si tratta quindi di una caratteristica esclusiva della classe dei miliardari tech. Però, ritengo che a rendere speciale questo gruppo sia il fatto che credono davvero di poterlo fare. Anche ai vecchi tempi miliardari come William Randolph Hearst o Howard Hughes potevano costruire un castello da qualche parte e difenderlo da qualsiasi cosa, ma non credevano necessariamente di dover distruggere necessariamente il mondo per farlo. Anche Alessandro Magno o Giulio Cesare dominavano il mondo ma non lo distruggevano a questo scopo. Questi nuovi miliardari, al contrario, credono di doversi lasciare alle spalle il mondo reale. Sono un po’ come un’intelligenza artificiale, in fin dei conti. Un’IA non è nel mondo reale, giusto? L’Ai elabora scenari basati su ciò che la gente ha detto nel passato. È come se questi miliardari cercassero di abbandonare il mondo materiale per passare a quello successivo. Ma questa mentalità, questo mindset, appunto, è decisamente diffuso. Questo è il motivo per cui ho scritto questo libro.

Un passaggio del tuo libro che mi ha colpito particolarmente è quando dici che per queste persone il presente è una forma di ostacolo verso qualcosa di più importante, ancora da costruire. Mi sembra terrificante.
“In parte, c’è questa idea di ‘altruismo efficace’, una sorta di filosofia in cui credono personaggi come Thiel, Musk e tutti quelli che sostengono che un giorno, in futuro, ci saranno trilioni di cyborg post-umani, creature artificiali e intelligenti sparse per la galassia. In quest’ottica, la salute e la felicità degli 8 miliardi di persone che vivono oggi, scompaiono in confronto alla quantità di gioia e felicità che queste moltitudini sperimenteranno più in là. Quindi va bene sacrificare i noi di oggi per raggiungere quel futuro. Queste persone vedono gli esseri umani nel nostro stato attuale, gli 8 miliardi di noi, come lo stadio larvale dell’essere. Siamo come piccoli vermi sulla terra. Ciò cui fanno riferimento è in realtà lo stadio successivo, come i Pokemon dopo che si sono evoluti. Quindi, se il mondo in cui ci troviamo io, tu e tutti noi è inteso come il primo stadio di una grande nave a razzo che sta decollando, bisogna far cadere il primo stadio in modo che gli astronauti possano continuare il loro viaggio. In quest’ottica, le masse sono il materiale per la creazione di denaro tramite i social network. Questo altro non è che, ancora una volta, il modo in cui le masse sono state viste dai dittatori fin dall’inizio della storia dei dittatori, ecco cosa siamo. E ognuno di loro ha la propria versione di questo concetto. Anche se a un certo livello pensano di aiutare davvero l’umanità, non si tratta dell’umanità di oggi. Per questo che non ho ancora firmato la lettera in favore di un pausa nello sviluppo dell’intelligenza artificiale (quella, molto criticata, del Future of Life Institute, nda) perché le persone che la stanno proponendo sembrano più preoccupate di alcuni rischi esistenziali per la loro visione futura. E sembra che stiano ancora ignorando i rischi reali e attuali per le persone già vulnerabili oggi”.

La lettera mi sembra un capolavoro di “lungotermismo”, che mette da parte reali problemi in favore di scenari assolutamente speculativi. Gli sviluppi più recenti nell’ambito dell’intelligenza artificiale, penso ad esempio al successo di ChatGPT, richiedono una critica diversa?
“Ci sono due campi molto diversi nel mondo della critica alla tecnologia e uno di questi, quello a cui generalmente appartengo, è più orientato alla giustizia sociale. Guardate come questi algoritmi mettono in prigione i neri più dei bianchi. Guardate come questi sistemi stanno ulteriormente esautorando i poveri. Guardate come sono distorti in questo o quell’altro modo. È così che sono stato cresciuto, con Neil Postman, Karl Marx e Bertolt Brecht. C’è poi un altro gruppo con cui ho sempre avuto problemi, dove troviamo Tristan Harris, Rebel Wisdom e le persone che guardano alle grandi meta-crisi del futuro dell’umanità. E mi sembra si tratti sempre di uomini bianchi dell’industria tecnologica che ci dicono di saperne di più di noi e che vogliono riqualificare gli esseri umani, o migliorare l’umano”.

“È per questo che ho scritto un intero libro intitolato Presente continuo. Quando tutto accade ora e l’argomentazione, che è stata per altro ampiamente ridicolizzata all’epoca, nel 2013, quando ho scritto il libro era esattamente ‘possiamo fare una pausa? Potete fermarvi per riflettere su ciò che state facendo come società? Possiamo fare una pausa e guardare a come stiamo costruendo la tecnologia?’. Quindi l’impulso di quella lettera mi trova generalmente d’accordo, ma alcuni aspetti specifici non li capisco. Quindi non ho potuto firmare. Non capisco sinceramente cosa si intenda per mettere in pausa la tecnologia in questa fase di ChatGPT. È come se mettessimo in pausa i social media in questa fase evoutiva di Facebook. Che cosa significa? Non la firmo perché non sono d’accordo. Non la firmo ancora perché mi sto soffermando a capire cosa significhi davvero”.



[Fonte Wired.it]

Intelligenza artificiale, le 10 tendenze del futuro
| Wired Italia

Intelligenza artificiale, le 10 tendenze del futuro | Wired Italia



Da Wired.it :

Diverse ricerche stanno dimostrando come l’intelligenza artificiale abbia un potenziale
elevato per migliorare il clima. Gli algoritmi di Ai possono essere utilizzati per identificare, ad esempio, i percorsi più efficienti dal punto di vista energetico, con studi che riportano come l’Ai può ridurre le emissioni dei veicoli del 50% entro il 2050. In un modo simile, impiegando queste tecnologie in agricoltura, si possono migliorare i raccolti, identificare in quali zone intervenire prima durante i disastri o addirittura quali aree della foresta pluviale stanno subendo la maggiore distruzione. Infine, l’Ai sta venendo utilizzata anche per trovare soluzioni a se stessa, identificando modi in cui si può ottimizzare l’energia durante il training dei modelli.

Supporto all’innovazione scientifica

Uno dei più grandi contributi che questa nuova tecnologia sta sperimentando risiede nel progresso scientifico. Durante il 2022, l’intelligenza artificiale è stata utilizzata in svariati ambiti, dalla fusione nucleare, al miglioramento dell’efficienza della manipolazione di matrici e addirittura per creare nuovi anticorpi. L’Ai, infatti, può aiutare a identificare promettenti candidati per farmaci e accelerare il processo di scoperta degli stessi.

Analizzando vaste quantità di dati e simulando le interazioni dei farmaci, può aiutare i ricercatori a identificare quali composti sono più probabili di avere successo nei trial clinici, riducendo processi che di solito impiegano anni. Essa viene utilizzata anche per analizzare grandi set di dati di informazioni genetiche, che possono aiutare i ricercatori a identificare mutazioni che causano malattie, prevedere gli esiti dei pazienti e persino progettare nuovi trattamenti.

Ancora più lavoro

Negli Stati Uniti, in quasi ogni settore lavorativo si è registrato un aumento nel numero di offerte di lavoro relative all’intelligenza artificiale, passando dal 1.7% nel 2021 all’1.9% nel 2022, segnalando come i datori di lavoro negli Stati Uniti, e non solo, stanno cercando un numero sempre maggiore di persone con skill relative all’Ai. Questo varia da settore a settore. Lavori in agricoltura e nell’industria manifatturiera sono i meno esposti, mentre quelli relativi all’ambito tecnologico sono tra quelli che verranno cambiati di più nel futuro.

Adozione dell’Ai

Tuttavia, nonostante il numero di offerte di lavoro sia in aumento, e la proporzione di aziende che utilizzano l’Ai nel 2022 è più che raddoppiata dal 2017, la crescita ha rallentato negli scorsi anni, rimanendo stabile tra il 50% e il 60%. In aggiunta, il report mostra come le aziende che hanno adottato questa nuova tecnologia hanno subito una forte riduzione dei costi e un forte aumento del fatturato, mostrando ancora un’altra volta l’impatto positivo per le aziende.

Regolamentazione

Uno degli argomenti più spinosi nell’ultimo anno è quello della regolamentazione. Al
momento, l’industria dell’Ai non è regolamentata, per cui il progresso sta procedendo a ritmi frenetici, ma senza guardrail per i consumatori. Questo sta portando i paesi di tutto il mondo a creare leggi e normative che controllino lo sviluppo di questa potente tecnologia. Tuttavia, la velocità a cui i paesi si stanno adattando non tiene testa allo sviluppo dell’Ai, per cui ogni sforzo di regolare l’industria finisce a diventare antiquato in poco tempo. In particolare, 127 paesi hanno creato proposte di legge riguardanti l’Ai, un numero estremamente elevato. Tra queste, 37 si sono trasformate in legge nel 2022, passando da 1 sola nel 2016.

Sentimento tra le nazioni

Non tutte le nazioni, però, stanno adottando lo stesso sentimento nei confronti dell’intelligenza artificiale. Solamente il 37% degli americani trova, infatti, che l’Ai abbia più benefici che aspetti negativi. Nei paesi più emergenti, invece, l’opinione è diversa. La popolazione cinese, in particolare, trova che l’Ai sia un fatto positivo nel 78% dei casi, mentre l’Arabia Saudita al 76% e l’India al 71%.



[Fonte Wired.it]